Frasi su raccolta

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema raccolta, essere, vita, due-giorni.

Frasi su raccolta

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“Quando la vita in ogni sua forma viene considerata divina, tutti possono spiccare il volo.”

da "Dancing the Dream" http://www.dancing-the-dream.com/Dancing_the_Dream/Wings_without_me/wings_without_me.html,una raccolta di poesie e riflessioni scritte da Michael Jackson

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“Come disse lo scorpione alla fanciulla morente: "Sapevi che sono velenoso quando mi hai raccolto."”

Origine: La Torre Nera, La sfera del buio, p. 358

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“Venti milioni di italiani sono in questo momento raccolti nelle piazze di tutta Italia. È la più gigantesca dimostrazione che la storia del genere umano ricordi.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

dall'annuncio radiofonico della dichiarazione di guerra all'Etiopia, 2 ottobre 1935
Citazioni tratte dai discorsi

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“Arrakis insegna la mentalità del coltello, tagliare ciò che è incompleto, e dire: "Ora è completo perché finisce qui."”

dalla «Raccolta dei detti di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 161
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“Dopo un raccolto ne viene un altro, andiamo avanti!”

Alcide Cervi sette fratelli, partigiani italiani, fucilati nel 1943

I miei sette figli

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“A che ti giova insegnare agli altri […], se intanto tu per primo non ascolti te stesso?”

Francesco Petrarca (1304–1374) poeta italiano autore del Canzoniere

dalla Lettera a Cicerone, nella raccolta delle Familiares

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“Basta uno spillo raccolto per terra con amore per salvare un'anima.”

Teresa di Lisieux (1873–1897) religiosa e mistica francese

Origine: Citato in Natale Ginelli, La tua via, Edizioni Paoline, 1957.

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“Il denso e umido e freddo e l'oscuro si è qui raccolto, dove ora [è la terra], mentre il raro, il caldo e l'asciutto s'è allontanato verso le zone esterne dell'etere.”

Anassagora (-500–-428 a.C.) filosofo greco antico

frammento 15
Frammenti di Sulla natura (titolo convenzionale)

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“Quando ero ragazzo a casa mia vi erano due cose impopolari: una ero io e l'altra era la mia chitarra.”

Bruce Springsteen (1949) musicista e cantautore statunitense

Origine: Durante un'esecuzione dal vivo di Growin' Up al Roxy, 7 luglio 1978, ascoltabile nella raccolta "Live 1975-1985"

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“In uno spirito raccolto e silenzioso sorge la vera preghiera, e l'essere è misteriosamente visitato.”

Pavel Nikolaevič Evdokimov (1901–1970) filosofo e teologo russo

La novità dello Spirito

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“Il castello di Nocera è posto in una terra assai fertile e dall'aria salubre: infatti, il suolo di essa produce un ottimo vino bianco e rosso, grano, segale e altri ottimi frutti in grande abbondanza. C'è una bella pianura con intorno alti monti e sorgenti abbondanti ed amene, e gli abitanti di questa valle amena seminano quattro volte all'anno; i campi producono svariati raccolti, dalle viti stese sopra gli olmi si ricava il vino in abbondanza e così l'olio dagli olivi. Le montagne sono coperte d'alberi, soprattutto enormi castagni, su cui crescono le castagne più grandi che io abbia mai visto. Dalla base dei monti dal lato verso la città di Amalfi, fino alla strada che dal castello va a Salerno, vi è una piantagione di noci o noccioli della lunghezza di 3-4 miglia e della larghezza di un miglio, e questi alberi di noci danno ogni anno tanta copia di frutti che basterebbero a molte regioni, se le raccogliessero: ma se ne nutrono i maiali, le cui carni, sia salate che fresche, si mantengono a lungo e sono ottime e saporite e non ho mai visto capponi più grandi e grassi e a buon mercato di quelli che si trovano in questa piana. Perciò i Curiali, finché furono sicuri, vi soggiornarono più volentieri che in qualsiasi altra parte del Regno di Sicilia. Dall'altro lato, verso il castello di Torre, sorge quel fertilissimo monte che chiamano volgarmente Somma, estremamente fruttifero, assai alto e dalla circonferenza assai ampia. Dista otto miglia dal castello di Nocera alla quale somiglia per ubertosità… Vi si producono ottimi vini greci, di almeno tre qualità, grande, mediocre e minore, che vengono portati nei vari luoghi e paesi. Ho sentito ripetere che i loro dazi ammontano ogni anno a più di 200 fiorini. Ogni anno, al tempo della vendemmia, si possono vedere oltre centomila recipienti costruiti dagli abitanti di questa zona con legno dei castagni di quei monti: ognuno di essi ha la capacità di otto barili secondo la misura romana; vi sono inoltre infiniti altri recipienti detti caratelli, che contengono di solito ognuno quattro barili. Il mosto raccolto dalle vigne di questo monte viene riposto in tali recipienti, e poi trasportato nei luoghi di mare, a Napoli, e nei vari paesi del mondo dai mercanti, attraverso il mare che dista dal monte tre miglia italiche. In molte località esso vien venduto come malvasia o altro vino di pregio.”

Teodorico di Nieheim (1340–1418) storico tedesco

libro I, cap. XXXVIII
De schismate libri III

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“Chi ha speso, ha consumato; chi ha raccolto, ha perduto; ma chi ha dato, ha messo in salvo per sempre i suoi tesori.”

Inayat Khan (1882–1927) mistico indiano

Origine: Citato in Rotondi 1992, p. 212.

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“Bisognerebbe saper attendere, raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna saper ripensare a itinerari in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell'infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando portavano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e grevi trasformazioni, a giorni in stanze silenziose e raccolte e a mattine sul mare, al mare sopratutto, a mari, a notti di viaggio che passavano con un alto fruscio e volavano assieme alle stelle - e ancora non è sufficiente poter pensare a tutto questo. Bisogna avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si rimarginano. Ma bisogna anche essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso.”

The Notebooks of Malte Laurids Brigge

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“Nel tempo della semina impara, in quello del raccolto
insegna, d'inverno godi.”

William Blake (1757–1827) poeta, incisore e pittore inglese

Il Matrimonio del Cielo e dell'Inferno, Proverbi dell'inferno
Variante: Nel tempo della semina impara, in quello del raccolto
insegna, d'inverno godi.

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“Quante volte l'uomo in collera nega furiosamente quello che la sua coscienza gli dice?”

dalla «Raccolta dei detti di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 393
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“Favorito dalla fortuna, io ebbi l'onore nei due mondi di combattere accanto ai primi soldati, ed ho potuto persuadermi che la pianta uomo nasce in Italia, non seconda a nessuno; ho potuto persuadermi che quegli stessi soldati che noi combattemmo nell'Italia meridionale, non indietreggeranno davanti ai più bellicosi, quando saranno raccolti sotto il glorioso vessillo emancipatore.”

Giuseppe Garibaldi (1807–1882) generale, patriota e condottiero italiano

Origine: Citato in Martino Cellai, Fasti militari della Guerra dell'Indipendenza d'Italia dal 1848 al 1862, vol. 4, Tip. e litografia degli Ingegneri, 1867, p. 471 http://books.google.it/books?id=GwRAAAAAcAAJ&pg=PA471; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921.

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“Godetevi la vita, è tutto ciò che abbiamo.”

Morrissey (1959) cantante inglese

dall'introduzione del video Sunny, presente sulla raccolta My Early Burglary Years, 1998

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“Io ho la mia musica, ed è parecchia, ed è in base ad essa che la gente dovrebbe giudicarmi.”

Dmitrij Dmitrievič Šostakovič (1906–1975) compositore e pianista russo

da Testimony: The Memoirs of Dmitri Shostakovich, raccolte da Solomon Volkov
Origine: Citato in Gianfranco Vinay, Il Novecento nell'Europa Orientale e negli Stati Uniti, p. 41, E.D.T. Torino 1991.

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“Se fortuna volta, ognun suona a raccolta.”

Adriano Banchieri (1568–1634) musicista, compositore e poeta italiano

Novella di Cacasenno figlio del semplice Bertoldino

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“La Palestina non sarà la vostra terra, né la vostra casa, ma il vostro cimitero. Allah vi ha raccolto in Palestina perché i musulmani vi uccidano.”

Abu Bakr al-Baghdadi (1971–2019) terrorista iracheno

Citazioni di Abū Bakr al-Baghdādī
Origine: Da un audiomessaggio; citato in L'Isis minaccia Israele: la Palestina non sarà la vostra terra, sarà il vostro cimitero http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-12-26/l-isis-minaccia-israele-palestina-non-sara-vostra-terra-sara-vostro-cimitero--175218.shtml?uuid=ACBMF8zB&refresh_ce=1, Il Sole 24 ore.com, 26 dicembre 2015.

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“Sia così la tua anima! Precipiti, affondi, si perda, si polverizzi!
Ma ritrovi poi, sicura, raccolta, nel letto più tranquillo, il suo puro e chiaro corso!”

Peter Altenberg (1859–1919) scrittore, poeta e aforista austriaco

Cascata della Traun presso Gmunden, p. 138
Favole della vita

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“[Su Mario Trevi] È stata la mia unica esperienza al suo fianco. Interpretavo il ruolo della moglie, quindi ero la protagonista con lui, cui ammazzavano il figlio piccolissimo. Una di quelle storie di camorra e dolore che in quegli anni funzionava. Una rarità, purtroppo. Eppure, credo di essere adatta a ruoli seri, ma non me ne hanno mai affidati. Quello lo ricordo con piacere. Negli Anni Settanta, Mario Trevi aveva raccolto i frutti del suo lavoro, era considerato già un grande interprete della canzone napoletana. Era un cantante famoso, un personaggio doc. Poi, aveva lanciato Indifferentemente, una delle più belle canzoni del nostro repertorio, quindi per me era emozionante lavorare con lui e quel ruolo mi sembrò ancora più importante, anche se i film tratti dalle sceneggiate restavano un po' relegati in ambiti ristretti. Lui, inoltre, fu molto carino con me, che ero giovane e avevo ancora tanto da imparare. Era un'epoca meravigliosa, ricca di vitalità. Per un artista che avesse veramente voglia di fare questo mestiere era davvero stimolante. Mi ero appena trasferita a Roma. Nella capitale c'era tutto: il cinema, la musica, l'arte. S'incontravano i pittori, i poeti. Napoli era pervasa dalla stessa creatività, dalla stessa voglia di fare che si respirava dovunque. La nota dominante di quegli anni era la passione, ricordo anche il produttore del film La pagella, era un tipo particolare. Avevano coraggio, allora, rischiavano in proprio per produrre spettacoli di qualità. Tutti noi venivamo da quell'epoca, che volevamo fare gli attori, i cantanti, i musicisti, avevamo grandi maestri da imitare, ai quali ispirarci e ci avvicinavamo a loro con umiltà e serietà. Volevamo crescere, conoscere, sapere tutto quel che si poteva perché ci tenevamo a realizzare spettacoli di buon livello. Ragioniamo ancora così. Oggi, invece, tranne che per rare eccezioni (penso a Fabio Fazio, a Fiorello, per esempio), il successo immediato, i guadagni, la facile popolarità sembrano diventati gli unici obiettivi.”

Marisa Laurito (1951) attrice, showgirl e cantante italiana

Origine: Citato in Angela Matassa, Laurito: «Io, attrice drammatica in un film con Mario», Il Mattino, 17 aprile 2005.

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“Probabilmente non c'è momento più terribile, nella nostra vita, di quello in cui si scopre che nostro padre è un uomo… in carne e ossa.”

dalla «Raccolta dei detti di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 95
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“Non c'è scampo: noi paghiamo la violenza dei nostri antenati.”

dalla «Raccolta dei detti di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 137
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“Il concetto di progresso è un meccanismo protettivo che ci difende dai terrori del futuro.”

dalla «Raccolta dei detti di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 299
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“Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?" – gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli – chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali riti espiatòri, quali sacre rappresentazioni dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione piú grande – e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!". A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto" proseguí "non è ancora il mio tempo. Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino – non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano viste e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre piú lontana dagli uomini delle stelle piú lontane – eppure son loro che l'hanno compiuta!". – Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

125; 2007

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