Frasi su primo
pagina 3

Noel Gallagher photo
Carmelo Bene photo
Raimon Panikkar photo
Fabri Fibra photo
Oreste Benzi photo
Gianni Clerici photo

“La volta che a San Siro scoppiò un grande applauso perché finalmente, dopo anni, aveva sbagliato un passaggio. O quell'altra che da fuori area colpì la traversa così forte, ma così forte, che il pallone rimbalzò oltre la metà campo e il Milan rischiò di prender gol in contropiede. Quante razioni di buonumore, caro vecchio Nils, e quante lezioni di calcio, in campo e fuori. Con quella maschera alla Buster Keaton e quell'italiano sussurrato che nemmeno dopo cinquant'anni e passa di residenza contemplava i verbi ausiliari e certe consonanti: loro abastansa bene; noi jocato melio. Un signore prima che un campione. Un educatore prima che un allenatore. Non c'era il gusto, o forse il vizio, delle statistiche ai tempi in cui giocava: ma non risulta che sia mai stato ammonito. Così come non c'è traccia di atteggiamenti men che composti nella sua lunga carriera di allenatore, altro che area tecnica tratteggiata col gesso come usa oggi dinanzi alla panchina: il massimo del compiacimento, piuttosto che del disappunto, erano le gambe che si scavallavano per riaccavallarsi dall'altra parte. Questo ovviamente non significava distacco, come ai tempi nostri della recita elevata a sistema si potrebbe pensare: semplice, quanto ferreo, autocontrollo nervoso. Quel matto di Altafini pensò di ripetere al barone lo scherzo riuscito l'anno prima con Rocco: rannicchiarsi tutto nudo nell'armadio dell'allenatore e saltar fuori urlando quando quello lo apriva. La differenza è che il Paròn era saltato per aria dallo spavento: Liedholm alzò un sopracciglio e ricordò al centravanti che il suo ripostiglio era un altro. Due scudetti da allenatore, Milan e Roma. Il primo nel '79, con un gioco offensivo imperniato su di un unico attaccante, Chiodi, la cui caratteristica principale era quella di non segnare mai. Il secondo nell'83, con il povero Di Bartolomei finto libero supportato dalla velocità di Vierchowod. Fu allora che Boniperti provò a chiamarlo alla Juventus: per sentirsi rispondere, grazie presidente, ma sarebbe tropo fascile. Quattro titoli da giocatore dopo l'oro olimpico a Londra '48 con la Svezia. Un maratoneta illuminato, lo stantuffo inesauribile al servizio del talento di Gren e della potenza di Nordhal. Chi ha visto giocare il trio svedese del Gre-No-Li, con tutto il rispetto per quello olandese a cavallo degli anni '90, ne conserva un ricordo insuperato. Chi ha ascoltato lo storico trio radiofonico di Tutto il calcio minuto per minuto, non avrà dimenticato che a dosare la verve dei due più celebri solisti, Enrico Ameri e Sandro Ciotti, c'era dallo studio centrale la voce di Roberto Bortoluzzi. Se n'è andato anche lui, nel pomeriggio di ieri, ultimo testimone di una grande stagione radiofonica che ha dispensato a generazioni di tifosi emozioni, gioie, sofferenze: con il timbro di una classe senza eguali.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

6 novembre 2007

Haruki Murakami photo
Fabio Caressa photo
Ghemon photo
Nesli photo
Jovanotti photo
Corrado Guzzanti photo
Maria Montessori photo
Ronaldinho photo
Marc Levy photo
Irène Némirovsky photo
George Orwell photo
J. D. Salinger photo
Keanu Reeves photo
Marcel Proust photo
George R. R. Martin photo
Ayrton Senna photo
Oscar Wilde photo
Italo Calvino photo
Anne Rice photo
Woody Allen photo

“Le innovazioni sartoriali di Spiffy erano leggenda e lui fu il primo a indossare i guanti sulla testa.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Senza piume (Without Feathers), Origini dello slang

Kim Il-sung photo
Asma al-Assad photo
Liliana Segre photo
Alphonse De Lamartine photo
Michel De Montaigne photo
Douglas Adams photo
Roberto Gervaso photo

“C'è chi fa debiti per necessità, chi per leggerezza, chi per vizio. Solo il primo, di solito, li paga.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Il grillo parlante

Gabriele d'Annunzio photo

“Ma il tutto è in lui. Nel suo petto | concluso è il mondo.”

Gabriele d'Annunzio (1863–1938) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

Nel primo centenario della nascita di Vittore Hugo

Luigi Pirandello photo

“Perché la vita, per tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.
Le assurdità della vita non hanno bisogno di parer verosimili, perché sono vere. All'opposto di quelle dell'arte che, per parer vere, hanno bisogno d'esseri verosimili. E allora, verosimili, non sono più assurdità.
Un caso della vita può essere assurdo; un'opera d'arte, se è opera d'arte, no.
Ne segue che tacciare d'assurdità e d'inverosimiglianza, in nome della vita, un'opera d'arte è balordaggine.
In nome dell'arte, sì; in nome della vita, no. […] Ma se il valore e il senso universalmente umano di certe mie favole e di certi miei personaggi, nel contrasto, com'egli dice, tra realtà e illusione, tra volto individuale ed immagine sociale di esso, consistesse innanzi tutto nel senso e nel valore da dare a quel primo contrasto, il quale, per una beffa costante della vita, ci si scopre sempre inonsistente, in quanto che, necessariamente purtroppo, ogni realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione domani; ma illusione necessaria, se purtroppo fuori di essa non c'è per noi altra realtà? Se consistesse appunto in questo, che un uomo o una donna, messi da altri o da se stessi, in una penosa situazione, socialmente anormale, assurda per quanto si voglia, vi durano, la sopportano, la rappresentano davanti agli altri, finché non la vedono, sia pure per la loro cecità o incredibile buonafede; perché appena la vedono come a uno specchio che sia posto loro davanti, non la sopportano più, ne provan tutto l'orrore e la infrangono o, se non possono infrangerla, se ne senton morire? Se consistesse appunto in questo, che una situazione, socialmente anormale, si accetta, anche vedendola a uno specchio, che in questo caso ci para davanti la nostra stessa illusione; e allora la si rappresenta, soffrendone tutto il martirio, finché la rappresentazione di essa sia possibile dentro la maschera soffocante che da noi stessi ci siamo imposta o che da altri o da una crudele necessità ci sia stata imposta, cioè fintanto che sotto questa maschera un sentimento nostro, troppo vivo, non sia ferito così addentro, che la ribellione alla fine prorompa e quella maschera si stracci e si calpesti? […] L'arruffio, se c'è, dunque è voluto; il macchinismo, se c'è, dunque è voluto; ma non da me: bensì dalla favola stessa, dagli stessi personaggi; e si scopre subito, difatti: spesso è concertato apposta e messo sotto gli occhi nell'atto di concertarlo e di combinarlo: è la maschera per una rappresentazione; il giuoco delle parti; quello che vorrremmo o dovremmo essere; quello che agli altri pare che siamo, mentre quel che siamo, non lo sappiamo, fino a un certo punto, neanche noi stessi; la goffa, incerta metafora di noi; la costruzione, spesso arzigogolata, che facciamo di noi, o che gli altri fanno di noi: dunque, davvero, un macchinismo, sì, in cui ciascuno volutamente, ripeto, è la marionetta di se stesso; e poi, alla fine, il calcio che manda all'aria tutta la baracca.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

dall'Avvertenza sugli scrupoli della fantasia

Jorge Luis Borges photo
Walter Benjamin photo
Marshall McLuhan photo
Bertrand Russell photo
Martin Heidegger photo
Immanuel Kant photo

“Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io invisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connes­sione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di natura animale che deve restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell'universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può inferire dalla determinazione conforme a fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito.”

dalla conclusione, ediz. 1966, pp. 201-202
Critica della ragion pratica

Francesco Petrarca photo

“A che ti giova insegnare agli altri […], se intanto tu per primo non ascolti te stesso?”

Francesco Petrarca (1304–1374) poeta italiano autore del Canzoniere

dalla Lettera a Cicerone, nella raccolta delle Familiares

Napoleone Bonaparte photo

“Il primo dovere del principe è quello senza dubbio di fare ciò che vuole il popolo, ma il popolo non sa quasi mai ciò che vuole.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

Pëtr Il'ič Čajkovskij photo
Karen Blixen photo

“Nella vita di Herr Cazotte trascorrere la prima notte di luglio all'aperto era una specie di rito. Ad esso fedele, anche il primo luglio di quell'anno, subito dopo che la Corte e tutti gli abitanti di Rosenbad si erano ritirati per la notte, egli uscì sotto le stelle pallide in un cielo terso, in un mondo rorido di rugiada e colmo di fragranza. A tutta prima camminò rapidamente per allontanarsi, poi rallentò il passo per guardarsi intorno. E men­tre così faceva sentì che il suo cuore traboccava di gratitudine. Si tolse il cappello. "Quale tremendo, insondabile potere di immaginazione" si disse "ha formato ognuno dei più piccoli oggetti che ho d'intorno, e li ha combinati in una possente unità! Io non sono una persona modesta, ho una notevole considerazione per i miei talenti, e oso cred­ere che avrei anche potuto immaginare l'una o l'altra delle cose che mi circondano. Avrei potuto inventare i lunghi fili d'erba, ma sarei stato capace di inventare la rugiada? Avrei potuto inventare l'oscurità, ma sarei stato capace di inventare le stelle? Di una cosa sono sicuro" disse tra sé mentre rimaneva perfettamente immobile e ascoltava "che non sarei mai stato capace d'inventare l'usignolo".
"I fiori del castagno" continuò "si tengono dritti come i ceri degli altari. I fiori del lillà sembrano erompere in tutte le direzioni dal tronco e dai rami, dando a tutto l'arbusto l'aspetto di un lussureggiante bouquet e i fiori del cìtiso si inchinano penduli come do­rati ghiaccioli estivi nell'aria di un pallido azzurro. Ma i fiori del biancospino si spandono lungo i rami come fragili strati di neve bianca e rosea. Non è possibile che una varietà così infinita sia necessaria all'economia della Natura, dev'essere per forza la manifestazione di uno spirito universale, inventivo, ottimista e giocondo all'estremo, incapace di trattenere i suoi scherzosi torrenti di felicità. E davvero, davvero: Domine, non sum dignus."”

Karen Blixen (1885–1962) scrittrice e pittrice danese

Si aggirò a lungo per i boschi. "Stanotte" pensò "sto rendendo omaggio al grande dio Pan".
Ehrengard

Camillo Benso Cavour photo

“Il primo bene di un popolo è la sua dignità.”

Camillo Benso Cavour (1810–1861) politico e patriota italiano

discorso alla Camera dei deputati, 16 aprile 1858, da Discorsi parlamentari del conte Camillo di Cavour

Ludwig Feuerbach photo

“Non l'attributo di divinità, ma la divinità dell'attributo è il primo vero essere divino.”

Ludwig Feuerbach (1804–1872) filosofo tedesco

L'essenza del cristianesimo

Morgan photo
Alexandr Isajevič Solženicyn photo

“Un uomo d'ingegno sa di possedere sempre molto, non si rammarica di dover dividere con altri.”

Alexandr Isajevič Solženicyn (1918–2008) scrittore, drammaturgo e storico russo

da Il primo cerchio

Erasmo da Rotterdam photo
Giordano Bruno photo
Papa Giovanni Paolo II photo
Lev L'vovič Tolstoj photo
Federico Buffa photo
Alessandro Del Piero photo
Cesare Beccaria photo
Rudol'f Nuriev photo

“Il primo maestro mi giudicava un inetto, negato alla danza.”

Rudol'f Nuriev (1938–1993) ballerino, coreografo e direttore d'orchestra russo
David Grossman photo
Ronaldo photo
Papa Benedetto XVI photo
Giuseppe Bergomi photo
Fernando Vallejo photo
Giuseppe Marotta (scrittore) photo
Antonio Cassano photo
Maurizio Milani photo
Giuseppe Gioachino Belli photo
Fabrizio De André photo
Fabrizio De André photo
Claudio Tolomeo photo

“La durata della vita è al primo posto tra le domande a proposito degli avvenimenti dopo la nascita.”

Claudio Tolomeo (100–170) astrologo, astronomo e geografo greco

Priva di fonte

Sofocle photo

“Di molto, il primo elemento della felicità è l'essere saggio.”

Sofocle (-496–-406 a.C.) tragediografo ateniese

Antigone

Giacomo Alberione photo

“L'apostolato primo è la vita interiore. Esso è necessario ed insostituibile; obbligatorio per tutti.”

Giacomo Alberione (1884–1971) presbitero e editore italiano

Maria Regina degli Apostoli

Nick Mason photo
Lenin photo

“Ogni cuoco deve imparare a governare lo stato.”

Lenin (1870–1924) rivoluzionario e politico russo

Origine: Citato in A. I. Solženicyn, Il primo cerchio.

Bertran de Born photo
Giovanni apostolo ed evangelista photo
Enzo Biagi photo

“Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l'acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata.”

Enzo Biagi (1920–2007) giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano

dall'editoriale del primo giorno di direzione, Resto del Carlino, 1971

Bruce Springsteen photo
Epicuro photo
Edoardo Bennato photo
Dargen D'Amico photo
Elisabetta di Baviera photo
Enzo Jannacci photo
Carmelo Bene photo
Nanni Balestrini photo
Antonietta Potente photo

“Il primo atto mistico politico è imparare a scrivere.”

Antonietta Potente (1958) teologa e religiosa italiana

Qualcuno continua a gridare. Per una mistica politica, La meridiana, Molfetta 2008, p. 50

Sacco e Vanzetti photo
Erri De Luca photo
Saturnino Secondo Salustio photo
Eugenio Corini photo

“Chi firma [per la Juve] gioca per vincere. Chi entra nella Juve pensa solo al successo. Lo respiri dal primo momento in cui entri nella sede.”

Eugenio Corini (1970) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Da un'intervista al giornale veronese L'Arena, trascritta in Corini e il suo passato bianconero: "Chi firma per la Juve gioca per vincere. L'Avvocato mi disse..." http://www.tuttojuve.com/?action=read&idnotizia=127219, Tuttojuve.com, 2 febbraio 2013.

Gianni Clerici photo