Frasi su confronto

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema confronto, essere, vita, fatto.

Frasi su confronto

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“In generale, io non ho amici. Gli amici vanno e vengono; io ho perso la fiducia. Io credo di stare con persone che credono di essere miei amici. E io penso che ci siano persone che probabilmente nel loro cuore credono di provare amicizia nei miei confronti o essere miei amici. Ma loro non sono miei amici, perché quello che ho imparato è che la paura è più forte dell'amore.”

Tupac Shakur (1971–1996) rapper, attivista e attore statunitense

On the whole, I don't have any friends. Friends come and go; I've lost my trust factor. I believe I have people who think they're my friend. And I believe that there are people probably in their heart who are friends toward me or are friends to me. But they're not my friends, because what I learned is that fear is stronger than love.
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“Il valore di un uomo si rivela nell'istante in cui la vita si confronta con la morte.”

Yukio Mishima (1925–1970) scrittore, drammaturgo e saggista giapponese

da Lezioni spirituali per giovani samurai e altri scritti
Lezioni spirituali per giovani Samurai, Incipit

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“[In tema di aborto] Kant ci ha insegnato che l'uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo. Obbligare le donne alla generazione ogni volta che sono, rimangono incinte, significa trattare il corpo delle donne come mezzo di riproduzione, ma trattare il corpo della donna come mezzo di riproduzione confligge appunto con l'indicazione di Kant, che poi non è solo quella di Kant ma anche l'indicazione cristiana, che l'uomo va trattato come un fine e non come un mezzo, che l'uomo è persona e non strumento di generazione. Il problema si ripropone in Italia a causa della sudditanza generalizzata dei politici italiani nei confronti delle esigenze della Chiesa cattolica: io quando vedo le genuflessioni sia a destra che a sinistra nei confronti della Chiesa cattolica, mi domando: dov'è mai lo Stato italiano? Il quale per definizione come ogni Stato deve essere laico, intendendo con la parola laico, laico è una parola greca che vuol dire "bene comune". Allora il laico è colui che deve farsi carico delle istanze di tutti, non delle istanze di un principio di fede: questa è una cosa molto importante. I laici ritengono poi di non poter disporre di una morale che non discenda dal voler di Dio, ma una morale che discende dal volere di Dio è tipica delle morali primitive, dove gli uomini non sapendo dare delle leggi a se stessi hanno dovuto ancorarla ad una volontà superiore. Ma dopo abbiamo avuto l'illuminismo, abbiamo cominciato a ragionare; anche se con poco coraggio, il nostro cervello lo sappiamo anche usare. E allora a questo punto è possibile benissimo costruire una morale laica, fondata innanzitutto su quel principio di Kant che abbiamo segnalato, e poi su un altro principio, molto importante: che la morale è fatta per gli uomini, non gli uomini per la morale. Questa è un'altra frase di Kant che fa, che riproduce esattamente con un altro linguaggio quello che Gesù Cristo aveva detto: il sabato è fatto per gli uomini, non gli uomini per il sabato. Cioè: guai a piegare l'uomo alla legge e assumere la legge come giudizio nei confronti dell'uomo, perché quello che c'è da salvare non è il principio della legge, quello che c'è da salvare è l'uomo.”

Umberto Galimberti (1942) filosofo e psicoanalista italiano

dall'intervento radiofonico Corpo delle donne, Podcast Radio Feltrinelli

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“Definire la libertà come indipendenza nasconde un pericoloso equivoco. Non esiste per l'uomo indipendenza assoluta (un essere finito che non dipenda da nulla, sarebbe un essere separato da tutto, eliminato cioè dall'esistenza). Ma esiste una dipendenza morta che lo opprime e una dipendenza viva che lo fa sbocciare. La prima di queste dipendenze è schiavitù, la seconda è libertà. Un forzato dipende dalle sue catene, un agricoltore dipende dalla terra e dalle stagioni: queste due espressioni designano realtà ben diverse. Torniamo ai paragoni biologici che sono sempre i più illuminanti. In che consiste il "respirare liberamente"? Forse nel fatto di polmoni assolutamente "indipendenti"? Nient'affatto: i polmoni respirano tanto più liberamente quanto più solidamente, più intimamente sono legati agli altri organi del corpo. Se questo legame si allenta, la respirazione diventa sempre meno libera e, al limite, si arresta. La libertà è funzione della solidarietà vitale. Ma nel mondo delle anime questa solidarietà vitale porta un altro nome: si chiama amore. A seconda del nostro atteggiamento affettivo nei loro confronti, i medesimi legami possono essere accettati come vincoli vitali, o respinti come catene, gli stessi muri possono avere la durezza oppressiva della prigione o l'intima dolcezza del rifugio. Il fanciullo studioso corre liberamente alla scuola, il vero soldato si adatta amorosamente alla disciplina, gli sposi che si amano fioriscono nei "legami" del matrimonio. Ma la scuola, la caserma e la famiglia sono orribili prigioni per lo scolaro, il soldato o gli sposi senza vocazione. L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare. Così il problema della libertà non si pon in termini di indipendenza, ma in termini di amore. La potenza del nostro attaccamento determina la nostra capacità di libertà. Per terribile che sia il suo destino, colui che può amare tutto è sempre perfettamente libero, ed è in questo senso che si è parlato della libertà dei santi. All'estremo opposto, coloro che non amano nulla, hanno un bello spezzare catene e fare rivoluzioni: rimangono sempre prigionieri. Tutt'al più arrivano a cambiare schiavitù, come un malato incurabile che si rigira nel suo letto.”

Gustave Thibon (1903–2001) filosofo e scrittore francese

Origine: Ritorno al reale, p. 109-110

“[Su come capire quando si è davvero innamorati di qualcuno] Quando a fatica riesci a pensare ad altro, quando tua madre ti chiede ripetutamente perché stai sorridendo, quando la respirazione cambia, quando ti rendi conto che non puoi stare più lontana di un metro da lui, quando tutte le percezioni sono esasperate, quando Brad Pitt non ti fa né caldo né freddo, quando sei insospettabilmente allegra, quando ti sforzi di non rompergli le scatole ogni minuto, quando ascolti la tua voce che dice ti amo, quando ti sembra di non poter sopravvivere alla sua mancanza, quando diventi pazza per ogni suo piccolo gesto, quando ti senti di essere di sua proprietà esclusiva, quando ti incanti e ti attardi a guardare un albero, il cielo, una tenda, il muro o anche la punta delle tue scarpe, quando il rispetto è totale, quando, tu che odi il calcio, stai a guardare una raffica di partite fingendo di capirci qualcosa, quando ti si scioglie il cuore a un suo sottinteso, quando ti guardi e non ti vedi bella abbastanza, quando una sua chiamata sposta il ritmo del tuo cuore, quando hai voglia di urlarlo al mondo intero, quando ti rendi conto di essere più disponibile nei confronti della odiosa signora del piano di sopra, quando gli compreresti fasci di rose rosse, quando alla più piccola incomprensione piangi come un vitello, quando hai capito il motivo per il quale ti hanno messo su questa terra, quando temi per la sua incolumità fisica come se fosse un figlio, quando sei disposta a lasciare tutto pur di avere lui. Allora sei sulla buona strada.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

dalla rubrica "Mina per voi" http://minapervoi.vanityfair.it/2011/10/28/come-si-capisce-che-e-vero-amore/, 28 ottobre 2011
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“La crudeltà nei confronti degli animali induce alla crudeltà anche verso gli uomini.”

Publio Ovidio Nasone (-43–17 a.C.) poeta romano

Saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homines.
Origine: Citato in Stefano Rodotà (a cura di), Trattato di biodiritto: ambito e fonti del biodiritto, Giuffrè, Milano, 2010, p. 20 http://books.google.it/books?id=IWCG6FPQK7gC&pg=PA20. ISBN 88-14-15909-2

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“Io credo che occorra rendersi conto che questa non è una lotta personale tra noi e la mafia. Se si capisse che questo deve essere un impegno - straordinario nell'ordinarietà - di tutti nei confronti di un fenomeno che è indegno di un paese civile, certamente le cose andrebbero molto meglio.”

Giovanni Falcone (1939–1992) magistrato italiano

Origine: Dall'intervista di Corrado Augias, Telefono Azzurro http://www.raiplay.it/video/2017/04/Lintervento-a-Telefono-giallo-a05be0c9-cb0c-4b9b-b308-44a7fdd0a0ea.html, 1991.

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Vorrei tanto un mondo senza giudizi nei confronti degli altri, emessi sulla base di una cosiddetta condizione sociale, vorrei un mondo dove sia capita fino in fondo la vera essenza dell'amore e un mondo dove siano rispettati al massimo e da tutti i diritti degli animali e la natura in generale.”

Carlo Zannetti (1960) chitarrista, cantautore e scrittore italiano

Origine: Dall intervista con Carlo Zannetti http://ilpopoloveneto.blogspot.it/2015/06/il-paradiso-di-levon-intervista-con.html, Il Popolo Veneto.it, 17 giugno 2015.

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“«Ogni notte lo uccido di nuovo» confessò Robert. «Mille morti, diecimila morti sono niente al confronto di quello che meritava.»”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Re Robert Baratheon
su Rhaegar Targaryen
2016, p. 53
Il Trono di Spade

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“Sono molto contenta quando gli uomini che rispetto si sposano con delle donne in gamba. L'attrazione che un uomo prova nei confronti dell'intelligenza è uno dei migliori parametri per valutarne il carattere.”

Annalina Aldurren a Kahlan Amnell
I do love it when men I respect marry smart women. Nothing marks a man's character better than his attraction to intelligence.
L'anima del fuoco

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“Gran professione quella dell'ingegnere!
Con l'aiuto della scienza ha il fascino di trasformare un pensiero in linee di un progetto per realizzarlo poi in pietra o metallo o energia. Quindi creare lavoro e case per gli uomini elevando il tenore di vita e aggiungendone conforto.
Questo è il grande privilegio dell'ingegnere e anche il grande rischio perché le sue opere, a confronto di quelle di altri uomini e professionisti, sono all'aperto, sotto lo sguardo di tutti.
I suoi atti – passo, passo – sono di dura materia.
L'ingegnere non può seppellire i suoi errori nella tomba come i medici; né può trasformarli in aria sottile o darne colpa ai giudici come gli avvocati. Egli non può coprire i suoi insuccessi con alberi o rampicanti come gli architetti, né, come i politici, riversare gli errori sugli oppositori sperando che la gente dimentichi. L'ingegnere, semplicemente, non può negare quello che ha fatto e viene condannato se l'opera non regge.
D'altra parte, in contrasto con quella dei medici, la sua non è vita in mezzo ai deboli, né la distruzione è il suo scopo, come per i militari, e le contese non sono il suo pane quotidiano come per l'avvocato.
All'ingegnere compete rivestire di vita, conforto e speranza lo scheletro della scienza.
Con il passare degli anni senza dubbio la gente, se mai lo ha saputo, dimentica l'ingegnere che ha costruito. Qualche politico avrà posto il suo nome o quella sarà stata attribuita a qualche promotore che ha fatto uso del denaro altrui.
L'ingegnere, con una soddisfazione che poche professioni conoscono, gode dei benefici senza fine che scaturiscono dai suoi successi: il verdetto dei suoi colleghi è il solo titolo d'onore che egli desidera. (da The Memoirs of Herbert Hoover: Years of Adventure, 1874-1929”

Herbert Hoover (1874–1964) 31º presidente degli Stati Uniti d'America

1951), cap. 11, "The Profession of Engineering"

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“Prima vennero per i comunisti | e io non alzai la voce | perché non ero un comunista. | Poi vennero per i socialdemocratici | e io non alzai la voce | perché non ero un socialdemocratico. | Poi vennero per i sindacalisti | e io non alzai la voce | perché non ero un sindacalista. | Poi vennero per gli ebrei | e io non alzai la voce | perché non ero un ebreo. | Poi vennero per me | e allora non era rimasto nessuno | ad alzare la voce per me.”

dal discorso sull'atteggiamento lassista nei confronti dei nazisti; citato in Magdi Allam, Viva Israele, Mondadori
Una parafrasi della poesia di Martin Niemöller è spesso attribuita erroneamente a Brecht.
Prima vennero
Origine: Harold Marcuse, Martin Niemöller's famous quotation: "First they came for the Communists" What did Niemoeller really say? Which groups did he name? In what order? http://www.history.ucsb.edu/faculty/marcuse/niem.htm. Uno studio sull'origine della più famosa citazione attribuita a Martin Niemöller. Vedi anche Prima vennero....

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“La fede cattolica, non solo non teme questo poderoso confronto della sua umile dottrina con le meravigliose ricchezze del pensiero scientifico moderno, ma lo desidera.”

Papa Paolo VI (1897–1978) 262° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Gloria a Dio e onore a voi uomini artefici della grande impresa

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“Cantare con Mina è stata una gioia immensa, È meravigliosa non solo la qualità, ma anche la cura che ha dimostrato nei confronti della canzone.”

Giorgia (1971) cantautrice, musicista e produttrice discografica italiana

sul duetto con Mina Poche parole per il suo album Stonata
Origine: Citata nell'articolo Giorgia e Mina, un duetto in "Poche parole", Il Messaggero del 30 ottobre 2007.

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“Camminare in una foresta tra due siepi di felci trasfigurate dall'autunno, ecco un trionfo. Che cosa sono al confronto suffragi e ovazioni?”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

L'inconveniente di essere nati

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“Nobiltà, non occorre essere nati nobili per avere l'andatura del cammello | o della giraffa che regge bene il confronto col leone.”

Léopold Sédar Senghor (1906–2001) politico e poeta senegalese

Elegia degli alisei, p. 16
Poesie dell'Africa

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“Il dramma delle culture, infatti – compresa quella europea –, è consistito in passato nel fatto che i loro primi contatti reciproci sono stati quai sempre appannaggio di gente della peggior risma: predoni, soldataglie, avventurieri, criminali, mercanti di schiavi e via dicendo. Talvolta, ma di rado, capitava anche gente diversa, come missionari in gamba, viaggiatori e studiosi appassionati. Ma il tono, lo standard, il clima fu conferito e creato per secoli dall'internazionale della marmaglia predatrice che non badava certo a conoscere altre culture, a cercare un linguaggio comune o a mostrare rispetto nei loro confronti. Nella maggior parte dei casi si trattava di mercenari rozzi e ottusi, privi di riguardi e di sensibilità, spesso analfabeti, il cui unico interesse consisteva nell'assaltare, razziare, uccidere. Per effetto di queste esperienze le culture, invece di conoscersi a vicenda, diventavano nemiche o, nel migliore dei casi, indifferenti. I loro rappresentanti, a parte i mascalzoni di cui sopra, si tenevano alla larga, si evitavano, si temevano. Questa manipolizzazione dei rapporti interculturali da parte di una classe rozza e ignorante ha determinato la pessima qualità dei rapporti reciproci. Le relazioni interpersonali cominciarono a venir classificate in base al criterio più primitivo: quello del colore della pelle. Il razzismo divenne un'ideologia per definire il posto della gente nell'ordinamento del mondo. Da una parte i Bianchi, dall'altra i Neri: una contrapposizione dove spesso entrambe le parti si sentivano a disagio.”

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“La crudeltà nei confronti degli animali non è conciliabile né con una vera cultura né con una vera erudizione. Essa è una dei vizi caratteristici di un popolo rozzo e ignobile.”

Alexander Von Humboldt (1769–1859) naturalista, esploratore e botanico tedesco

Origine: Citato in AA.VV., Animal Agenda 2012, Terra Nuova edizioni, Firenze, 2011, 25 aprile. ISBN 88-88819-82-2

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“Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva. La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l'antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d'un uomo che sta riflettendo, guardate in quell'anima, in quell'oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest'infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita!”

I, III, VII; 1981
I miserabili
Variante: V'è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo;
v'è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima.
Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva. La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l'antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d'un uomo che sta riflettendo, guardate in quell'anima, in quell'oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest'infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita!

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“Se vinci c'è una specie di timore nei tuoi confronti; quando perdi, invece, quelli che sono stati zitti si sentono più forti.”

Federica Pellegrini (1988) nuotatrice italiana

Origine: Citato in La Pellegrini replica a Montano "Io stronzetta? Cattiveria gratuita" http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Nuoto/28-08-2012/pellegrini-replica-montano-io-stronzetta-cattiveria-gratuita-912414320945.shtml, Gazzetta.it, 28 agosto 2012.

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“Piuttosto mi piacerebbe dire una parola in più, ma non ai giudici, piuttosto ai maestri, ai genitori e ai ragazzi. Se cioè tutti quei begli argomenti sull'obiezione di coscienza si possano applicare anche dal ragazzo nei confronti dei genitori o del maestro.”

Lorenzo Milani (1923–1967) sacerdote, insegnante e scrittore italiano

da Lettera all'avvocato Adolfo Gatti dell'8 gennaio 1966 in A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca, Chiarelettere, Milano 2011

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“[Apprezzamenti ed epiteti espressi nei confronti di Umberto Bossi, nel 1994, in una serie di battibecchi polemici dopo la formazione del nuovo governo] "Bossi è un incolto, buffone, arrogante, isterico, arabo levantino mentitore, lo schiaccerò come una sogliola. Se mi si ripresenta lo caccio a pedate nel sedere”

Gianfranco Miglio (1918–2001) giurista, politologo e politico italiano

18 maggio), "Un botolo ringhioso attaccato ai pantaloni di Berlusconi", "Se gli dicessero che, per entrare nella stanza dei bottoni, deve travestirsi da donna, correrebbe a infilarsi la gonna e a darsi il belletto" (10 agosto) (citato in Marco Travaglio, Miglio col bene che ti voglio, l'Espresso 24 aprile 2009)

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“Si dice che ci sono quattro tipi di cavalli: eccellenti, buoni, mediocri e cattivi. Il migliore correrà piano o forte, a destra o a sinistra, secondo la volontà del cavaliere, ancor prima di vedere l'ombra della frusta; il secondo miglior cavallo farà tutto bene come il primo, ma un attimo prima che la frusta lo raggiunga; il terzo correrà quando avvertirà dolore sul corpo; il quarto correrà solo dopo che il dolore gli sarà penetrato fin nel midollo delle ossa. Immaginate un po' quanto è difficile per il quarto cavallo imparare a correre! Ascoltando questa storia, quasi tutti vorremmo essere il cavallo migliore. Se non è possibile essere il migliore, vogliamo essere il secondo dopo di lui. È questo, credo, il modo consueto di intendere questa storia e lo Zen. Può darsi che pensiate che, sedendo in zazen, scoprirete se siete tra i migliori cavalli o tra i peggiori. Qui, tuttavia, ci troviamo di fronte a un fraintendimento dello Zen. Se pensate che scopo della pratica zen sia addestrarvi a diventare uno dei cavalli migliori, allora avrete veramente un grosso problema. Ma non è questo il retto intendimento. Se praticate lo Zen nel modo giusto non ha alcuna importanza che voi siate il cavallo migliore o peggiore. Se considerate la misericordia del Buddha, quale pensate sia l'atteggiamento del suo cuore nei confronti dei quattro tipi di cavalli? Egli avrà più simpatia per i peggiori che non per i migliori. Quando siete decisi a praticare lo zazen con la grande mente di Buddha, scoprirete che il cavallo peggiore è quello che vale di più. Proprio nelle vostre imperfezioni troverete la base per la vostra mente ferma, la mente che cerca la via.”

Shunryū Suzuki (1904–1971) monaco buddhista

Origine: Mente Zen, Mente di principiante, pp. 33-34

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