Frasi su ansia

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema ansia, essere, vita, stesso.

Frasi su ansia

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“Fanculo la finanza la polizia i caramba l'antidroga nella stanza apre la danza ho l'ansia di chi c'ho vicino.”

Noyz Narcos (1979) rapper, beatmaker e writer italiano

da Tajerino
La calda notte

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“Come fa questo amore che dall'ansia di perdersi | ha avuto in un giorno la certezza di aversi.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

da Dolcenera, n.° 4

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“Se in virtù di carità o disperazione doveste mai trovarvi a passare del tempo in una struttura statale di recupero da Sostanze come la EH, verrete a sapere molte cose nuove e curiose. Scoprirete che […]. O, per esempio, che le persone dipendenti da una Sostanza che smettono all'improvviso di assumere quella Sostanza soffrono spesso di una forma perversa di acne papulosa che può durare mesi in attesa che gli accumuli di Sostanza abbandonino lentamente il corpo. Lo Staff vi farà sapere che questo accade perché la pelle è effettivamente il più grosso organo escretivo del corpo. […] Che (un sollievo ma allo stesso tempo una delusione) i peni dei neri tendono ad aver misure nel complesso uguali a quelle dei peni bianchi. […] Che si riesce ad avvertire una specie di microsballo anfetaminico se si consumano in rapida successione tre Millennial Fizzy e una confezione di biscotti Oreo a stomaco vuoto. […]Che riguardo alle funzioni sessuali ed escretive le persone di sesso femminile sanno essere volgari quanto quelle di sesso maschile. […] Che un paradosso poco menzionato della dipendenza da una Sostanza è il seguente: una volta che siete così schiavi di una Sostanza da doverla abbandonare per salvarvi la vita, la Sostanza schiavizzante è diventata per voi così profondamente importante che uscirete di senno quando ve la porteranno via. Oppure che a volte, dopo che la vostra Sostanza vi è stata portata via per salvarvi la vita, mentre siete inginocchiati per le preghiere obbligatorie della mattina o della sera, vi troverete a pregare perché vi sia consentito di perdere letteralmente il senno, di avvolgere la vostra mente i un vecchio giornale e lasciarla in un vicolo a cavarsela senza di voi. […] Che oltre il cinquanta per cento delle persone con una dipendenza da Sostanza è contemporaneamente affetto da qualche altra forma di disturbo psichiatrico. […] Che la validità logica di un argomento non ne garantisce la verità. [.. ] Che statisticamente è più facile liberarsi da una dipendenza per le persone con un basso QI che per quelle con un QI più alto. […] Che è possibile abusare fino all'assuefazione di antinfluenzali e antistaminici da banco. Che le attività noiose diventano perversamente molto meno noiose se ci si concentra molto su di esse. […] Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza. Che è possibile addormentarsi di botto durante un attacco d'ansia. […] Che la maggioranza delle persone con una dipendenza da Sostanza è anche dipendente dal pensare, nel senso che ha un rapporto compulsivo e insano con il proprio pensiero. […]Che ci vuole un grande coraggio per dimostrarsi deboli. Che nessun singolo momento individuale è in sé insopportabile. […]Che è possibile fumare così tante sigarette da farsi delle piccole ulcerazioni bianche sulla lingua. Che il cliché "Non so chi sono" sfortunatamente si rivela più di un cliché. Che provare a ballare da sobri è tutto un altro paio di maniche. Che per qualche perversa ragione, è spesso più divertente desiderare qualcosa che averlo. Che è consentito VOLERE. Che tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi dagli altri. Che questo non è necessariamente perverso.”

David Foster Wallace (1962–2008) scrittore e saggista statunitense

pp. 239-245

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“Credere che si debba essere felici per il solo fatto di vivere, pur conducendo un'esistenza orrenda, è un modo di pensare da schiavi; pensare che sia piacevole avere una vita ordinaria e confortevole, è il modo di provare emozioni degli animali; gli uomini, però, diventano ciechi pur di non vedere che non vivono e non pensano da esseri umani. La gente si agita davanti a un muro buio e sogna di comprare lavatrici elettriche e televisori, aspetta con ansia il domani anche se esso non porterà a niente. Ed è lì che compaio io, e per il solo fatto che mostro la realtà nella sua crudezza, si scatena un gran trambusto, tutti si terrorizzano, si ammazzano o compiono un doppio suicidio. Io mostro la forma esatta del tempo, come le vendite rateali o le assicurazioni, soltanto che di sicuro sono più gentile; e poi metto in evidenza il tempo che rotola, quello obliquo, quello accelerato, vale a dire il tempo reale; invece gli addetti alle vendite rateali mostrano il tempo del finto perbenismo, quello piatto, quello edulcorato.”

Variante: "Credere che si debba essere felici per il solo fatto di vivere, pur conducendo un'esistenza orrenda, è un modo di pensare da schiavi; pensare che sia piacevole avere una vita ordinaria e confortevole, è il modo di provare emozioni degli animali; gli uomini, però, diventano ciechi pur di non vedere che non vivono e non pensano da esseri umani. La gente si agita davanti a un muro buio e sogna di comprare lavatrici elettriche e televisori, aspetta con ansia il domani anche se esso non porterà a niente. Ed è lì che compaio io, e per il solo fatto che mostro la realtà nella sua crudezza, si scatena un gran trambusto, tutti si terrorizzano, si ammazzano o compiono un doppio suicidio. Io mostro la forma esatta del tempo, come le vendite rateali o le assicurazioni, soltanto che di sicuro sono più gentile; e poi metto in evidenza il tempo che rotola, quello obliquo, quello accelerato, vale a dire il tempo reale; invece gli addetti alle vendite rateali mostrano il tempo del finto perbenismo, quello piatto, quello edulcorato."
Origine: La casa di Kyōko, p. 1444

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“Quante persone, lungo questo viaggio, stivano la barca fino a rischiare di farla affondare di cose sciocche che pensano essenziali al piacere e al comfort, ma che in realtà sono soltanto inutile zavorra? Come riempiono la povera piccola imbarcazione fino all'albero di bei vestiti e grandi case, di domestici inutili e di una miriade di amici alla moda ai quali non importa un fico secco di loro, e dei quali a loro importa ancora meno, di costosi divertimenti che non divertono nessuno, di formalità e mode, di finzioni e ostentazioni, e di – oh, la più pesante, la più folle delle zavorre! – della paura di che cosa penserà il vicino, di lussi che possono soltanto nauseare, di piaceri che annoiano, di vuote mostre di sé che, come la corona ferrea del criminale di un tempo, fanno sanguinare e tramortiscono il capo dolorante che la porta! È zavorra uomini… tutta zavorra! Gettatela fuoribordo. Rende la barca così pesante che remare vi sfinisce. La rende così lenta e pericolosa da manovrare che l'ansia e la preoccupazione non vi concendono mai un attimo libero; e non avete mai un momento di riposo per sognare pigramente, mai un momento per osservare le nuvole che sfiorano le onde spinte dal vento, o i scintillanti raggi di sole che giocano con le increspature, o i grandi alberi sull'argine che si curvano per fissare la loro immagine riflessa, o il bosco tutto verde e oro, o i gigli bianchi e gialli, o i giunchi che ondeggiano oscuri o i falaschi, o le orchidee o gli azzurri non-ti-scordar-di-me. Liberatevi della zavorra, uomini! Lasciate che l'imbarcazione della vostra vita sia leggera, carica soltanto di quello di cui avete bisogno: una casa accogliente e qualche semplice piacere, un paio di amici degni di questo nome, qualcuno da amare e che vi ami, un gatto, un cane, e una o due pipe, cibo e indumenti a sufficienza e da bere in abbondanza, perché la sete è una compagna pericolosa. La barca sarà più facile da governare, e non sarà tanto soggetta a capovolgimenti, e se si capovolgerà non sarà così grave; la merce semplice e di buona qualità sopporta un bagno. Avrete tempo per pensare oltre che per lavorare. Tempo per scaldarvi al sole della vita… tempo per ascoltare le melodie eoliche che il vento divino trae dalle corde del cuore umano tutt'intorno a noi… tempo per… Scusate tanto. Divagavo.”

III; 1997, pp. 21-22
Tre uomini in barca

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“La paura del pericolo è […] diecimila volte più agghiacciante del pericolo stesso: il peso dell'ansia ci pare più greve del male temuto.”

Daniel Defoe (1660–1731) scrittore

da Robinson Crusoe, traduzione di Alberto Cavallari, Feltrinelli

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“Donna sei luce, donna sei cenere | donna sei ansia, donna sei danza | e a volte nuvola sei…”

Angelo Branduardi (1950) cantautore, violinista e chitarrista italiano

da Donna ti voglio cantare, n. 4
Cogli la prima mela

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“E il meccanismo della sorpresa, inteso come improvviso manifestarsi di una realtà alternativa a quella presupposta, che in ogni tipo di narrativa è una semplice opzione nell'ambito della tecnica del racconto, nel romanzo apuleiano si rivela perciò – sia a livello della trama principale che dei racconti secondari – una vera e propria strategia compositiva e uno dei fili conduttori della storia, e di conseguenza un modello di percezione del mondo. Nel mondo delle Metamorfosi niente può considerarsi sicuro – e l'esempio perfetto di questo mondo delle apparenze, in cui ogni cosa appare precaria e ingannevole, è lo stesso protagonista imprigionato nella forma dell'asino e naturalmente ignorato per tutto il tempo dagli altri uomini. […] non ci sono certezze, tutto dev'essere verificato, toccato con mano. L'unica possibilità di sapere è l'esperienza, e la disposizione d'animo più giusta sembra appunto questa credulitas, quest'ansia di mirum che fin dall'inizio caratterizza il protagonista; non si tratta di ingenuità, ma di apertura mentale, un atteggiamento più volte lodato da Lucio stesso: mentre lo scetticismo dell'anonimo compagno di Aristomene – che è presumibilmente quello del lettore – si preclude molte possibilità, l'atteggiamento di chi «vuol sapere tutto, o almeno il più possibile» sembra il più consigliabile.”

Lara Nicolini, introduzione, 2005, p. 31
Le metamorfosi, Citazioni sull'opera

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“I soldi mi hanno tolto l'ansia di offrire una sicurezza alla mia famiglia, questo mi basta.”

Andrea Camilleri (1925–2019) scrittore, sceneggiatore e regista italiano

Citazioni tratte da interviste, Il Venerdì di Repubblica

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“Ben venga la tecnologia, dunque, perché rappresenta certamente il futuro, ma ricordiamo che l'elemento uomo, che parrebbe da essa quasi relegato in secondo piano, rimane il centro, il motore, l'anima di quest'universo che ci sforziamo di governare. L'uomo e l'inquietudine, figlia dei tempi, che l'accompagna.
Perché inquietudine? Guardiamo in particolare al mondo della Magistratura e pensiamo all'aria avvelenata in cui essa si trova troppo spesso ad operare, e ci chiediamo se ciò avvenga per colpe proprie ovvero per gratuiti e interessati attacchi esterni. Ma è vano cercare di sciogliere il dilemma; occorre invece che ci si adoperi con ogni energia per togliere voce a quanti imputano ad alcuni esponenti della magistratura scarsa diligenza o vanità personale o spinte ideologiche che li orienterebbero altrove rispetto a un'interpretazione corretta e serena della norma. Se queste incrostazioni esistono devono essere rimosse perché lo esige la collettività e lo merita la stragrande maggioranza dei magistrati, per i quali la disposizione prevalente è quella della dedizione incondizionata, della volontà tenace di esercitare il proprio ministero in vista del solo bene comune, con spirito di sacrificio e senza clamori: nel silenzio che spesso non paga ma è dignità di servizio e gratificazione di coscienza. Parimenti, non sono più sopportabili quegli attacchi gratuiti, di provenienza varia, ingeneroso esercizio ormai troppo diffuso di quanti applicano la regola secondo cui la miglior difesa consiste nel distruggere l'immagine del "nemico". Il convincimento da taluni nutrito, da altri propagandato, del giudice come di un soggetto onnipotente e sordo ai problemi di coscienza, e teso a chissà quali fini impropri, è fasullo e banale: quanti ci sono vicini per ragioni di lavoro o affettive conoscono l'ansia del dubitare, la paura di non sapere offrire le corrette risposte, di non poter cogliere il frutto che a volta pare proibito e si chiama giustizia.
Non c'è e non ci può essere indifferenza nell'atto del giudicare. Non si avvia un uomo al calvario di un processo penale né lo si condanna con il sorriso sulle labbra, non si respinge un immigrato onesto con una scrollata di spalle, non si toglie un bambino a una madre o a un padre senza subirne un contraccolpo doloroso come un pugno nello stomaco. Stati d'animo con i quali il buon magistrato fa i conti in compagnia delle sole voci di dentro che impietosamente gli ricordano giorno dopo giorno come una decisione sbagliata possa stravolgere una vita e uccidere una speranza.
Rubo ancora un minuto alla vostra pazienza per un'ultima annotazione: entro pochi giorni o settimane un gruppo di magistrati milanesi chiuderà la propria attività, e a loro voglio dire: per quaranta e più anni s'è combattuta, credo, la buona battaglia – mi perdoni San Paolo per la citazione che non vuole essere irriverente – e ho speranza che ora, giunti al termine della corsa, integra si sia conservata in ognuno la fiducia negli ideali per i quali tutti fummo avviati a questo lavoro. A quanti operano e opereranno nel mondo del diritto, magistrati, avvocati, personale amministrativo, ai giovani soprattutto, auguro di raccogliere in abbondanza, forti del loro impegno e con l'aiuto di Dio, i frutti di quanto di buono si va seminando perché questo Paese, che è stato la culla del diritto e che a volte ci dilettiamo noi stessi a bistrattare al di là dei suoi demeriti, mentre dispensiamo ammirazione incondizionata a quasi tutti gli altri popoli del mondo che hanno invece, quasi tutti, tanto da imparare; questo Paese al quale, fuor d'ogni retorica, credete, mi onoro e sono fiero di appartenere, rivendichi e riprenda il suo ruolo di portabandiera nella faticosa ma entusiasmante corsa di civiltà che porta al traguardo della Giustizia.”

Ruggero Pesce (1938) giudice italiano

da Discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010 per il distretto della Corte d'Appello di Milano del Presidente Ruggero Pesce http://it.wikisource.org/wiki/Discorso_di_inaugurazione_dell%27anno_2010_per_il_distretto_della_Corte_d%27Appello_di_Milano

“Il merito grande del Provenzale, quello per cui tutta l'arte di un'epoca dovrà considerarsi derivata dalla sua iniziativa e dal suo travaglio, è di essere ritornato nel solco profondo ed eterno della pittura, scartando tutti gli apriorismi di ricerche tecniche (luminismo, divisionismo, complementarismo) cui aveva indotto l'epoca positivistica: di aver ripreso a dipingere la natura riflessa nel magico specchio dell'anima, vedendola non più sotto specie sensoria o sensibile (aggettivi che dominano tutta l'estetica impressionistica), ma attraverso un'intimità profonda, religiosa, eroica, che la storia ci permette di considerare essenzialmente italiana. […] Cézanne dipinge senza preoccupazioni di programmi più o meno rivoluzionari, ma sotto l'impulso di un'ansia mistica, che lo investe, lo tiranneggia, lo macera; e fa cantare, piangere, urlare la sua drammatica tavolozza. Nulla di edonistico, di descrittivo, di fenomenico nella sua arte. La pittura come la intendono Manet e Monet è di gran lunga superata nelle sue tele. Non si tratta più del "vero attraverso un temperamento" di zoliana memoria. C'è un elemento etico, religioso, trascendente nell'arte di Cézanne che la definizione zoliana non sospetta neppur lontanamente e che è proprio quello per cui l'opera cézanniana si riconnette all'arte dei sommi italiani: Giotto, Masaccio, Michelangelo, Tintoretto, Caravaggio. […] Cotesto il lato spirituale dell'italianismo di Cézanne, il suo sentimento, non italianeggiante, si badi, al modo del Poussin, ma italiano di polpa, intrinsecamente. E v'è poi il modo di esprimersi plasticamente di cotesto sentimento, modo strettamente inerente e coerente e quindi anch'esso italianissimo. Il modo stilistico di Cézanne è tornato ad essere il volume, inteso come rapporto di chiari e di scuri. Le molteplici possibilità di variazione (nell'intensità, nella posizione, nel dinamismo, o nella statica) di tale rapporto costituiscono la sintassi cézanniana. Cotesta sintassi è simultaneamente plastica e coloristica in quanto, appunto, è chiaroscurale. Per tali aspetti Cézanne si manifesta come un erede de' veneziani, non solo, ma di tutta la tradizione volumetrica italiana, fino alla sua sorgente eccelsa, a Giotto, cioè, titanico estrattore di moli poliedriche, a Masaccio che scolpisce le sue figure a colpi possenti d'ascia per entro massicci blocchi chiaroscurali.”

Mario Tinti (1885–1938) critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Da Italianismo di Cézanne, in Pinacotheca, marzo-giugno 1929; citato in Stefania Lapenta, Cézanne, I Classici dell'arte, Rizzoli - Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8

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“Esilio sull'Himalaya, di Marino Piazzolla ha anzitutto questo valore di espressione di un'avventura, di un viaggio dell'anima dall'ignoranza e dall'oblio alla più desta veglia; il dolore di essere uomo è ansia di metamorfosi ed anche invocazione di speranza.”

María Zambrano (1905–1991) filosofa e saggista spagnola

Origine: Da Il poeta italiano Marino Piazzolla, in Luoghi della poesia, traduzione di Armando Savignano, Bompiani, Milano, 2014, p. 580 https://books.google.it/books?id=2cw7BQAAQBAJ&pg=PT580. ISBN 8858761960

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“Ogni volta che l'ho fatto, dall'esperienza della morte è stato rimossa buona parte della paura. Spesso, rendere familiare un'esperienza di vita, riduce l'ansia che essa genera.”

Patch Adams (1945) medico statunitense

Origine: Cioè assistere alla morte di una persona
Origine: Salute! Ovvero come un medico clown cura gratuitamente i pazienti con l'allegria e con l'amore, p. 87

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“Il sogno è un elemento di fuga della tensione causata dall'ansia.”

Andrea Rossi (1950) imprenditore e inventore italiano

Origine: In nome del petrolio, p. 71

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“[Sulle Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale] Un'ansia assoluta di verità, irriverente verso il dogmatismo marxista e l'ortodossia sovietica, corre nelle pagine di questo saggio.”

Alberto Melloni (1959) storico italiano

Origine: Dalla prefazione a Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale, RCS – Corriere della Sera, Milano, 2011, quarta di copertina.

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“L'ansia è l'interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi.”

William Ralph Inge (1860–1954) docente, scrittore, religioso (prete anglicano)

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“Se ansia di gloria, sete d'onore | spegne la guerra al vincitore, | non ti concede un momento per fare all'amore.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

Carlo Martello: da Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, n. 10
Volume I

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“Sarebbe giusto che un uomo con le qualità di Di Pietro le facesse valere sulla scena politica. La sua discesa in campo potrebbe essere una buona cosa. La sua ansia moralizzatrice è patrimonio di tutti e potrebbe essere utile al Paese. I miei giornali, le mie TV, il mio gruppo sono sempre stati in prima fila nel sostenere i giudici di Mani Pulite.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

dopo le dimissioni di Di Pietro dal pool di Milano
1994
Origine: Dall'intervista a il Messaggero, 8 dicembre 1994; citato in Claudio Rinaldi, Un polverone su mani pulite http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/11/30/un-polverone-su-mani-pulite.html, la Repubblica, 30 novembre 1999.

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“L'ansia è la ruggine dell'anima.”

L'ombra del vento

“Che lui, | che lui mi dia, sì, | un'ora per calmar | quest'ansia mia, | l'emorragia | ed il veleno | di quest'agonia.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

da Che lui mi dia [Basta um dia]
Mina con bignè

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“N[ives]: [Sul rapporto con il marito Romano Benet] L'amore portato qua sopra, l'amore esposto a queste forze furiose di natura, l'amore da trascurare per poi ritrovarlo al suo posto […] è la cosa che ho in più rispetto alle scalatrici che in questi anni hanno tentato e tentano come me di toccare le maggiori altezze del pianeta. L'amore nostro è la forza che mi ricarica per semplice contatto, che spinge ancora quando non ho più fiato, perché so che c'è lui con me là sopra, e così continuo. L'amore nostro è il mio combustibile, un'energia pulita. Se mi riuscirà di completare il giro dei quattordici ottomila, sarà per questo amore. Altre prima di me sono cadute sulle stesse montagne, desiderate con più forza della vita stessa. Io non sono migliore, più brava di loro, però ho Romano con me, ho l'amore, non l'ho lasciato a casa ad aspettarmi, a logorarsi d'ansia. Quassù ho con me la famiglia, sono una lumaca che va con il suo guscio. Questa nostra formazione annodata mi fa credere di poter riuscire. Lui ce la farebbe anche da solo, ma in due, con me, per lui è più bello, più goduto. Pure per me è così, però con la certezza che senza di lui mi mancherebbe la volontà, più che la forza. […] Però così come siamo forti, siamo fragili il doppio. Senza uno di noi, l'altro non può. Noi siamo quest'impresa in comune di scalare, non possiamo accettare altro formato. Non è un patto, non l'abbiamo scritto e nemmeno detto. È così. Esistono cose semplici e dure che non serve dirsi.”

Erri De Luca (1950) scrittore, traduttore e poeta italiano

Origine: Sulla traccia di Nives, pp. 55-56

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“[«Va a Pechino da campione olimpico: è più dura?»] Da un certo punto di vista è meglio: il mio sogno da bambino io l' ho già conquistato, vado senza l' ansia dell' ultima chance. Dall'altro, non sarò contento se non tornerò con una medaglia. Mi dispiacerebbe deludere la gente che mi segue. Se non vinco chissà se i miei concittadini mi saluteranno ancora…”

Igor Cassina (1977) ginnasta italiano

Origine: Citato in Arianna Ravelli, «Il Cassina 2 a Pechino? Non sono matto» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/aprile/25/Cassina_Pechino_Non_sono_matto_co_9_080425113.shtml, Corriere della Sera, 25 aprile 2008.