Frasi su causa
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“Non era veloce quanto lui a causa dei crampi alle gambe e al paio di fitte di avvertimento al ginocchio sinistro e inoltre, ogni volta che si avvicinava, appariva qualche pedone che intralciava o sbucava fuori un carro da una via laterale.°
°”

Terry Pratchett (1948–2015) scrittore e glottoteta britannico

Questo accade sempre durante ogni inseguimento di polizia di ogni luogo. Davanti all'inseguitore sbucherà sempre da un vincolo un carro dal carico pesante. Se non sono coinvolti veicoli, allora si tratterà di un uomo con una rastrelliera di vestiti. Oppure due uomini con una enorme lastra di vestro. <br>Probabilmente dietro tutto ciò si nasconde una specie di società segreta.
Origine: Serie del Mondo Disco, 17. Piedi d'argilla (1996), p. 132

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“Una vita senza causa è una vita senza effetto.”

Origine: Aleph, p. 43

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“[Descrivendo la peste] Una tal causa di contagio un tale | mortifero bollor già le campagne | ne' cecropi confin rese funeste, | fe' diserte le vie, di cittadini | spopolò la città. Poiché, venendo | da' confin dell'Egitto ond'ebbe il primo | origin suo, molto di cielo e molto | valicato di mar, le genti al fine | di Pandïone assalse. Indi appestati | tutti a schiere morían. Primieramente | essi avean d'un fervore acre infiammata | la testa e gli occhi rosseggianti e sparsi | di sanguinosa luce. Entro le fauci | colavan marcia; e da maligne e tetre | ulcere intorno assediato e chiuso | era il varco alla voce; e degli umani | sensi e segreti interprete la lingua | d'atro sangue piovea, debilitata | dal male, al moto grave, aspra a toccarsi. | Indi, poi che 'l mortifero veleno | sceso era al petto per le fauci e giunto | all'affannato cuor, tutti i vitali | claustri allor vacillavano. Un orrendo | puzzo volgea fuor per la bocca il fiato, | similissimo a quel che spira intorno | da' corrotti cadaveri. Già tutte | languian dell'alma e della mente affatto | l'abbattute potenze, e su la stessa | soglia omai della morte il corpo infermo | languiva anch'egli. Un'ansïosa angoscia | del male intollerabile compagna | era: e misto col fremito un lamento | continuo e spesso un singhiozzar dirotto, | notte e dì, senza requie, a ritirarsi | sforzando i nervi e le convulse membra, | sciogliea dal corpo i travagliati spirti, | noia a noia aggiugnendo | e duolo a duolo.”

Tito Lucrezio Caro (-94–-55 a.C.) poeta e filosofo romano

1909, pp. 143-145

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“Questo momento è stato straordinario. Ero lì, immobile e gelato, immerso in un'estasi orribile. Ma nel seno stesso di quest'estasi era nato qualcosa di nuovo: comprendevo la Nausea, ora, la possedevo. A dire il vero, non mi formulavo la mia scoperta. Ma credo che ora mi sarebbe facile metterla in parole. L'essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per definizione, l'esistenza non è la necessità. Esistere è esser lì, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si può mai dedurre. C'è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c'è alcun essere necessario che può spiegare l'esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un'apparenza che si può dissipare; è l'assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come l'altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri»: ecco la Nausea; ecco quello che i Porcaccioni — quelli di Poggio Verde e gli altri — tentano di nascondersi con il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi di troppo. E nel loro intimo, segretamente, sono di troppo, cioè amorfi e vacui; tristi.”

2003, p. 164
La nausea

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“L'universo è una causa, non un effetto.”

Donatien Alphonse François de Sade (1740–1814) scrittore, filosofo e poeta francese

p. 105, 2007

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“[…] è cosa nota che la fama di molti predecessori è spesso causa di errori in molti successori.”

Averroè (1126–1198) filosofo, medico e matematico arabo

da prologo di Destructio

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“La causa del vincitore piacque agli dei, quella del vinto a Catone.”

I, 128
Victrix causa deis placuit, sed victa Catoni.
Pharsalia

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“L'avaro stesso è causa della sua miseria!”
Avarus ipse miseriae causa est suae.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

“In amore si cercano sempre occasioni di sofferenza!”
In amore semper causa damni quaeritur.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Chi cerca amore cerca danno.
Sententiae

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“I massimi ingegni d'ogni tempo potranno trovarsi d'accordo almeno su questo punto, eppure non finiranno mai di stupirsi per tale offuscamento degli intelletti umani: gli uomini non permettono ad alcuno di occupare i loro poderi e, se nasce una minima controversia sui confini, mettono mano alle pietre e alle armi. Tuttavia sopportano che altri si intromettano nella loro vita, anzi vi introducono essi stessi quelli che ne diventeranno i padroni. E mentre non si trova nessuno disposto a spartire il proprio denaro, a quanti ciascuno distribuisce la propria vita! Sono tirchi nell'amministrare il patrimonio, ma prodighi nel gettar via il proprio tempo, la sola cosa per cui l'essere avari farebbe onore. Mi piacerebbe chiedere a una persona anziana scelta a caso tra la folla: «Tu sei ormai vicino al termine della vita e hai cento anni sulle spalle, se non di più: prova a fare un po' di conti sul tuo passato. Calcola quanto del tuo tempo ti hanno sottratto creditori, amanti, superiori e collaboratori, quanto le liti in famiglia e le punizioni dei servi, quanto gli impegni mondani andando in giro per la città. Aggiungi le malattie che ti sei procurato da solo e il tempo rimasto inutilizzato, e ti accorgerai di avere molti meno anni di quanti ne conti di solito. Cerca di ricordare quando sei stato fermo nei tuoi propositi; quante giornate sono trascorse proprio come avevi stabilito; quando sei stato padrone di te stesso, e il tuo volto è rimasto impassibile e il tuo animo intrepido; cosa hai realizzato in una vita così lunga e quanto della tua vita ti è stato sottratto dagli altri senza che te ne rendessi conto di quel che perdevi, e il tempo che ti hanno portato via l'inutile dolore, la sciocca allegria, un'avidità insaziabile, il frivolo conversare… Vedrai quanto poco, in definitiva, ti sia rimasto del tuo; allora capirai che muori prematuramente.» Quale ne è dunque la causa? È che vivete come se doveste vivere per sempre, non vi ricordate della vostra precarietà; non osservate quanto tempo è già trascorso, lo sciupate come se ne aveste in abbondanza, mentre invece proprio quella giornata che state dedicando a qualcuno o a un affare qualsiasi, potrebbe essere l'ultima. Temete tutto come mortali, ma desiderate tutto come immortali.”

III, 1-4
De brevitate vitae

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“Miei signori e gentiluomini, io pongo la mia causa nelle mani di Dio.”

Maria Stuarda (1542–1587) regina di Scozia, Francia e d'Inghilterra

Ultime parole rivolte ai giudici il 16 ottobre 1586
Origine: Citato in Antonia Fraser, Maria Stuart: La tragedia di una regina, p. 565.

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“Se abbiamo capito qual è l'ebbrezza dei santi, e come è promessa a loro per la loro gioia, vediamo ora come il nostro Salvatore non beve più vino fino a che non berrà con i santi vino nuovo nel regno di Dio.
Anche ora il mio Salvatore s'affligge per i miei peccati. Il mio Salvatore non può provare gioia perché io rimango nell'iniquità. Perché non lo può? Perché egli stesso è ""avvocato per i nostri peccati presso il Padre"", come dichiara Giovanni, suo intimo, dicendo che ""se qualcuno ha peccato, abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo, che è senza peccato"". Come dunque potrebbe bere il vino della letizia, colui che è avvocato per i miei peccati, quando io lo rattristo peccando? Come potrebbe essere nella gioia, egli che s'avvicina all'altare in propiziazione per me peccatore, egli, al cuore del quale arriva continuamente la tristezza dei miei errori? ""Io, dice, berrò di questo vino con voi nel regno del Padre mio"". Finché noi non agiamo in maniera da salire al regno, egli non può bere da solo questo vino, egli, che ha promesso di berlo con noi. Rimane dunque nella tristezza per tutto il tempo che noi persistiamo nel traviamento. Se infatti il suo apostolo ""piange su alcuni che hanno peccato e non hanno fatto penitenza dei loro delitti"", che dire di Lui stesso, che è chiamato il figlio dell'Amore, che s'è annichilato a causa dell'amore che aveva per noi, che non ha cercato il suo vantaggio quando era uguale a Dio, ma ha cercato il nostro bene, e per questo s'è come vuotato di se stesso? Così adunque avendo cercato il nostro bene, ora non ci cercherebbe più, non pensando più ai nostri interessi, non soffrirebbe più dei nostri traviamenti? Non piangerebbe più sulla nostra perdita, egli che ha pianto su Gerusalemme e ha detto: ""Quante volte ho voluto riunire i tuoi figli come la chioccia raduna i suoi pulcini, e tu non l'hai voluto?"".
Colui che ha preso le nostre ferite e ha sofferto a causa nostra come medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ora trascurerebbe la corruzione delle nostre piaghe? […] Dunque, per noi tutti egli sta ora davanti a Dio intercedendo per noi; sta sull'altare offrendo a Dio una propiziazione in nostro favore. […] Attende dunque che noi ci convertiamo, che imitiamo il suo esempio, che seguiamo le sue tracce, per godere allora con noi e ""bere con noi il vino nel regno del Padre"".”

Origene di Alessandria (185–254) scrittore, religioso, teologo (catechista)

da Omelie sul Levitico

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“La sofferenza è la causa unica e sola della coscienza”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Dostoevskij). Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che lo hanno capito, e gli altri.

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“La creazione di un branco ostile soprattutto a se stesso, pronto a scagliarsi contro esemplari del proprio sesso, è la causa prima della subordinazione femminile.”

Loredana Lipperini (1956) giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica italiana

Ancora dalla parte delle bambine

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“[Su Carmine Crocco] Appellantesi generale, […] intento più a rapinare che alla causa regia.”

Giacinto de' Sivo (1814–1867) scrittore e storico italiano

da Storia delle Due Sicilie 1847-1861: Volume 2, p. 547

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“[Sulla segregazione razziale] È facile cantare in tempi felici. Ma è duro farlo di fronte agli insulti, alle paure, alla minaccia della violenza, in mezzo all'odio o al silenzio dell'inazione: gli inni dei diritti civili aiutarono la causa di un popolo.”

Barack Obama (1961) 44º Presidente degli Stati Uniti d'America

2010
Origine: Citato in Paolo Valentino, Dalla Baez a Bob Dylan In scena alla Casa Bianca la musica dei diritti civili https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/11/Dalla_Baez_Bob_Dylan_scena_co_8_100211022.shtml, Corriere della Sera, 11 febbraio 2010, pp. 18-19.

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“La conversione non è la causa della luce, ma l'effetto della tua notte toccata dall'allegria della luce, che apre la gioia come un fiore.”

Ermes Ronchi (1947) presbitero e teologo italiano

Origine: Da Le ragioni della speranza, Rai Uno, 22 gennaio 2011 http://it.gloria.tv/?media=125349.

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“La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l'errore!”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

131, 10.10
Causa finita est: utinam aliquando finiatur error!
Discorsi

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“Non si chiedono mica quale è la causa della bontà. e allora perché il contrario?”

A Clockwork Orange
Arancia Meccanica
Variante: Non si chiedono mica qual è la causa della bontà, e allora perchè il contrario?

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“Tutte le anime sono da servire, da amare. "Nessuna condizione umana può costituire motivo di esclusione dal cuore del Padre", ha detto il Papa: tutti vuol dire "nessuno escluso". A qualcuno dei partecipanti al Family Day può aver dato fastidio perché si è sentito chiamato in causa? "L'unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi": nessun privilegio, nessun bollino, nessuno è sbagliato per Dio, nessuno è un caso speciale per Dio. Non va bene, è suonato come un rimprovero? Se ascolto l'Angelus per vedere se parla del Family Day di sabato come se fosse il Tg della domenica, vuol dire che non ho mai ascoltato questo Papa e non lo conosco. Ieri il Papa ha parlato della famiglia. La famiglia dei figli di Dio che è quella fatta di tutti. Come ricordava Eugenio Scalfari citando il vescovo di Roma è necessario "esprimersi con gentilezza e comprensione anche nei confronti di quanti, in merito al matrimonio pensano e agiscono diversamente."”

Mauro Leonardi (1959) giornalista italiano

Perché Dio cerca e ama i suoi figli perché sono figli suoi e non perché sono a posto, nella condizione giusta. Li ama tutti perché ha un cuore che ha un posto per tutti.
Origine: Da «Se i partecipanti al Family Day si offendono perché Papa Francesco non parla di loro all'Angelus» http://www.huffingtonpost.it/mauro-leonardi/se-i-partecipanti-al-family-day-si-offendono-perche-papa-francesco-non-parla-di-loro-allangelus_b_9130324.html, Huffington Post.it, 1° febbraio 2016.

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“[L'alchimista esperiva inconsciamente] la sua proiezione come qualità della materia. Ma ciò di cui viveva l'esperienza era in realtà il suo inconscio […] Tutto ciò che era inconscio era, se attivato, proiettato sulla materia, veniva cioè incontro all'uomo dall'esterno […] [A causa del] miscuglio di fisico e psichico [egli ignora del tutto] se le trasformazioni ultime del processo alchimistico vadano ricercate maggiormente in campo materiale o in campo spirituale […] a quei tempi non si trattava di alternativa; esisteva piuttosto un regno intermedio tra materia e spirito: cioè un regno psichico di corpi sottili aventi la proprietà di manifestarsi in forma sia spirituale sia materiale […] Naturalmente questo regno intermedio di corpi sottili cessa di colpo di esistere qualora si tenti di indagare la materia in sé e per sé […] finché noi crediamo di sapere qualcosa di definitivo sulla materia e sull'anima. Ma se viene il momento in cui la fisica sfiora «regioni inesplorate, inesplorabili», e contemporaneamente la psicologia è costretta ad ammettere che esistono altre forme d'esistenza psichica al di fuori delle acquisizioni personali della coscienza, in cui cioè anche la psicologia cozza contro un'oscurità impenetrabile, allora quel regno intermedio ritorna in vita, e il fisico e lo psichico si fondono una volta di più in un'unità indivisibile. Oggi ci siamo molto avvicinati a questa svolta.”

Carl Gustav Jung (1875–1961) psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero

Origine: Da Psicologia e alchimia (1935); citato in von Franz, Psiche e materia, p. 124.

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“Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve.”

Paracelso (1493–1541) medico, alchimista e astrologo svizzero

Origine: Citato in F. Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, traduzione di M. Monti, Edizioni Mediterranee, Roma, 1982.

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“La strega non è il «tifo» che dallo sport è inseparabile. E non siamo nemmeno noi, come vogliono i cantautori del «siamo tutti colpevoli» che ieri giornali e radio hanno intitolato. Perché, se di qualcosa siamo colpevoli, è di aver sempre secondato la corruttrice e demagogica tendenza a scaricare l'individuo di ogni responsabilità, rigettandola regolarmente e interamente sulla società. È la società che ci obbliga a rubare, è la società che ci obbliga ad uccidere. E si capisce che quando si offrono alla gente di questi alibi, c'è sempre qualcuno che ne approfitta. Stamane leggevo su un giornale francese un dotto articolo in cui si spiegava che la furia dei tifosi del Liverpool era dovuta la fatto che, essendo quasi tutti minatori, per un anno erano rimasti senza lavoro a causa dello sciopero: il che gli aveva fatto accumulare la rabbia che poi era scoppiata a Bruxelles. Insomma, senza dirlo, l'articolo induceva alla conclusione che il vero responsabile del massacro era la signora Thatcher. Ecco in che senso siamo tutti colpevoli. Siamo colpevoli di assolvere tutti come vittime innocenti di una società iniqua che, a furia di essere tutti noi, non è nessuno. È un giuoco a cui non ci stiamo. I responsabili di Bruxelles sappiamo chi sono: sono i delinquenti che abbiamo visto avventarsi, prima che la partita cominciasse, e quindi senza alcuna provocazione, contro i tifosi italiani con sbarre e coltelli di cui erano accorsi armati, con l'evidente intenzione di farne l'uso che ne hanno fatto. Delinquenti, non vittime. La società non c'entra, non c'entrano le miniere. Casomai l'alcol. Ma ne avevano ingerito per delinquere meglio. Speriamo che la polizia li identifichi e li consegni a quella inglese. Della quale possiamo fidarci.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

il Giornale

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“Giordano Bruno nella teologia proclamò il panteismo. Nella cosmologia intuì l'infinità dello spazio. Nell'astronomia sostituì il sistema eliocentrico a quello geocentrico. Nella biologia affermò l'esistenza della vita in tutta la natura. Nella psicologia dimostrò il pampsichismo, cioè l'animismo universale. Nell'etica gettò le basi di una morale positiva, areligiosa e indipendente sostenendo che tutto l'universo è pervaso da una teleologia immanente, per cui si perfeziona e si migliora ogni cosa, essendo la natura causa, legge e finalità a se stessa. Distruttore dei pregiudizi dei suoi tempi, egli – soprattutto – ricostruì la scienza e la filosofia della natura; distrusse le antitesi della metafisica, nella filosofia e nella scienza. Combatté l'antitesi tra la forma e la materia, sostenuta dai filosofi dualisti. Combatté l'antitesi tra il cielo e la terra, sostenendo l'unità di questi, la teoria geocentrica e l'ipotesi della pluralità dei mondi. combatté l'antitesi tra lo spirito e la materia, tra l'anima e il corpo, tra il senso e l'intelletto, sostenuta dagli psicologi dualisti, conciliando questi termini, creduti contraddittori, e sostenendo l'unità dello spirito e della materia, l'inseparabilità dell'anima e del corpo e l'identità del senso e dell'intelletto. Contro le antitesi tra la causalità cosmica e la volontà divina, tra la necessità naturale e la libertà morale, tra la finalità trascendente e la finalità immanente, tra il bene ed il male, si sforzò di conciliare tutte queste antinomie, riportando i contrari all'unità assoluta, dove tutte le differenze restano eliminate. Contro il dualismo tra Dio e la Natura, sostenne che Dio non è una causa esteriore al mondo, ma un artista interiore, un principio efficiente, informativo dal di dentro.”

Guido del Giudice (1957) scrittore italiano

da Sintesi del pensiero bruniano http://web.archive.org/web/20160325232940/http://www.giordanobruno.info/nolano/filosofia.htm, GiordanoBruno.com, 25 marzo 2016

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“I chimici tendono a essere emotivi nei confronti di altri chimici, a causa del linguaggio che condividono e delle bruciature sulle mani.”

Kary Mullis (1944–2019) biochimico statunitense

Origine: Ballando nudi nel campo della mente, p. 38

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“Odio il punto esclamativo, questo gran pennacchio su una testa tanto piccola, questa spada di Damocle sospesa su una pulce, questo gran spiedo per un passero, questo palo per impalare il buon senso, questo stuzzicadenti pel trastullo delle bocche vuote, questo punteruolo da ciabattini, questa siringa da morfinomani, questa asta della bestemmia, questo pugnalettaccio dell'enfasi, questa daga dell'iperbole, quest'alabarda della retorica. Quando, come s'usa nei nostri tempi scamiciati, ne vedo due o tre in fila sul finir d'un periodo, che sembrano gli stecchi sul didietro di un'oca spennata, chiudo il libro perché lo sento bugiardo. Adesso v'è anche chi te l'accoppia con l'interrogativo, che par di veder Arlecchino appoggiato a Pulcinella. Tanto odio questa romantica lacrimuccia nera quando la vedo sgocciolare sulla povera candida pagina, che in essa mi immagino di scoprire or la causa or l'effetto, certo il chiaro simbolo di tutti i mali delle nostre lettere, arti e costumi. E se potessi far leggi, bandirei il punto esclamativo dalla calligrafia, dalle tipografie, dalle macchine da scrivere, dall'alfabeto Morse, con la speranza che a non vederlo più gli italiani se ne dimenticassero anche nel parlare e nel pensare, e pian piano espellessero dal loro sangue questo microbo aguzzo il quale dove arriva fa imputridire i cervelli e la ragione e rimbambisce gli adulti, accieca i veggenti, instupidisce i savi, indiavola i santi… Il punto esclamativo è il servo scemo dell'interiezione.”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

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“La casa dove tua bis-bis-bisnonna e io andammo a stare appena sposati dava sulle cascatelle […] Aveva pavimenti di legno e finestre magnifiche e spazio sufficiente per una famiglia numerosa. Era una bella casa. Una buona casa.
Ma l'acqua… diceva la tua bis-bis-bisnonna… non riesco a sentirmi quando penso.
Tempo, io la incalzavo. Datti tempo.
E, lascia che te lo dica: anche se la casa era spaventosamente umida, e il prato davanti una fangaia perenne a causa degli spruzzi; anche se i muri ogni sei mesi necessitavano di riparazioni, e scaglie di pittura cadevano dal soffitto in tutte le stagioni come neve… ciò che si dice di chi abita vicino a una cascata è vero.
Che cosa, chiese mio nonno, cosa si dice?
Si dice che chi abita vicino a una cascata non senta l'acqua.
Questo, si dice?
Esatto. Naturalmente la tua bis-bis-bisnonna aveva ragione.
All'inizio fu terribile. Non sopportavamo di rimanere in casa per più di poche ore di fila. Le prime due settimane furono caratterizzate da notti di sonno intermittente, litigi soltanto per il gusto di farci sentiore sopra lo scroscio. Litigavamo al solo scopo di ricordarci a vicenda che eravamo innamorati e non in preda all'odio.
Però le settimane successive andò un po' meglio: era possibile dormire qualche buona oretta per notte e mangiare con un disagio sopportabile. la tua bis-bis-bisnonna ancora malediceva l'acqua […], ma meno di frequente, e con minore furia. […]
La vita continuò perchè la vita continua, e il tempo passò, perchè il tempo passa, e dopo poco più di due mesi: Hai sentito? le domandai, una delle rare mattine in cui eravamo seduti insieme a tavola. Hai sentito? Deposi il mio caffè e mi alazi dalla sedia. La senti quella cosa?
Quale? mi chiese lei.
Esatto! risposi, correndo fuori per salutare a pugno teso la cascata. Esattamente!
Ballammo, lanciando in aria manciate d'acqua, senza sentire proprio neinte. Alternavamo abbracci di perdono e urla di umano trionfo all'indirizzo dell'acqua. Chi vince la battaglia? Chi vince la battaglia, cascata? Noi! La vinciamo noi!
E questo vivere vicino a una cascata, Safran. [.. ] Il timbro si sbiadisce. La lama si smussa. Il dolore si affievolisce. Ogni amore è scolpito nella perdita. […]
Ma questa non è tutta la storia, continuò la Meridiana. L'ho capito la prima volta che ho tentato di bisbigliare un segreto senza riuscirvi, o fischiettare una canzone senza insinuare la paura nei cuori di chi era nel raggio di centro metri, quando i miei colleghi della conceria mi hanno supplicato di abbassare la voce perché chi riesce a pensare se gridi in quel modo? Al che io ho domandato: STO DAVVERO GRIDANDO? * La storia della casa sulla cascata, la Meridiana”

Jonathan Safran Foer (1977) scrittore statunitense

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“C'è una qualità nella personalità irachena che io stesso possedevo, ma che ora è stata modificata a causa del mio incarico ufficiale. L'iracheno si confida totalimente con gli altri. Quando gli piace qualcuno, potrebbe svelargli tutto. Ma quando dopo scopre che la sua fiducia è stata tradita, soffre d'una reazione severa verso la persona a cui ha dato fiducia assoluta e grande generosità.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

Citazioni tratte dai discorsi
Variante: C'è una qualità nella personalità irachena che io stesso possedevo, ma che ora è stata modificata a causa del mio incarico ufficiale. L'iracheno, cioè, spesso si confida totalmente con gli altri. Quando gli piace qualcuno, potrebbe svelargli tutto. Ma quando dopo scopre che la sua fiducia è stata malriposta, reagisce aspramente contro la persona a cui ha dato fiducia assoluta e grande generosità.

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“Radunatevi con i vostri capi, obbedite loro con un unico scopo, e respingete l'invasore! Possano coloro, che non sono in grado di partecipare attivamente a questa disputa sacra, a causa di malattia o infermità, aiutarci con le loro preghiere.”

Haile Selassie (1892–1975) negus neghesti etiope

Citazioni tratte dai discorsi
Origine: Dal proclama di mobilitazione, 3 ottobre 1935; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.