Frasi su palazzo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema palazzo, grande, città, due-giorni.

Frasi su palazzo

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“Rinunziare alla lotta significa rinunciare alla vita.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

Palazzo Chigi, 20 dicembre 1923; da Scritti e discorsi, vol. III, p. 290
Citazioni tratte dai discorsi

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“Così pur di sopravvivere rischiamo la vita.”

Dario Fo (1926–2016) drammaturgo, attore, scrittore, paroliere e scenografo italiano

dal quadro sui licenziati Wagon Lits sulla torre Binario 21, esposto alla mostra "Lazzi sberleffi dipinti", Milano, Palazzo Reale, 2012
Origine: Il Giorno, 8 aprile 2012 http://www.dariofo.it/content/stampa-da-natale-pasqua-sulla-torre-e-dario-fo-incontra-i-lavoratori

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“La nostra stella polare, o signori, è di fare che la città eterna sovra la quale venticinque secoli accumularono ogni genere di gloria diventi la splendida capitale del Regno italico.”

Camillo Benso Cavour (1810–1861) politico e patriota italiano

11 ottobre 1860, riportata in una targa posta nella Sala Cavour di Palazzo Madama
Origine: Dal sito istituzionale del Senato http://www.senato.it/relazioni/21612/21690/30823/31235/56711/56752/genfoto.htm

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“Sono due città simili, Napoli come Istanbul si è lasciata il suo antico splendore alle spalle… ma mentre a Napoli c'è ancora traccia del passato, nei musei, nei palazzi, nelle strade, a Istanbul tutto è andato bruciato, distrutto… Eravamo troppo occupati a sopravvivere.”

Orhan Pamuk (1952) scrittore e saggista turco

Origine: Da un'intervista di Luigia Sorrentino, Rainews24 http://www.rainews24.it/ran24/rubriche/incontri/interviste/pamuk_intervista.asp, settembre 2006.

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“Noi tireremo diritto.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

Palazzo Venezia, Roma, 8 settembre 1935; da Scritti e discorsi, vol. IX, 215
Citazioni tratte dai discorsi

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“Il mare oggi mi vede, il mondo gira con i suoi pianeti e stelle cosmiche accese da luci laser e scie di fuoco in un cielo spento da fontane di acqua di luce senza limiti nell'infinito eterno. Un giorno vicino mi guarderai ma io non riuscirò più a vederti perché sarò anni luce da te. Le prospettive dei progetti e cantieri eretti da palazzi vetrati di specchi creano cloni di individui che si riproducono di continuo e nuovi mondi si formano con città, mari, soli artificiali. Passato presente futuro Il centro del mondo con melodie di note vibrano lungo le orbite dell'infinito, accompagnati da scie di cavalli dorati e trasparenti delfini pesci, balene, elefanti sospesi nell'aria che galleggiano nel cielo in folli corse Rivedo tutti dappertutto e alzo gli occhi al cielo portando in alto la terra e formano un paradiso gigante. Volo leggero e non vedo più nulla e il pensiero volge è affonda tra i tuoi magnifici occhi che in rilievo manifestano gioia e sorrisi, un bagno caldo di emozioni spensieratezza tra la luce del tuo dolce sguardo che conquista ed attrae, perché spaziale e le tue orbite di energia fulminante corrono attorno ad emozioni trasparenti illuminando il desiderio. Mi inondi di amore con tua aurea di pace e benessere sento i brividi quando il tuo sguardo mi scalda e lievito in alto proteggendo e assaporando la tua freschezza delicata che mi inebria Sento vibrare la tua voce quando ti lascio e i sorrisi contagiosi che mi esaltano dentro quegli occhi profondi c'è un oceano di saggezza che corre via e mi sfuggono. Onde pacifiche di piacere da assaporare dolcemente senza fine e gustare il tuo profumo che si scioglie tra le mie labbra pallide Tu plachi la mia sete come neve che si scioglie in bocca, con un sussurro, un suono che sale dentro me, fino in fondo per sentire la tua musica così soave attraversare il mio animo che inebriano il respiro fondendo il cuore con passione”

Dani67

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Colui al quale confidate il vostro segreto, diventa il padrone della vostra libertà.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

Origine: Da Mémoires; citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, Il libro dei mille savi, Hoepli, 1945<sup>2</sup>.

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“Caro signor professore,
alla fine sarei stato molto più volentieri professore basileese che Dio; ma non ho osato spingere così lontano il mio egoismo privato, da tralasciare, per causa sua, la creazione del mondo. Lei vede, bisogna fare sacrifici, come e dove si viva. – Tuttavia, mi sono riservata una piccola camera da studente che si trova di fronte al Palazzo Carignano (– nel quale sono nato come Vittorio Emanuele) e oltre a ciò permette di sentire, dal proprio tavolo di lavoro, la magnifica musica nella Galleria Subalpina. Pago 25 franche con servizio, preparo il mio tè e faccio tutte le spese da solo, soffro di stivali rotti e ringrazio ogni momento il cielo per il vecchio mondo, per il quale gli uomini non sono stati abbastanza semplici e silenziosi. – Poiché sono condannato a intrattenere la prossima eternità con cattive spiritosaggini, ho qui un'attività scrittoria, che invero non lascia nulla a desiderare, molto carina e nient'affatto faticosa. La posta è a cinque passi, imbuco io stesso le lettere per trasmettere il grande fogliettonista "der grende monde". Naturalmente, sono in stretti rapporti con il Figaro, e affinché lei abbia un'idea di quanto io possa essere innocuo, ascolti le mie prime due cattive spiritosaggini:
Non prenda troppo sul serio il caso Prado. Io sono Prado, sono anche il padre di Prado, oso dire che sono anche Lesseps…. Vorrei dare ai miei parigini, che amo, una nuova idea – quella del criminale dabbene.
Seconda spiritosaggine. Saluto gli immortali. Daudet appartiene ai quarante.
Astu”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

da una lettera a Jacob Burckhardt del 5 gennaio 1889

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“L'Europa si è ridotta a portare le sue chiese senza Dio, i suoi palazzi senza re come gioielli scintillanti sul seno sfatto.”

Pierre Drieu La Rochelle (1893–1945) scrittore e saggista francese

Origine: Da Le jeune européen, Gallimard, 1927; citato in Ideario antiborghese, a cura di Mario Bozzi Sentieri, Edizioni Il Settimo Sigillo, 1989.

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“[Jean Paul] Egli non cantava nei palazzi dei gran signori, non scherzava con la sua lira alla tavola dei ricchi.”

Karl Ludwig Borne (1786–1837) scrittore

Origine: Citato in Arnfried Edler, Schumann e il suo tempo (Robert Schumann und Sein Zeit), traduzione di Laura Dallapiccola, E.D.T. Torino, 1991.

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“Ne ho visti morire tanti, e se nessuno torna vuol dire che non ci si trovano male.”

Giuseppe Marotta (scrittore) (1902–1963) scrittore e sceneggiatore italiano

citato in Fernando Palazzi, Dizionario degli aneddoti, Baldini Castoldi Dalai, 2000
Citazioni di Giuseppe Marotta

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“C'è che se si mettono a raffronto i due rivali come faccia, come presenza, come eloquio, come cordialità, insomma come simpatia umana, non c'è dubbio che Albertini ne ispira molto meno di Fumagalli, anzi diciamo la verità tutta intera: non ne ispira punta. Ed io, cittadino ed elettore milanese, proprio di questo sentivo il bisogno: di un sindaco antipatico, di faccia arcigna e poco invogliante alla pacca sulla spalla, al confidenziale "tu" e al pappecciccia coi sottoposti, e poco, anzi punto disponibile a quelle benevolenze, condiscendenze e indulgenze che rappresentano le supposte di glicerina di tutte le corruzioni. […] Con Albertini ho parlato una sola volta. Ma mi è bastata per capire che, per rendersi antipatico, non ha bisogno di fare sforzi. Basta che si mostri com'è e come spero che rimanga: una specie di Molotov di Palazzo Marino, chiuso nei suoi caparbi niet, diffidente, scostante e culdipietra. Che abbia una compagna fermamente decisa a non partecipare alla vita pubblica del compagno, anche questo ci va bene. Quella di Molotov, quando pretese esercitarvi qualche interferenza, Stalin la fece rinchiudere in un lager senza nemmeno informarne il marito che, seguitando a fare il suo ministro degli Esteri, non ebbe mai il coraggio di chiedergli dove l'aveva mandata e perché. Ma questa è un'altra storia che non ha nulla a che fare con Albertini, cui volevamo soltanto ricordare che il voto l'abbiamo dato a lui, non al Polo. E che gliel'abbiamo dato come segno e pegno di antipatia, nella speranza che a noi e a tutti la ricambi e che ne dia subito una prova levandosi di torno, anche a costo di qualche spintone, certi figuri che, al momento della proclamazione, si sono affrettati a gettargli sulle spalle il loro mantello di protettori e a sventolargli sulla testa le loro bandiere. Si ricordi, signor Sindaco, che noi abbiamo votato per lei, non per questi papponi.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Sì, ho tradito l' Ulivo. 13 maggio 1997, p. 1

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“Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

Discorso del 18 novembre 1940 dal balcone di Palazzo Venezia
Citazioni tratte dai discorsi

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“[…] a destare la vera e feconda scintilla dell'arte quattrocentista in Venezia giunse il soave pittore Gentile da Fabriano il quale dipinse nel palazzo pubblico di Venezia, per ordine del Senato, una grande battaglia navale. Quel bell'affresco andò poi distrutto, forse nel famoso incendio del 1577; ma l'influenza del delicato pittore umbro fu feconda ed ispirò il primo vero periodo dell'arte Veneta; […].”

Evelyn Franceschi Marini (1855–1920) storica dell'arte, giornalista e scrittrice italiana

Origine: Gentile, pur se attivo in varie regioni italiane, tra cui l'Umbria, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e il Lazio, era nato nella marchigiana Fabriano.
Origine: Antichi pittori italiani, p. 492

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“La strada dell'eccesso porta al palazzo della saggezza.”

William Blake (1757–1827) poeta, incisore e pittore inglese

Il Matrimonio del Cielo e dell'Inferno, Proverbi dell'inferno

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“Dopo il 1494, sendo stati i principi della città cacciati da Firenze, e non vi essendo alcuno governo ordinato, ma più tosto una certa licenza ambiziosa, ed andando le cose publiche di male in peggio; molti popolari, veggendo la rovina della città, e non ne intendendo altra cagione, ne accusavano la ambizione di qualche potente che nutrisse i disordini, per potere fare uno stato a suo proposito, e tôrre loro la libertà; e stavano questi tali per le logge e per le piazze, dicendo male di molti cittadini, minacciandogli che, se mai si trovassino de' Signori, scoprirebbero questo loro inganno, e gli gastigarebbero. Occorreva spesso che di simili ne ascendeva al supremo magistrato; e come egli era salito in quel luogo, e che vedeva le cose più da presso, conosceva i disordini donde nascevano, ed i pericoli che soprastavano, e la difficultà del rimediarvi. E veduto come i tempi, e non gli uomini, causavano il disordine, diventava subito d'un altro animo, e d'un'altra fatta; perché la cognizione delle cose particulari gli toglieva via quello inganno che nel considerarle generalmente si aveva presupposto. Dimodoché, quelli che lo avevano prima, quando era privato, sentito parlare, e vedutolo poi nel supremo magistrato stare quieto, credevono che nascessi, non per più vera cognizione delle cose, ma perché fusse stato aggirato e corrotto dai grandi. Ed accadendo questo a molti uomini, e molte volte, ne nacque tra loro uno proverbio che diceva: Costoro hanno uno animo in piazza, ed uno in palazzo.”

libro I, cap. XLVII
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio

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“Mi vergogno di essere servo; guerra ai palazzi, pace alle capanne.”

Georg Büchner (1813–1837) scrittore e drammaturgo tedesco

da una lettera alla famiglia, aprile 1834

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