Frasi su foresta

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema foresta, essere, mondo, vita.

Frasi su foresta

Franchino photo
Fabrizio De André photo
Alberto Moravia photo

“Fratello ateo, | nobilmente pensoso | alla ricerca di un Dio | che io non so darti, | attraversiamo insieme il deserto. | Di deserto in deserto andiamo oltre | la foresta delle fedi, liberi e nudi | verso il nudo Essere e là, | dove la parola muore, | abbia fine il nostro cammino.”

David Maria Turoldo (1916–1992) religioso e poeta italiano

Origine: Citato in Gianfranco Ravasi, Prefazione, in Carlo Maria Martini et al., La preghiera di chi non crede, Oscar Mondadori, Milano, 1995, p. 13. ISBN 88-04-40707-7

Friedrich Nietzsche photo
Dino Buzzati photo
Rino Gaetano photo

“Nella foresta di faggi segati | le nuvole acerbe di cieli malati, | come gli illusi, le assurde chimere, seguendo l'amore partì il cavaliere.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da E la vecchia salta con l'asta, n. 6
Ingresso libero

Romano Battaglia photo
Vujadin Boškov photo

“[Quando arrivò alla Sampdoria] Gullit è come cervo che esce di foresta.”

Vujadin Boškov (1931–2014) allenatore di calcio e ex calciatore serbo

Variante: [Quando tornò al Milan] Gullit è come cervo ritornato in foresta.

Chico Mendes photo

“All'inizio pensai che stavo combattendo per salvare gli alberi della gomma, poi ho pensato che stavo combattendo per salvare la foresta pluviale dell'Amazzonia. Ora capisco che sto lottando per l'umanità.”

Chico Mendes (1944–1988) sindacalista, politico e ambientalista brasiliano

Origine: Citato in Edgar H. Mayer, 15 dicembre 1944. Chico Mendes: l'uomo e la foresta http://magazine.expo2015.org/cs/Exponet/it/sostenibilita/15-dicembre-1944.-chico-mendes--l-uomo-e-la-foresta, Expo2015.org, 15 dicembre 2014.

Jack London photo
Sun Tzu photo
Guillaume Apollinaire photo
Louis-ferdinand Céline photo
Isabel Allende photo
Al Gore photo
Caparezza photo
Leiji Matsumoto photo
Frédéric Mistral photo

“O Magali, mia tanto amata, metti la testa | alla finestra, ascolta un po' quest'albada di tam- | burini e violini. || È pieno di stelle lassù, il vento è caduto: | ma le stelle impallidiranno, quando ti vedranno. || Non più che del mormorare delle frasche, | della tua albada io fo caso. Ma io me ne vo nel | mar biondo a farmi anguilla di rocca. || O Magali, se tu ti fai il pesce dell'onda, io | il pescatore mi farò, ti pescherò. || Oh, ma se tu ti fai pescatore, quando le tue | nasse getterai, io mi farò l'uccello volatore, vo- | lerò nelle lande. || O Magali, se tu ti fai l'uccel dell'aria, io il | cacciatore mi farò, ti caccerò. || Alle pernici, agli uccellini [di becco fine] se | vieni tu a tendere i lacci, io mi farò l'erba fio- | rita e mi nasconderò nelle praterie. || O Magali, se tu ti fai la margherita, io mi | farò l'acqua limpida, t'annaffierò. || Se tu ti fai l'acquetta limpida, io mi farò il | nuvolone, e me n'andrò ratto in America, lag- | giù [non mi raggiungerai] mai. || O Magali, se tu te ne vai lungi in America, | il vento del mare io mi farò, [là] ti porterò. || Se tu ti fai vento marino, io fuggirò d'un al- | tro lato, io mi farò un incandescente sbattimento | di sole, che fonde il ghiaccio. || O Magali, se tu ti fai raggio di sole, la verde | lucertola io mi farò, e ti beverò. || Se tu ti rendi la salamandra che si nasconde | nella macchia, io mi renderò la luna piena che | nella notte fa lume alle streghe. || O Magali, se tu ti fai luna serena, io bella | nebbia mi farò, t'avvolgerò. || Ma se la nebbia m'avvolgerà, non tu per ciò | mi terrai: io bella rosa verginella sboccerò nel | cespuglio. || O Magali, se tu ti fai la rosa bella, la far- | falla io mi farò, ti bacerò! || Va', seguitante, corri, corri. Giammai giam- | mai mi agguanterai. Io della corteccia d'una | gran quercia io mi vestirò nella foresta nera. || O Maddalena, se tu ti fai l'albero dei tristi, | io mi farò la rama dell'ellera, t'abbraccerò.”

Frédéric Mistral (1830–1914) scrittore e poeta francese

Origine: Da Mirèio, canto III, traduzione di Giosue Carducci in Edizione nazionale delle Opere di Giosue Carducci, volume ventinovesimo, Versioni da antichi e moderni, Nicola Zanichelli Editore, 1943, p. 343.

Joumana Haddad photo

“A scuola la signora Forbes mi disse che quando mia madre era morta era volata in cielo. Mi aveva raccontato questa cosa perché la signora Forbes è molto vecchia e crede nell’aldilà. Porta sempre i pantaloni della tuta perché sostiene che sono molto più comodi dei pantaloni normali. E ha una gamba leggermente più corta dell’altra a causa di un incidente in moto.
Quando mia madre è morta, però, non è andata in cielo perché il cielo non esiste.

Il marito della signora Peters è un prete che tutti chiamano il Reverendo Peters, e ogni tanto viene a trovarci a scuola per parlare un po’ con noi; un giorni gli chiesi dove fosse il cielo. - Non è nella nostra galassia. È un luogo a sè, - rispose.

Qualche volta il Reverendo Peters emette uno strano verso mentre pensa, una specie di ticchettio con la lingua. E fuma e si sente l’odore delle sigarette mentre tespira e a me dà fastidio.

Dissi che non c’era niente fuori dall’universo e che non poteva esistere un luogo a sè. A meno che non si attraversi un buco nero, ma un buco nero è ciò che si definisce una Singolarità, che significa che è impossibile scoprire cosa c’è dall’altra parte perché la forza di gravità di un buco nero è talmente potente che persino le onde elettromagnetiche come la luce non riescono a sfuggirle, e le onde elettromagnetiche sono il mezzo attraverso il quale riceviamo le informazioni su tutto ciò che è lontano da noi. Se il cielo si trovasse dall’altro lato di un buco nero i morti dovrebbero essere scaraventati nello spazio su dei razzi per arrivare fin lassù e così non è, altrimenti la gente se ne accorgerebbe.

Penso che le persone credano nell’aldilà perché detestano l’idea di morire, perché vogliono continuare a vivere e odiano pensare che altri loro simili possano trasferirsi in casa loro e buttare tutte le loro cose nel bidone della spazzatura.

Il Reverendo Peters spiegò: - Be’, quando dico che il cielo è fuori dall’universo è solo un modo di dire. Immagino che ciò che significa veramente è che i defunti sono con Dio.

- Ma Dio dov’è?

Allora il Reverendo Peters tagliò corto dicendo che avremmo fatto meglio a discuterne in un altro momento, quando avessimo avuto più tempo a disposizione.

Ciò che di fatto avviene quando una persona muore è che il cervello smette di funzionare e il corpo si decompone, come quando morí Coniglio e noi lo seppellimmo in fondo al giardino. E tutte le sue molecole si frantumarono in altre molecole e si sparsero nella terra e vennero mangiate dai vermi e defluirono nelle piante, e se tra 10 anni andremo a scavare nello stesso punto non troveremo altro che il suo scheletro. E tra 1000 anni anche il suo scheletro sarà scomparso. Ma va bene ugualmente perché adesso lui è parte dei fiori e del melo e del cespuglio di biancospino.

Quando una persona muore qualche volta viene messa in una bara, che significa che il suo corpo non si unirà alla terra per moltissimo tempo, finché anche il legno della bara non marcirà.

Mia madre però fu cremata. Questo vuol dire che è stata messa in una bara e bruciata e polverizzata per poi trasformarsi in cenere e fumo. Non so cosa capiti alla cenere e non potei fare domande al cimitero perché non andai al funerale. Però so che il fumo esce da lcamino e si disperde nell’aria e allora qualche volta guardo il cielo e penso che ci siano delle molecole di mia madre lassù, o nelle nuvole sopra l’Africa o l’Antartico, oppure che scendano sotto forma di pioggia nelle foreste pluviali del Brasile, o si trasformino in neve da qualche parte, nel mondo.”

The Curious Incident of the Dog in the Night-Time

Haile Selassie photo
William Blake photo

“Tigre! Tigre! divampante fulgore | Nelle foreste della notte, | Quale fu l'immortale mano o l'occhio | Ch'ebbe la forza di formare | La tua agghiacciante simmetria?”

William Blake (1757–1827) poeta, incisore e pittore inglese

da Tigre, in Canti d'esperienza, 2000
Versi e Canti

Li Po photo
Clemens Brentano photo
Antonio Gramsci photo
Arthur Rimbaud photo
Emil Cioran photo

“Camminare in una foresta tra due siepi di felci trasfigurate dall'autunno, ecco un trionfo. Che cosa sono al confronto suffragi e ovazioni?”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

L'inconveniente di essere nati

Leiji Matsumoto photo
Cristina Campo photo

“Io sono come un cervo sempre in fuga nella foresta. Quando arriva a uno stagno dove potrebbe specchiarsi, ha tanta sete che subito lo intorbida.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Da Lettera a Margherita Dalmati, ottobre 1955; in Margherita Dalmati, Cristina Campo e la scrittura del dio, Neuropa, XXIV, 86-89, 1996, pp. 73–79; citato in Cristina De Stefano, Belinda e il mostro, Vita segreta di Cristina Campo, Adelphi, 2002<sup>3</sup>, p. 28. ISBN 88-459-1678-2

Ernst Jünger photo
Léopold Sédar Senghor photo
Sun Tzu photo
Oscar Wilde photo
Jim Morrison photo

“Tornate ancora nella dolce foresta, tornate nel sogno bollente, venite con noi. Tutto è in frantumi, & danza.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

Tempesta Elettrica

Victor Hugo photo
Henrik Ibsen photo
Paulo Coelho photo
Percy Bysshe Shelley photo
Andrzej Sapkowski photo
Ernst Jünger photo
Jean Paul Sartre photo
Violette Leduc photo
Nikolaus Lenau photo
Mauro Corona photo
François-René de Chateaubriand photo

“Le foreste a precedere le civiltà, i deserti a seguire.”

François-René de Chateaubriand (1768–1848) scrittore, politico e diplomatico francese

Attribuite
Origine: Jean-Michel Le Bot, Contribution à l'histoire d'un lieu commun: l'attribution à Chateaubriand de la phrase «les forêts précèdent les peuples, les déserts les suivent» https://journals.openedition.org/socio-logos/2634?lang=en, Socio-logos, n. 7, 2012.

Khalil Gibran photo
Terry Pratchett photo
Giovanni Papini photo
William Golding photo

“"Tu sei uno sciocco" diceva il Signore delle Mosche "nient'altro che uno sciocco, un ignorante." Simone mosse la lingua, ch'era tutta gonfia, ma non disse nulla. "Non ti pare?" disse il Signore delle Mosche "non sei uno sciocco e basta?" Simone gli rispose con la stessa voce senza suono. "E allora" disse il Signore delle Mosche "faresti meglio a correr via e a giocare con gli altri. Credono che tu sia un po' tocco. Tu non vuoi mica che Ralph creda che tu sia un po' tocco, no? Ti è simpatico Ralph, no? E anche Piggy, anche Jack, no?" La testa di Simone era alzata un po' in su. I suoi occhi non si potevano staccare dal Signore delle Mosche sospeso nel vuoto davanti a lui. "Che cosa stai a fare qui tutto solo? Non ti faccio paura?" Simone ebbe un sussulto. "Non c'è nessuno che ti possa dare aiuto. Solo io. E io sono la Bestia." La bocca di Simone si aprì a fatica e vennero fuori delle parole comprensibili: "Una testa di maiale su un palo." "Che idea pensare che la Bestia fosse qualcosa che si potesse cacciare e ucciddere!" disse la testa di maiale. Per un po' la foresta e tutti gli altri posti che si potevano appena vedere risuonarono della parodia di una risata. "Lo sapevi no?.. che io sono una parte di te? Vieni vicino, vicino, vicino. Che io sono la ragione per cui non c'è niente da fare? Per cui le cose vanno come vanno?" La risata echeggiò di nuovo. "Su" disse il Signore delle Mosche ".. torna dagli altri, e dimenticheremo tutto quanto." La testa di Simone girava, scoppiava. I suoi occhi erano semichiusi, come se imitassero quella cosa oscena sul palo. Egli sapeva che stava per venirgli uno dei suoi accessi. Il Signore delle Mosche si gonfiava come un pallone. "Questo è ridicolo. Tu sai benissimo che non mi incontrerai altro che lì.. dunque non cercare di fuggire." Il corpo di Simone era inarcato e rigido. Il Signore delle Mosche parlava con la voce d'un maestro di scuola. "Questo scherzo è durato abbastanza, davvero. Mio povero bambino traviato, credi di saperne più di me?" Ci fu una pausa. "Ti metto in guardia. Sto per perdere la pazienza. Non vedi? Non c'è posto, per te. Capito? Su quest'isola ci divertiremo. Capito? Su quest'isola ci divertiremo. Dunque non provarci nemmeno, mio povero ragazzo traviato, altrimenti.. " Simone si accorse che stava guardando dentro una gran bocca. Dentro c'era buio, un buio, che dilagava. "Altrimenti.." disse il Signore delle Mosche "ti faremo fuori. Capisci? Jack e Ruggero e Maurizio e Roberto e Guglielmo e Piggy e Ralph. Ti faremo fuori. Capisci?" Simone era dentro la bocca. Cadde e perse coscienza.”

Origine: Il Signore delle Mosche, p. 168 "Il signore delle mosche" edizione oscar mondadori

Alain de Benoist photo
Jean Daniélou photo
Fëdor Dostoevskij photo
Moby photo
Filippo Tommaso Marinetti photo

“[L']arte, questo prolungamento della foresta delle vostre vene, che si effonde, fuori dal corpo, nell'infinito dello spazio e del tempo.”

Filippo Tommaso Marinetti (1876–1944) poeta, scrittore e romanziere italiano

da Manifesto tecnico della letteratura futurista, Direzione del movimento futurista, 11 maggio 1912

Rita Levi-Montalcini photo
Jovanotti photo

“Safari | dentro la mia testa | ci son più bestie che nella foresta.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da Safari, n. 6
Safari

Domenico Cirillo photo
Paul Watson photo
Antoine de Saint-Exupéry photo
Stephenie Meyer photo
Danielle Nierenberg photo
Paola Maugeri photo
Giovanni Pascoli photo
Lev Nikolajevič Tolstoj photo

“Un fanciullo amava molto il pollo e aveva gran paura dei lupi. Una sera, mentre dormiva sul suo letto, fece un sogno: egli era solo nella foresta e cercava funghi. A un tratto, un lupo balzò da una macchia e si gettò su di lui. Spaventato, il fanciullo si mise a gridare: «Aiuto! Aiuto! Mi vuol mangiare!».Il lupo gli disse: «Aspetta a gridare: io non ti mangerò, voglio soltanto discutere con te».
E il lupo si mise a parlare come fosse un uomo.
Disse: «Tu hai paura che io ti mangi. Ma tu? Non ti piacciono forse i polli?».
«Sì!».
«Eppure li mangi, perché? Essi sono vivi come te, i piccoli polli. Va a vedere la mattina, come li pigliano, come il cuoco li porta in cucina e taglia loro il collo, e ascolta la loro madre gridare perché le hanno tolto i suoi piccini. Non hai mai osservato tutto questo?».
«No», rispose il fanciullo.
«No, davvero? Ebbene, guarda meglio! Del resto, per ora, sono io che ti mangerò. A modo tuo, tu non sei altro che un piccolo pollo: è deciso, ti mangerò».
Il lupo si gettò sul fanciullo che gridò spaventato: «Ahi! Ahi! Ahi!».
E si svegliò.
Da quel giorno, egli smise di mangiar carne: fosse di bue, di montone o di pollo.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

Origine: Favola registrata da Tolstoj il 19 luglio 1908 con un fonografo inviatogli in dono da Thomas Edison nello stesso anno, e pubblicata nel 1909 sulla rivista Il faro. Traduzione di Gianfranco Giorgi; citato in Perché sono vegetariano, pp. 16-17.

Sun Tzu photo
Han Kang photo
Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
Caspar David Friedrich photo
Jim Morrison photo
Jim Morrison photo

“Torneranno quei nomi caldi & quei visi. Avrà fine la foresta d'argento?”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

Tempesta Elettrica

Jim Morrison photo
Jim Morrison photo

“Reinventiamoci tutti gli dei, tutti i miti dei tempi. Celebriamo simboli da antiche, profonde foreste.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

An American Prayer
Tempesta Elettrica

Jim Morrison photo
Jim Morrison photo
Alexis De Tocqueville photo
Che Guevara photo
Paolo Mantegazza photo
Paul Valéry photo
Guillaume Apollinaire photo
Terry Pratchett photo
Terry Pratchett photo
Jules Verne photo
Frank Herbert photo
Robert Louis Stevenson photo
Georg Heym photo
Friedrich Nietzsche photo

“Questo santo vegliardo non ha ancora sentito dire nella sua foresta che: Dio è morto.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Prologo, 3, Montinari 1972

Friedrich Nietzsche photo
Thomas Carlyle photo

“Quando si abbatte una quercia, la sua caduta echeggia in tutta la foresta, ma cento ghiande possono essere seminate in silenzio da un venticello che nessuno nota.”

Thomas Carlyle (1795–1881) storico, saggista e filosofo scozzese

citato in Selezione dal Reader's Digest, dicembre 1962