Frasi su grande
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“Dodici anni della mia vita di partito [socialista] sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue. Quello che mi divide ora da voi non è una piccola questione, è una grande questione che divide il socialismo tutto.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

Teatro del popolo, Milano, 24 novembre 1914; da II Popolo d'Italia, n. 11, 25 novembre 1914 – anche in Scritti e discorsi
Citazioni tratte dai discorsi
Origine: Pronunciato al teatro del popolo di Milano, la sera del 24 novembre 1914, durante l'assemblea della sezione socialista milanese che decreta l'espulsione di Benito Mussolini dal partito socialista ufficiale.

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“Il suicidio dimostra che ci sono nella vita mali più grandi della morte.”

Francesco Orestano (1873–1945) filosofo italiano

da Pensieri, XXIII; citato in Dizionario delle citazioni

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“Chi diventa grande si sente sempre solo.”

libro La donna giusta

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“Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade d’Emilia a spolmonare quel che ho dentro, notte solitaria e vagabonda a pensierare in auto verso la prateria, lasciare che le storie riempiano la testa che così poi si riposa, come stare sulle piazze a spiare la gente che passeggia e fa salotto e guarda in aria, tante fantasie una sopra e sotto all’altra, però non s’affatica nulla. Correre allora, la macchina va dove vuole, svolta su e giù dalla via Emilia incontro alle colline e alle montagne oppure verso i fiumi e le bonifiche e i canneti. Poi tra Reggio e Parma lasciare andare il tiramento di testa e provare a indovinare il numero dei bar, compresi quelli all’interno delle discoteche e dei dancing all’aperto ora che è agosto e hanno alzato persino le verande per godersi meglio le zanzare e il puzzo della campagna grassa e concimata. Lungo la via Emilia ne incontro le indicazioni luminose e intermittenti, i parcheggi ampi e infine le strutture di cemento e neon violacei e spot arancioni e grandifari allo iodio che si alzano dritti e oscillano avanti e indietro così che i coni di luce si intrecciano alti nel cielo e pare allora di stare a Broadway o nel Sunset Boulevard in una notte di quelle buone con dive magnati produttori e grandi miti. Ne immagino ventuno ma prima di entrare in Parma sono già trentatré, la scommessa va a puttane, pazienza, in fondo non importa granché.”

Camere separate

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“Sembra quasi di sentire la voce di un grande amore che dal passato ripercorre il tempo trascorso e ci raggiunge con la sua dolcezza infinita, trafiggendo la nostra sensibilità, per riportarci alla verità, alla riflessione, ad un romanticismo che rimane per sempre senza età. Cosa sarebbe la vita senza un amore?.”

Carlo Zannetti (1960) chitarrista, cantautore e scrittore italiano

Origine: Da Riz Ortolani e Katyna Ranieri: una canzone batticuore per una pubblicità televisiva https://spettacolomusicasport.com/2017/11/13/riz-ortolani-e-katyna-ranieri-una-canzone-batticuore-per-una-pubblicita-televisiva/, SpettacoloMusicaSport.com, 13 novembre 2017.

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“C'è una sola civiltà, quella umana. Certo, ci sono diverse culture, religioni, tradizioni, ed è triste vedere che in un'epoca in cui i mass media sono sviluppati come non mai, il divario divenga giorno dopo giorno più grande.”

Asma al-Assad (1975) moglie del presidente siriano Bashar al-Asad

Variante: C'è una sola civiltà, quella umana. Certo, ci sono diverse culture, religioni, tradizioni, ed è triste vedere che in un'epoca in cui i mass media sono sviluppati come non mai, il divario divenga giorno dopo giorno più grande.

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“La nostra anima è attraversata da sedimenti di secoli, le radici sono più grandi dei rami che vedono la luce.”

María Zambrano (1905–1991) filosofa e saggista spagnola

Origine: Citato in Imperdonabili, p. 468.

“Da qualche mese è iniziato l'anno 2020. Con tutti i nostri propositi, le nostre speranze e il desiderio che questo Nuovo Anno tra l'altro bisestile potessimo avere la possibilità e la certezza di raggiungere i nostri obiettivi, i nostri traguardi e già nella nostra mente la fantasia galoppava felicemente verso le nostre mete da raggiungere. Pronti a lottare e superare gli ostacoli che inevitabilmente avremmo trovato nel nostro cammino. Ma spensierati e ignari nel modo più assoluto che potesse esistere un terribile, orribile e invisibile ma reale distruttivo e pericoloso mostro dai lunghissimi ed enormi tentacoli tanto da potersi estendere rapidamente in tutto il mondo. Devastando i paesi, città e le regioni di tutta Italia. Lasciandoci sbigottiti, increduli, vivendo una quotidianità surreale, diventando timorosi sapendo che questo virus mette a repentaglio le nostre vite, insinuandosi nel nostro corpo facendoci indebolire ed ammalare, rischiando la vita. Il tanto temuto e odiato coronavirus. Un virus che ci ha tolto la possibilità di frequentare la scuola, di divertirsi, di fare pubbliche relazioni. Ci ha tolto la libertà di vivere la vita serenamente, di amare, di andare in chiesa. È un male che fa paura perché si è presentato nelle nostre case e nelle nostre vite come una semplice e banale influenza. Poi i primi contagi, i primi decessi ogni giorno in aumento. Mentre era ed è tutt'ora un virus subdolo e sconosciuto quindi non in grado di controllarlo. Nessuna conoscenza, nessuna sperimentazione, quindi nessun vaccino per poterlo debellare. Un virus anonimo di cui possiamo fare solo prevenzione, avere delle accortezze per quanto riguarda il lavarsi spesso le mani e mantenere le distanze gli uni dagli altri. Attenerci alle regole ferree che ci verranno imposte dal Governo, che dovremo seguire tutti quanti per il bene nostro, per gli altri e per il mondo stesso. Un virus che ha cambiato completamente la vita di tutta la popolazione. Io sono fermamente convinta che con l'aiuto di Dio che è Grande e con il nostro impegno, coraggio, intelligenza e la tenacia di tutti noi, riusciremo a sconfiggerlo, annientarlo e con il tempo rimarrà solo che un triste e lontano ricordo.”

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“Ben al di là di tutti gli altri piaceri, più raro di gioielli o tesori, | più dolce del chicco della vite. Sì! Sì! Il più grande | dei piaceri! Caffè, caffè, quanto amo il suo gusto, | e se volete guadagnarvi la mia benevolenza, sì | Sì | Datemi il caffè, datemi il mio caffè forte.”

Johann Sebastian Bach (1685–1750) compositore, organista, clavicembalista e maestro di coro tedesco del periodo barocco

da Cantata del caffè
Origine: Citato in Andrew Weil e Winifred Rosen, Dal cioccolato alla morfina. Tutto quello che dovete sapere sulle sostanze che alterano la mente, traduzione di Fabio Bernabei, Arcana, Roma, 2007, p. 54.

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“Il grand'uomo ha due cuori: l'uno sanguina, l'altro sopporta.”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

Sabbia e spuma

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“La più grande unità sociale del Paese è la famiglia, o due famiglie, quella regolare e quella irregolare.”

Federico Fellini (1920–1993) regista e sceneggiatore italiano

Origine: Da Fellini. Raccontando di me.

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“La solitudine ci dà il piacere d'una grande compagnia: la nostra.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Il grillo parlante

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“Perché la vita, per tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.
Le assurdità della vita non hanno bisogno di parer verosimili, perché sono vere. All'opposto di quelle dell'arte che, per parer vere, hanno bisogno d'esseri verosimili. E allora, verosimili, non sono più assurdità.
Un caso della vita può essere assurdo; un'opera d'arte, se è opera d'arte, no.
Ne segue che tacciare d'assurdità e d'inverosimiglianza, in nome della vita, un'opera d'arte è balordaggine.
In nome dell'arte, sì; in nome della vita, no. […] Ma se il valore e il senso universalmente umano di certe mie favole e di certi miei personaggi, nel contrasto, com'egli dice, tra realtà e illusione, tra volto individuale ed immagine sociale di esso, consistesse innanzi tutto nel senso e nel valore da dare a quel primo contrasto, il quale, per una beffa costante della vita, ci si scopre sempre inonsistente, in quanto che, necessariamente purtroppo, ogni realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione domani; ma illusione necessaria, se purtroppo fuori di essa non c'è per noi altra realtà? Se consistesse appunto in questo, che un uomo o una donna, messi da altri o da se stessi, in una penosa situazione, socialmente anormale, assurda per quanto si voglia, vi durano, la sopportano, la rappresentano davanti agli altri, finché non la vedono, sia pure per la loro cecità o incredibile buonafede; perché appena la vedono come a uno specchio che sia posto loro davanti, non la sopportano più, ne provan tutto l'orrore e la infrangono o, se non possono infrangerla, se ne senton morire? Se consistesse appunto in questo, che una situazione, socialmente anormale, si accetta, anche vedendola a uno specchio, che in questo caso ci para davanti la nostra stessa illusione; e allora la si rappresenta, soffrendone tutto il martirio, finché la rappresentazione di essa sia possibile dentro la maschera soffocante che da noi stessi ci siamo imposta o che da altri o da una crudele necessità ci sia stata imposta, cioè fintanto che sotto questa maschera un sentimento nostro, troppo vivo, non sia ferito così addentro, che la ribellione alla fine prorompa e quella maschera si stracci e si calpesti? […] L'arruffio, se c'è, dunque è voluto; il macchinismo, se c'è, dunque è voluto; ma non da me: bensì dalla favola stessa, dagli stessi personaggi; e si scopre subito, difatti: spesso è concertato apposta e messo sotto gli occhi nell'atto di concertarlo e di combinarlo: è la maschera per una rappresentazione; il giuoco delle parti; quello che vorrremmo o dovremmo essere; quello che agli altri pare che siamo, mentre quel che siamo, non lo sappiamo, fino a un certo punto, neanche noi stessi; la goffa, incerta metafora di noi; la costruzione, spesso arzigogolata, che facciamo di noi, o che gli altri fanno di noi: dunque, davvero, un macchinismo, sì, in cui ciascuno volutamente, ripeto, è la marionetta di se stesso; e poi, alla fine, il calcio che manda all'aria tutta la baracca.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

dall'Avvertenza sugli scrupoli della fantasia

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“Io sogno di esser qui | oppresso da questa prigione | e ho sognato che in un altro stato | più lusinghiero mi sono visto. | Che è la vita? Un delirio. | Che è la vita? Un'illusione, | un'ombra, una finzione, | ed il bene più grande è piccolo; | che tutta la vita è sogno | ed i sogni, sogni sono.”

Pedro Calderón De La Barca (1600–1681) drammaturgo e religioso spagnolo

giornata II, scena XIX; citato in José Rizal, Noli me tangere, traduzione di Vasco Caini, Debatte, Livorno, 2003, p. 161. ISBN 88-86705-26-3
La vita è sogno, Edizione sconosciuta

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“Le ingiurie sono sempre grandi ragioni per coloro che non ne hanno.”

Miguel de Cervantes (1547–1616) scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo

Origine: Citato in G. B. Garassini e Carla Morini, Gemme, classe 5 maschile, Sandron, Milano [post. 1911].

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“Io sono e resto quale fui | e attendo la grande ora.”

Giosue Carducci (1835–1907) poeta e scrittore italiano

Origine: Citato in Leo Longanesi, In piedi e seduti, Longanesi, 1968.

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“Confucio fu un antologista – il più grande.”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

Origine: Aforismi e detti memorabili, p. 69

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“Due grandi narcotici europei, l'alcool e il cristianesimo.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

da Quel che manca ai tedeschi, 2, 1989

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“Caro signor professore,
alla fine sarei stato molto più volentieri professore basileese che Dio; ma non ho osato spingere così lontano il mio egoismo privato, da tralasciare, per causa sua, la creazione del mondo. Lei vede, bisogna fare sacrifici, come e dove si viva. – Tuttavia, mi sono riservata una piccola camera da studente che si trova di fronte al Palazzo Carignano (– nel quale sono nato come Vittorio Emanuele) e oltre a ciò permette di sentire, dal proprio tavolo di lavoro, la magnifica musica nella Galleria Subalpina. Pago 25 franche con servizio, preparo il mio tè e faccio tutte le spese da solo, soffro di stivali rotti e ringrazio ogni momento il cielo per il vecchio mondo, per il quale gli uomini non sono stati abbastanza semplici e silenziosi. – Poiché sono condannato a intrattenere la prossima eternità con cattive spiritosaggini, ho qui un'attività scrittoria, che invero non lascia nulla a desiderare, molto carina e nient'affatto faticosa. La posta è a cinque passi, imbuco io stesso le lettere per trasmettere il grande fogliettonista "der grende monde". Naturalmente, sono in stretti rapporti con il Figaro, e affinché lei abbia un'idea di quanto io possa essere innocuo, ascolti le mie prime due cattive spiritosaggini:
Non prenda troppo sul serio il caso Prado. Io sono Prado, sono anche il padre di Prado, oso dire che sono anche Lesseps…. Vorrei dare ai miei parigini, che amo, una nuova idea – quella del criminale dabbene.
Seconda spiritosaggine. Saluto gli immortali. Daudet appartiene ai quarante.
Astu”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

da una lettera a Jacob Burckhardt del 5 gennaio 1889

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“Per la ventesima volta ho ieri assistito al capolavoro di Bizet e ancora l'ho udito con la stessa gentile reverenza. Mi sorprende di poter così vincere la mia impazienza. Ma guardare come un'opera siffatta integri la natura di un uomo. Essa è malvagia, perversa, raffinata, fantastica, eppure avanza con passo leggero e composto; la sua raffinatezza non è quella di un individuo, bensì di una razza. Si sono mai uditi sulla scena accenti più tragici, più dolorosi? E come sono ottenuti? Senza smorfie, senza contraffazioni di alcun genere, in piena libertà dalle bugie del "grande stile". Io mi sento diventar migliore quando questo Bizet mi parla. Il mio udito si sprofonda in quella musica; ne percepisco le origini; mi par di assistere alla sua nascita e tremo davanti ai pericoli che ci accompagnano a qualunque audacia; mi trovo incantato dai felici ritrovamenti che Bizet stesso ignora. Sopra quest'opera la fatalità sta sospesa; la felicità di essa è corta, fulminea, e non conosce dilazioni. Io invidio a Bizet il coraggio di questa sua sensibilità eccezionale, che prima di adesso non aveva trovato mezzo per esprimersi nella musica colta d'Europa; il coraggio di questa sensibilità meridionale, brunita, arsa dal sole… Ah finalmente l'amore, l'amore ricondotto indietro verso la natura!… L'amore come destino, come un destino cinico, innocente, crudele, l'amore esatto nella sua forma natura. Io non conosco altro esempio dove la tragica ironia che costituisce il nocciolo dell'amore sia stata espressa con tale severità, con formula così terribile come nell'ultimo grido di José: Oui, c'est moi qui l'a tuée, Carmen, ma Carmen adorée….”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco
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