Frasi su via
pagina 20

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“Cosa cerchi di sfregarti via dal volto, con tutta quell'energia e quel freddo?”

Amélie Nothomb (1967) scrittrice belga

Origine: Diario di Rondine, p. 8

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“Una e la stessa è la via dritta e quella curva per la vite nella gualchiera.”

Eraclito (-535) filosofo greco antico

frammento 59

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“I cadaveri sono da gettar via più degli escrementi.”

fr. 96
Sulla natura

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“Solo, seduto sulla panchina del porto guardo le navi partir… | A volte resto e a volte parto, e vado via di qui | Perché mi sento preso nella rete e sono in fondo al mare | Trafitto solo da un raggio di luce, che scalda più del sol… | TU.”

Zucchero (1955) composto chimico chiamato comunemente zucchero

da Solo, seduto sulla panchina del porto, p. 50
Musiche Per Viole &... altri Organi D'Amore

“Sono andato via in tenda con mio figlio, dalle mie parti. Tre giorni a fare il cowboy, con fuoco, fagioli e salsiccie. La notte mi cagavo sotto.”

Zucchero (1955) composto chimico chiamato comunemente zucchero

Rockstar n.° 200, ottobre 2004

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“Segui il Vescovo come Gesù ha sempre seguito il Padre.”

Ignazio di Antiochia (35–108) vescovo cattolico e teologo romano

Origine: Citato in Natale Ginelli, La tua via, Edizioni Paoline, 1957.

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“Penetrando nel museo, la scorsi subito in fondo ad una sala, e bella proprio come l'avevo immaginata. Non ha la testa, le manca un braccio; mai tuttavia la forma umana mi è parsa più meravigliosa e più seducente. Non è la donna vista dal poeta, la donna idealizzata, la donna divina o maestosa, come la Venere di Milo, è la donna così com'è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. È robusta, col petto colmo, l'anca possente e la gamba un po' forte, è una Venere carnale che si immagina coricata quando la si vede in piedi. Il braccio caduto nascondeva i seni; con la mano rimasta, solleva un drappeggio col quale copre, con gesto adorabile, i fascini più misteriosi. Tutto il corpo è fatto, concepito, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi si concentrano, tutto il pensiero vi confluisce. Questo gesto semplice e naturale, pieno di pudore e di impudicizia, che nasconde e mostra, che vela e rivela, che attrae e che fugge, sembra definire tutto l'atteggiamento della donna sulla terra. Ed il marmo è vivo. Lo si vorrebbe palpeggiare, con la certezza che cederà sotto la mano, come la carne. Le reni soprattutto sono indicibilmente animate e belle. Si segue, in tutto il suo fascino, la linea morbida e grassa della schiena femminile che va dalla nuca ai talloni, e che, nel contorno delle spalle, nelle rotondità decrescenti delle cosce e nella leggera curva del polpaccio assottigliato fino alle caviglie, rivela tutte le modulazioni della grazia umana. Un'opera d'arte appare superiore soltanto se è, nello stesso tempo, il simbolo e l'esatta espressione di una realtà. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. Dinnanzi al volto della Gioconda, ci si sente ossessionati da non so quale tentazione di amore snervante e mistico. Esistono anche donne viventi i cui occhi ci infondono quel sogno di tenerezza irrealizzabile e misteriosa. Si cerca in esse qualcos'altro dietro le apparenze, perché sembrano contenere ed esprimere un po' di quell'ideale inafferrabile. Noi lo inseguiamo senza mai raggiungerlo, dietro tutte le sorprese della bellezza che pare contenere un pensiero, nell'infinito dello sguardo il quale è semplicemente una sfumatura dell'iride, nel fascino del sorriso nato da una piega delle labbra e da un lampo di smalto, nella grazia del movimento fortuito e dell'armonia delle forme. Così i poeti, impotenti staccatori di stelle, sono sempre stati tormentati da una sete di amore mistico. L'esaltazione naturale di un animo poetico, esasperato dall'eccitazione artistica, spinge quegli esseri scelti a concepire una specie di amore nebuloso, perdutamente tenero, estatico, mai sazio, sensuale senza essere carnale, talmente delicato che un nonnulla lo fa svanire, irrealizzabile sovrumano. E questi poeti sono, forse, i soli uomini che non abbiano mai amato una donna, una vera donna in carne ossa, con le sue qualità di donna, i suoi difetti di donna, la sua mente di donna, ristretta ed affascinante, i suoi nervi di donna e la sua sconcertante femminilità. Qualsiasi creatura davanti a cui si esalta il loro sogno diventa il simbolo di un essere misterioso, ma fantastico: l'essere celebrato da quei cantori di illusioni. E la creatura vivente da loro adorata è qualcosa come la statua dipinta, immagine di un dio di fronte al quale il popolo cade in ginocchio. Ma dov'è questo dio? Qual è questo dio? In quale parte del cielo abita la sconosciuta che quei pazzi, dal primo sognatore fino all'ultimo, hanno tutti idolatrata? Non appena essi toccano una mano che risponde alla stretta, la loro anima vola via nell'invisibile sogno, lontano dalla realtà della carne. La donna che stringono, essi la trasformano, la completano, la sfigurano con la loro arte poetica. Non sono le sue labbra che baciano, bensì le labbra sognate. Non è in fondo agli occhi di lei, azzurri o neri, che si perde così il loro sguardo esaltato, è in qualcosa di sconosciuto e di inconoscibile. L'occhio della loro dea non è altro che un vetro attraverso cui essi cercano di vedere il paradiso dell'amore ideale. Se tuttavia alcune donne seducenti possono dare alle nostre anime una così rara illusione, altri non fanno che eccitare nelle nostre vene l'amore impetuoso che perpetua la razza. La Venere di Siracusa è la perfetta espressione della bellezza possente, sana e semplice. Questo busto stupendo, di marmo di Paros, è - dicono - La Venere Callipigia descritta da Ateneo e Lampridio, data da Eliogabalo ai siracusani. Non ha testa! E che importa? Il simbolo non è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l'autentica poesia della carezza. Schopenhauer scrisse che la natura, volendo perpetuare la specie, ha fatto della riproduzione una trappola. La forma di marmo, vista a Siracusa, è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico, la donna che nasconde rivela l'incredibile mistero della vita. È una trappola? Che importa! Essa chiama la bocca, attira la mano, offre ai baci la tangibile realtà della carne stupenda, della carne soffice bianca, tonda e soda e deliziosa da stringere. È divina, non perché esprima un pensiero, bensì semplicemente perché è bella.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Incipit di alcune opere, Viaggio in Sicilia

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“Vecchia ragazza, come va? | Beato chi ti conosceva già, | prima che ti andasse via dagli occhi tutto quel mare.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Vecchia valigia, n. 9
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“Allora dico che Palermo avrebbe voglia di dichiararsi capitale del Mediterraneo, ma ha paura di farlo. Servirebbe un gigantesco Piano Marshall di restauro dei beni storici e artistici del centro storico. Dovrebbero intervenire i privati, ma a Palermo i capitali privati puliti sono difficili da reperire. Palermo dovrebbe focalizzarsi sulle sue ricchezze nobiliari, se non ci fosse stata una stupida sperequazione immobiliare, via Libertà sarebbe potuta essere la più bella strada di una città del Mediterraneo.”

Philippe Daverio (1949) critico d'arte, giornalista e conduttore televisivo francese

Origine: Citato in Simonetta Trovato Giardini, ricchezza da custodire. Daverio: «È lì che si respirano i fasti del passato» http://gds.it/2015/06/26/giardini-ricchezza-da-custodire-daverio-e-li-che-si-respirano-i-fasti-del-passato_375535/, Giornale di Sicilia.it, 26 giugno 2015.

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“Il pianeta ha superato cose peggiori di noi. […] Ha superato terremoti, vulcani, placche tettoniche, deriva dei continenti, venti solari, macchie solari, tempeste magnetiche, inversione magnetica dei poli, centinaia di migliaia di anni di bombardamenti da parte di comete, asteroidi e meteore, inondazioni mondiali, onde anomale, incendi planetari, erosione, raggi cosmici, ere glaciali ricorrenti… E noi pensiamo che qualche sacchetto di plastica e qualche lattina di alluminio faranno la differenza? Il pianeta non va da nessuna parte. Noi sì! Noi andremo via! […] Solo un'altra mutazione fallita. Solo un altro vicolo cieco biologico. Un cul-de-sac evoluzionistico. Il pianeta ci scuoterà di dosso come un'infestazione di pulci.”

George Carlin (1937–2008) comico, attore e sceneggiatore statunitense

The planet has been through a lot worse than us. [...] Been through earthquakes, volcanoes, plate tectonics, continental drift, solar flares, sun spots, magnetic storms, the magnetic reversal of the poles.. hundreds of thousands of years of bombardment by comets and asteroids and meteors, worldwide floods, tidal waves, worldwide fires, erosion, cosmic rays, recurring ice ages... And we think some plastic bags and some aluminum cans are going to make a difference? The planet isn't going anywhere. We are! We are going away! [...] Just another failed mutation. Just another closed-end biological mistake. An evolutionary cul-de-sac. The planet'll shake us off like a bad case of fleas.
Jammin in New York

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“Via, via, in prigione. In prigione per mediocrità.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

da La regina morta, p. 143

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“Era il 1976, si giocava Irlanda del Nord – Olanda. Giocavo contro Johan Cruyff, uno dei più forti di tutti i tempi. Al 5° minuto prendo la palla, salto un uomo, ne salto un altro, ma non punto la porta, punto il centro del campo: punto Cruyff. Gli arrivo davanti gli faccio una finta di corpo e poi un tunnel, poi calcio via il pallone, lui si gira e io gli dico: 'Tu sei il più forte di tutti, ma solo perché io non ho tempo.”

George Best (1946–2005) calciatore nordirlandese

Origine: Citato in Cruijff e i grandi, da Best a Maradona e Guardiola: "Ha dipinto la Sistina..." http://www.gazzetta.it/Calcio/24-03-2016/cruijff-grandi-best-maradona-guardiola-capello-valdano-1401141455629.shtml,Gazzetta.it, 24 marzo 2016.

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“Balen ch'in un sol punto acceso muore, | polve ch'in alto si disperde al vento, | paglia che si dilegua in un momento, | fumo che via sen va sciolto in vapore, || […] o donne (e pur v'insuperbite tanto) | della vostra bellezza è men fugace.”

Alessandro Adimari (1579–1649) letterato italiano

da Balen ch'in un sol punto acceso muore
Origine: Citato in Frasi celebri della letteratura italiana, Vallardi, Milano, 1994, p. 7. ISBN 88-11-93614-4

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“I signori erano tutti iscritti al Partito, anche quei pochi, come il dottor Milillo, che la pensavano diversamente, soltanto perché il Partito era il Governo, era lo Stato, era il Potere, ed essi si sentivano naturalmente partecipi di questo potere. Nessuno dei contadini, per la ragione opposta, era iscritto, come del resto non sarebbero stati iscritti a nessun altro partito politico che potesse, per avventura, esistere. Non erano fascisti, come non sarebbero stati liberali o socialisti o che so io, perché queste faccende non li riguardavano, appartenevano a un altro mondo, e non avevano senso. Che cosa avevano essi a che fare con il Governo, con il Potere, con lo Stato? Lo Stato, qualunque sia, sono «quelli di Roma», e quelli di Roma, si sa, non vogliono che noi si viva da cristiani. C'è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c'è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Ci fanno ammazzare le capre, ci portano via i mobili di casa, e adesso ci manderanno a fare la guerra. Pazienza!
Per i contadini, lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte. Non importa quali siano le sue formule politiche, la sua struttura, i suoi programmi. I contadini non li capiscono, perché è un altro linguaggio dal loro, e non c'è davvero nessuna ragione perché li vogliano capire. La sola possibile difesa, contro lo Stato e contro la propaganda, è la rassegnazione, la stessa cupa rassegnazione, senza speranza di paradiso, che curva le loro schiene sotto i mali della natura.”

1990, pp. 67-68
Cristo si è fermato a Eboli

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“Va per negletta via | Ognor l'util cercando | La calda fantasia, | Che sol felice è quando | L'utile unir può al vanto | Di lusinghevol canto.”

Giuseppe Parini (1729–1799) poeta, librettista e traduttore italiano

da La salubrità dell'aria, 22, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 546

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“Siete qui per celebrar la conquista del Diluvio? Come mai celebrate una vittoria che vi ha lasciati conquistati? Poiché, col soggiogar i propri abissi, Noè non ha soggiogato i vostri, ma ha solo indicato la via per farlo. E guardate, i vostri abissi son pieni di collera e minacciano di farvi affondare. Se non avete superato il vostro Diluvio, voi non siete degni di questo Giorno. Ognuno di voi è un diluvio, un'arca e un capitano. Ma fino a che non sarà giunto il giorno in cui potrete sbarcar su una terra vergine ed appena lavata, non abbiate fretta di celebrar la vostra vittoria. Voi vorrete sapere come ha fatto l'Uomo a divenir un diluvio per se stesso. Ebbene, allorché il Divino Volere Supremo spaccò Adamo in due – sì da fargli conoscer se stesso e realizzar la sua identità con l'Uno – questi divenne un maschio ed una femmina; un Adamo maschio ed un Adamo femmina. Egli fu allora inondato di desideri, che erano il prodotto del Dualismo; desideri così numerosi, così variati nel colore, così immensi nella grandezza, così sregolati e così prolifici, che fino al giorno d'oggi l'Uomo è un relitto sulle loro onde. Un'onda non fa a tempo a sollevarlo ad altezze vertiginose, che un'altra lo trascina sul fondo. E ciò perché i suoi desideri sono appaiati, così come è appaiato egli stesso. E sebbene, in realtà, due opposti non fan che completarsi a vicenda, all'ignorante essi appaiono in conflitto e mai disposti a dichiarar un momento di tregua. È questo il diluvio che l'Uomo è chiamato a fronteggiar ora per ora, giorno per giorno, attraverso la sua lunga ed ardua vita dualistica. È questo il diluvio le cui possenti sorgenti, sgorgando dal cuore, trascinan voi nella loro precipitosa corsa. È questo il diluvio il cui arcobaleno non adornerà il vostro cielo prima che quest'ultimo abbia sposato la vostra terra e si sia identificato con essa. È da quando Adamo seminò se stesso in Eva che gli uomini stanno raccogliendo trombe d'aria e diluvi. Quando le passioni di un certo tipo predominano, la vita degli uomini viene a trovarsi sbilanciata; allora gli uomini vengono inghiottiti da un diluvio o dall'altro affinché l'equilibrio possa esser ristabilito.”

Mikha'il Nu'ayma (1889–1988) scrittore e poeta libanese

Origine: Il libro di Mirdad, pp. 254-255

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“Un essere nato uomo | e un altro nato gatto | camminano insieme | per la via rugiadosa.”

Shūson Katō (1905–1993)

Origine: Citato in Alessandro Paronuzzi (a cura di), 101 gatti d'autore. Grandi autori, da Benni a Sepúlveda, dalla Morante a García Márquez, da Eco a Twain hanno descritto un gatto, F. Muzzio, Padova, 1997, p. XIII. ISBN 88-7021-844-9

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“BERRETTA. Per questo solo adunque, che 'l porta l'oro, gli fai tante sberrettate? Oh dio, fussi io una braga piuttosto che una berretta! Orsù per tua fe', non più, andiamo pur via. La prima lucerna da olio ch'io trovo, ho deliberato darli dentro e coprirmi tutta; almeno s'io sarò macchiata d'olio, so che non mi porterai più a vedere tanta iniustizia.”

Pandolfo Collenuccio (1444–1504) umanista, storico e poeta italiano

da Apologo intitulato Filotimo a lo illustrissimo Principe Ercule inclito Duca di Ferrara, composto per Messer Pandolfo Coldenose da Pesaro, p. 84
Alla TESTA
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“[rivolto ad uno studente] Lei è un vigliacco, vigliacco. […] Dovete ringraziare la sensibilità delle forze dell'ordine che vi avrebbero spazzato via in due minuti.”

Ignazio La Russa (1947) politico italiano

17 dicembre 2010, durante la trasmissione AnnoZero; citato da SkyTG24 http://tg24.sky.it/tg24/politica/2010/12/17/la_russa_annozero_attacco_studenti_bagarre_con_di_pietro.html

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“In Sicilia mi sono trovato molto bene, ho avuto una grandissima collaborazione da parte di tutti, veramente enorme. Taormina la conoscevo di notte, perché io arrivavo nel pomeriggio, semmai prendevo un David o un Nastro d'Argento, e la mattina me ne andavo via. Però ho avuto modo di girare un po' intorno, Taormina e posti limitrofi. E mi sono reso conto, conoscendo già altre zone della Sicilia, che la Sicilia è veramente una delle più importanti e belle regioni d'Italia. È veramente bella. Ho fatto un giorno una gita a Noto e io sono rimasto a bocca aperta. Noi italiani, e non voglio fare adesso pubblicità alla Sicilia, andiamo sempre nei luoghi turistici canonici, ma ci sono dei gioielli nascosti in Sicilia che andrebbero veramente visti. È una cosa che veramente mi ha lasciato senza fiato, meravigliosa, per eleganza, il sincretismo tra architettura normanna, Magna Grecia, i colori…Poi ero pure in autunno, quindi quei bei colori estivi, forti, rossi, non c'erano.”

Carlo Verdone (1950) attore e regista italiano

Origine: Dall'intervista realizzata nel quadro del programma Sensi Contemporanei-Cinema e Audiovisivo del Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione e Mibac-Direzione Generale Per il Cinema; in collaborazione con l'Assessorato dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana e Siciliafilm Commission. Video https://www.youtube.com/watch?v=_aE1vXERZbE disponibile su Youtube.com.