Frasi su linguaggio

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema linguaggio, essere, parola, parola-chiave.

Frasi su linguaggio

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“In quel momento fu come se il tempo si fermasse, e l'Anima del Mondo sorgesse con tutta la sua forza davanti al ragazzo. Quando guardò gli occhi di lei, un paio di occhi neri, le labbra indecise fra un sorriso e il silenzio, egli comprese la parte più importante e più saggia del Linguaggio che parlava il mondo e che chiunque, sulla terra, era in grado di capire con il proprio cuore. E si chiamava Amore, una cosa più antica degli uomini e persino del deserto, che tuttavia risorgeva sempre con la stessa forza dovunque due sguardi si incrociassero come si incrociarono quei due davanti a un pozzo. Le labbra della giovane, infine, decisero di accennare un sorriso: era un segnale, il segnale che il ragazzo aveva atteso per tanto tempo nel corso della vita, che aveva ricercato nelle pecore e nei libri, nei cristalli e nel silenzio del deserto. Ed era là, il linguaggio puro del mondo, senza alcuna spiegazione, perché l'universo non aveva bisogno di spiegazioni per proseguire il proprio cammino nello spazio senza fine. Tutto ciò che il ragazzo capiva in quel momento era che si trovava di fronte alla donna della sua vita e anche lei, senza alcun bisogno di parole, doveva esserne consapevole. Ne era certa più di quanto lo fosse di ogni altra cosa al mondo, anche se i genitori, e i genitori dei genitori, le avevano sempre detto che, prima di sposarsi, bisognava frequentarsi, fidanzarsi, conoscersi, e avere del denaro. Ma, forse, chi lo affermava non aveva mai conosciuto il linguaggio universale: perché, una volta che vi si penetra, è facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende qualcun altro, che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa Mano: la Mano che risveglia l'Amore e che ha creato un'anima gemella per chiunque lavori, si riposi e cerchi i propri tesori sotto il sole. Perché, se tutto ciò non esistesse, non avrebbero più alcun senso i sogni dell'umanità.”

Paulo Coelho (1947) scrittore brasiliano

L'Alchimista

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“Il silenzio è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell'amore (anche nei momenti dolci) dell'ira, della meraviglia, del timore ec.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

142, 27 giugno 1820; 1898, Vol. I, p. 247

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“[In tema di aborto] Kant ci ha insegnato che l'uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo. Obbligare le donne alla generazione ogni volta che sono, rimangono incinte, significa trattare il corpo delle donne come mezzo di riproduzione, ma trattare il corpo della donna come mezzo di riproduzione confligge appunto con l'indicazione di Kant, che poi non è solo quella di Kant ma anche l'indicazione cristiana, che l'uomo va trattato come un fine e non come un mezzo, che l'uomo è persona e non strumento di generazione. Il problema si ripropone in Italia a causa della sudditanza generalizzata dei politici italiani nei confronti delle esigenze della Chiesa cattolica: io quando vedo le genuflessioni sia a destra che a sinistra nei confronti della Chiesa cattolica, mi domando: dov'è mai lo Stato italiano? Il quale per definizione come ogni Stato deve essere laico, intendendo con la parola laico, laico è una parola greca che vuol dire "bene comune". Allora il laico è colui che deve farsi carico delle istanze di tutti, non delle istanze di un principio di fede: questa è una cosa molto importante. I laici ritengono poi di non poter disporre di una morale che non discenda dal voler di Dio, ma una morale che discende dal volere di Dio è tipica delle morali primitive, dove gli uomini non sapendo dare delle leggi a se stessi hanno dovuto ancorarla ad una volontà superiore. Ma dopo abbiamo avuto l'illuminismo, abbiamo cominciato a ragionare; anche se con poco coraggio, il nostro cervello lo sappiamo anche usare. E allora a questo punto è possibile benissimo costruire una morale laica, fondata innanzitutto su quel principio di Kant che abbiamo segnalato, e poi su un altro principio, molto importante: che la morale è fatta per gli uomini, non gli uomini per la morale. Questa è un'altra frase di Kant che fa, che riproduce esattamente con un altro linguaggio quello che Gesù Cristo aveva detto: il sabato è fatto per gli uomini, non gli uomini per il sabato. Cioè: guai a piegare l'uomo alla legge e assumere la legge come giudizio nei confronti dell'uomo, perché quello che c'è da salvare non è il principio della legge, quello che c'è da salvare è l'uomo.”

Umberto Galimberti (1942) filosofo e psicoanalista italiano

dall'intervento radiofonico Corpo delle donne, Podcast Radio Feltrinelli

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“Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita.”

Federico Fellini (1920–1993) regista e sceneggiatore italiano

Origine: Da Telepiù n. 26, 23-29 giugno 2012.

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“Il pensiero è un risultato del linguaggio.”

Carmelo Bene (1937–2002) attore, drammaturgo e regista italiano
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“Il linguaggio è la casa dell'essere e nella sua dimora abita l'uomo.”

Martin Heidegger (1889–1976) filosofo tedesco

dalla Lettera sull'umanismo

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“Nessuno pensi di piegarci senza avere prima duramente combattuto. Un popolo geloso del suo onore non può usare linguaggio, né avere atteggiamento diverso!”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

dal discorso tenuto in occasione dell'adunata generale delle forze del Regime il 2 ottobre 1935
Citazioni tratte dai discorsi

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“La suprema arte è la poesia, poiché ciò che ci definisce come esseri umani è il linguaggio.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

Origine: Versi poetici e dichiarazioni di guerra, p. 20

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“Il loro cuore è mite, e l'animo paziente. Secoli di rassegnazione pesano sulle loro schiene, e il senso della vanità delle cose, e della potenza del destino. Ma quando, dopo infinite sopportazioni, si tocca il fondo del loro essere, e si muove un senso elementare di giustizia e di difesa, allora la loro rivolta è senza limiti, e non può conoscere misura. È una rivolta disumana, che parte dalla morte e non conosce che la morte, dove la ferocia nasce dalla disperazione. I briganti difendevano, senza ragione e senza speranza, la libertà e la vita dei contadini, contro lo Stato, contro tutti gli Stati. Per loro sventura si trovarono ad essere inconsapevoli strumenti di quella Storia che si svolgeva fuori di loro, contro di loro; a difendere la causa cattiva, e furono sterminati. Ma, col brigantaggio, la civiltà contadina difendeva la propria natura, contro quell'altra civiltà che le sta contro e che, senza comprenderla, eternamente la assoggetta: perciò, istintivamente, i contadini vedono nei briganti i loro eroi. La civiltà contadina è una civiltà senza Stato, e senza esercito: le sue guerre non possono essere che questi scoppi di rivolta; e sono sempre, per forza, delle disperate sconfitte; ma essa continua tuttavia, eternamente, la sua vita, e dà ai vincitori i frutti della terra, ed impone le sue misure, i suoi dèi terrestri, e il suo linguaggio.”

1990, p. 122
Cristo si è fermato a Eboli

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“Mi sono reso conto che fare l'ermetico crea meno problemi, mentre invece parlare un linguaggio più semplice ti espone a maggiori possibilità di esser giudicato. Infatti più gente ti capisce e più hai potenziali giudici di ciò che fai. Ma questo mi è sembrato un rischio che vale la pena di correre: l'ermetico dorme sonni tranquilli, ha come unico giudice sé stesso visto che non è capito da nessuno.”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

Origine: Citato in Aldo Bagli, «Ho scoperto il lavoro d'équipe», Ciao 2001 n. 43, 29 ottobre 1978, pp. 23-25; in Francesco Mirenzi, Battisti talk, Coniglio editore, terza edizione, 2009, pp. 290-296.

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“Il dramma delle culture, infatti – compresa quella europea –, è consistito in passato nel fatto che i loro primi contatti reciproci sono stati quai sempre appannaggio di gente della peggior risma: predoni, soldataglie, avventurieri, criminali, mercanti di schiavi e via dicendo. Talvolta, ma di rado, capitava anche gente diversa, come missionari in gamba, viaggiatori e studiosi appassionati. Ma il tono, lo standard, il clima fu conferito e creato per secoli dall'internazionale della marmaglia predatrice che non badava certo a conoscere altre culture, a cercare un linguaggio comune o a mostrare rispetto nei loro confronti. Nella maggior parte dei casi si trattava di mercenari rozzi e ottusi, privi di riguardi e di sensibilità, spesso analfabeti, il cui unico interesse consisteva nell'assaltare, razziare, uccidere. Per effetto di queste esperienze le culture, invece di conoscersi a vicenda, diventavano nemiche o, nel migliore dei casi, indifferenti. I loro rappresentanti, a parte i mascalzoni di cui sopra, si tenevano alla larga, si evitavano, si temevano. Questa manipolizzazione dei rapporti interculturali da parte di una classe rozza e ignorante ha determinato la pessima qualità dei rapporti reciproci. Le relazioni interpersonali cominciarono a venir classificate in base al criterio più primitivo: quello del colore della pelle. Il razzismo divenne un'ideologia per definire il posto della gente nell'ordinamento del mondo. Da una parte i Bianchi, dall'altra i Neri: una contrapposizione dove spesso entrambe le parti si sentivano a disagio.”

Ebano

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“Ascoltate il linguaggio del futuro. La parola scomparirà del tutto ed è così che si parleranno gli esseri umani!”

Anaïs Nin (1903–1977) scrittrice statunitense

Origine: Una spia nella casa dell'amore, p. 133

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“Nel linguaggio moderno, il tema delle Upanishad è trovare un'unità ultima delle cose. La conoscenza non è altro che trovare l'unità in mezzo alla diversità. Ogni scienza è basata su questo; tutta la conoscenza umana è basata sul trovare l'unità in mezzo alla diversità.”

Vivekananda (1863–1902) mistico indiano

citato in Swami Vivekananda - Gita & Upanishad http://www.ramakrishna-math.org/index.php?option=com_content&view=article&id=52:gita-a-upanishad&catid=34:swami-vivekananda&Itemid=73

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“L'aforisma si nutre di paradossi e niente è più paradossale dell'atteggiamento dello scrittore di aforismi verso il suo mezzo, il linguaggio.”

Tim Parks (1954) scrittore e giornalista inglese

da Paradossi per imparare a non essere malinconici https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/marzo/26/Paradossi_per_imparare_non_essere_co_9_060326079.shtml, Corriere della sera, 26 marzo 2006

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“La musica è un linguaggio di fratellanza e l'orchestra è l'embrione della società perché tutti devono ascoltare anche le voci degli altri.”

Uto Ughi (1944) violinista italiano

Origine: Citato in Musica, torna il violino di Uto Ughi "per Roma" http://www.fondazioneitaliani.it/index.php/Musica-torna-il-violino-di-Uto-Ughi-per-Roma.html, Fondazione Italiani, 16 settembre 2009.

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“Il sipario si alza; ascolto attenta questi bei versi concisi e fermi che comprendo più facilmente della lingua parlata: è scultura greca e romana. Nei drammi di Alfieri, che chiamerei volentieri stoici, a forza di sobrietà nell'azione e di laconicità nel linguaggio, la commozione vi coglie, per così dire, senza che ve ne rendiate conto, s'impone a grandi tratti attraverso alcune figure che personificano con semplicità sentimenti eterni. Nell'Oreste, è prima di tutto Elettra che s'impossessa della nostra anima. Il suo lutto filiale, la sua angoscia incessante per un fratello che ritrova, ma che il trionfante assassino del loro padre cerca bramosamente e minaccia, sostengono l'azione fino al quarto Atto. Allora l'azione prorompe spaventosa e sublime; essa vi associa a tutti i combattimenti e a tutte le lacerazioni delle passioni umane: è come una mischia sconvolgente di istinti e dolori contrari […] Questo quarto atto dellOreste di Alfieri è una delle cose più belle che abbia visto a teatro: ascoltandolo pensavo alle puerili dispute di scuola, alle ingiustizie e agli accecamenti reciproci dei due campi che rinchiudono il sublime in uno stampo arbitrariamente prescritto. Il sublime piomba su noi come un uccello divino; si abbatte dall'alto, ci rapisce sulle sue ali che fremono e planano; noi ci abbandoniamo alla sua imperiosa ascesa, incuranti della forma e del colore delle sue penne: così fece la folla quella sera.”

Louise Colet
Oreste, Citazioni sull<nowiki>'</nowiki>Oreste

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“Il linguaggio non si riferisce alla generalità dei concetti ma getta le basi di un possesso comune.”

Emmanuel Lévinas (1906–1995) filosofo francese

Totalità e infinito. Saggio sull'esteriorità

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“Il linguaggio è una creazione costante di mondi alternativi. […] L'incertezza di significato è poesia incipiente.”

George Steiner (1929–2020) scrittore e saggista francese

III, 4; p. 226
Dopo Babele

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“Ludwig Wittgenstein ricordava giustamente che i confini del mio linguaggio determinano i confini del mio mondo. Il che significa che tanto più si arricchisce il mio linguaggio, tanto più aumenta la mia possibilità di fare esperienza del mondo.”

Massimo Recalcati (1959) psicoanalista italiano

Origine: Da La scuola insegni quanta vita c'è nei libri https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/09/09/news/la_scuola-206007428/, Rep.repubblica.it, 9 settembre 2018.

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“Oltre il linguaggio, l'abisso. È questa forse l'incognita della debolezza che conosciamo nei padri e forse l'ereditiamo?”

Papa Giovanni Paolo II (1920–2005) 264° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Origine: Poesie, p. 100

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