Frasi su vano

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema vano, vita, essere, stesso.

Frasi su vano

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“Studiare senza riflettere è vano; riflettere senza studiare è pericoloso.”

Confucio (-551–-479 a.C.) filosofo cinese

2, 15

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“Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

51; 1898, Vol. I, p. 157

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“Il rimpianto è il vano pascolo d'uno spirito disoccupato. Bisogna sopra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove imaginazioni.”

padre di Andrea: cap. II, pp. 41-42
Il piacere
Variante: Il rimpianto é il vano pascolo d'uno spirito disoccupato. Bisogna soprattutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e nuove immaginazioni.

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“[Alla Convenzione nazionale] Popolo, ricordati che se nella Repubblica la giustizia non regna con impero assoluto, la libertà non è che un vano nome!”

Maximilien Robespierre (1758–1794) politico, avvocato e rivoluzionario francese

Origine: 26 luglio 1794; citato in F. Del Giudice, Il latino in tribunale, Esselibri Simone, 2005, p. 1.

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“Io vorrei prima menarmelo a mano | più tosto farlo ai guatter di cucina, | ch'esser di dame un polimante vano.”

Francesco Beccuti (1509–1553) poeta italiano

In lode della pederastia, vv. 19-21
Rime

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“Ben venga la tecnologia, dunque, perché rappresenta certamente il futuro, ma ricordiamo che l'elemento uomo, che parrebbe da essa quasi relegato in secondo piano, rimane il centro, il motore, l'anima di quest'universo che ci sforziamo di governare. L'uomo e l'inquietudine, figlia dei tempi, che l'accompagna.
Perché inquietudine? Guardiamo in particolare al mondo della Magistratura e pensiamo all'aria avvelenata in cui essa si trova troppo spesso ad operare, e ci chiediamo se ciò avvenga per colpe proprie ovvero per gratuiti e interessati attacchi esterni. Ma è vano cercare di sciogliere il dilemma; occorre invece che ci si adoperi con ogni energia per togliere voce a quanti imputano ad alcuni esponenti della magistratura scarsa diligenza o vanità personale o spinte ideologiche che li orienterebbero altrove rispetto a un'interpretazione corretta e serena della norma. Se queste incrostazioni esistono devono essere rimosse perché lo esige la collettività e lo merita la stragrande maggioranza dei magistrati, per i quali la disposizione prevalente è quella della dedizione incondizionata, della volontà tenace di esercitare il proprio ministero in vista del solo bene comune, con spirito di sacrificio e senza clamori: nel silenzio che spesso non paga ma è dignità di servizio e gratificazione di coscienza. Parimenti, non sono più sopportabili quegli attacchi gratuiti, di provenienza varia, ingeneroso esercizio ormai troppo diffuso di quanti applicano la regola secondo cui la miglior difesa consiste nel distruggere l'immagine del "nemico". Il convincimento da taluni nutrito, da altri propagandato, del giudice come di un soggetto onnipotente e sordo ai problemi di coscienza, e teso a chissà quali fini impropri, è fasullo e banale: quanti ci sono vicini per ragioni di lavoro o affettive conoscono l'ansia del dubitare, la paura di non sapere offrire le corrette risposte, di non poter cogliere il frutto che a volta pare proibito e si chiama giustizia.
Non c'è e non ci può essere indifferenza nell'atto del giudicare. Non si avvia un uomo al calvario di un processo penale né lo si condanna con il sorriso sulle labbra, non si respinge un immigrato onesto con una scrollata di spalle, non si toglie un bambino a una madre o a un padre senza subirne un contraccolpo doloroso come un pugno nello stomaco. Stati d'animo con i quali il buon magistrato fa i conti in compagnia delle sole voci di dentro che impietosamente gli ricordano giorno dopo giorno come una decisione sbagliata possa stravolgere una vita e uccidere una speranza.
Rubo ancora un minuto alla vostra pazienza per un'ultima annotazione: entro pochi giorni o settimane un gruppo di magistrati milanesi chiuderà la propria attività, e a loro voglio dire: per quaranta e più anni s'è combattuta, credo, la buona battaglia – mi perdoni San Paolo per la citazione che non vuole essere irriverente – e ho speranza che ora, giunti al termine della corsa, integra si sia conservata in ognuno la fiducia negli ideali per i quali tutti fummo avviati a questo lavoro. A quanti operano e opereranno nel mondo del diritto, magistrati, avvocati, personale amministrativo, ai giovani soprattutto, auguro di raccogliere in abbondanza, forti del loro impegno e con l'aiuto di Dio, i frutti di quanto di buono si va seminando perché questo Paese, che è stato la culla del diritto e che a volte ci dilettiamo noi stessi a bistrattare al di là dei suoi demeriti, mentre dispensiamo ammirazione incondizionata a quasi tutti gli altri popoli del mondo che hanno invece, quasi tutti, tanto da imparare; questo Paese al quale, fuor d'ogni retorica, credete, mi onoro e sono fiero di appartenere, rivendichi e riprenda il suo ruolo di portabandiera nella faticosa ma entusiasmante corsa di civiltà che porta al traguardo della Giustizia.”

Ruggero Pesce (1938) giudice italiano

da Discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010 per il distretto della Corte d'Appello di Milano del Presidente Ruggero Pesce http://it.wikisource.org/wiki/Discorso_di_inaugurazione_dell%27anno_2010_per_il_distretto_della_Corte_d%27Appello_di_Milano

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“Il vostro è un mondo di culle che diventano tombe e di tombe che diventano culle; di giorni che divorano notti e di notti che rigurgitano giorni; di pace che dichiara guerra e di guerra che sollecita la pace; di sorrisi galleggianti sulle lacrime e di lacrime rischiarate da sorrisi. Il vostro è un mondo in continuo travaglio, con la Morte come levatrice. Il vostro è un mondo di setacci e di vagli, in cui non ci sono due setacci e due vagli che siano uguali. Voi soffrite costantemente setacciando l'insetacciabile e vagliando l'invagliabile. Il vostro è un mondo diviso contro se stesso, poiché è l'Io in voi ad esser diviso. Il vostro è un mondo di barriere e recinzioni, poiché è l'Io in voi ad avere barriere e recinzioni. Alcune cose, esso preferisce porle fuori dal recinto, perché estranee a se stesso; altre, le pone dentro al recinto, perché ad esso affini. Ma quelle che stanno fuori dal recinto, irrompono continuamente dentro; e quelle che stanno dentro, non fanno altro che uscire. Poiché esse, essendo prole di una stessa madre – che è il vostro stesso Io – non vogliono esser separate. E voi, invece di gioire per la loro felice unione, vi cingete di nuovo nel vano tentativo di separar l'insepararible. Invece di fasciare la spaccatura che c'è nell'Io, tagliuzzate la vostra vita sperando di ricavarne un cuneo da inserire fra quello che credete essere il vostro Io, e ciò che immaginate diverso da esso. Pertanto, le parole dell'uomo sono immerse nel veleno. Perciò, i suoi giorni sono così ebbri di dolore. Per questo, le sue notti sono così tormentate dalla sofferenza.”

Mikha'il Nu'ayma (1889–1988) scrittore e poeta libanese

Origine: Il libro di Mirdad, p. 50

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“Cesare Terranova fu uomo di alto sentire e di grande cultura: amava profondamente la sua Sicilia e viveva con angoscia la fase di trapasso che l'isola attraversava, dall'economia del feudo e rurale all'economia industriale e collegata con le grandi correnti di traffico europeo e mediterraneo. Ma egli era anche animato, oltre che da un virile coraggio, da infinita speranza, che scaturiva dalla sua profonda bontà d'animo: speranza nel futuro dell'Italia e della Sicilia migliori, per le quali il sacrificio della sua vita, fervida, integra ed operosa non è stato vano. Ancora una volta così la violenza omicida della delinquenza organizzata ha colpito uno degli uomini migliori, uno dei figli più degni della terra di Sicilia.”

Sandro Pertini (1896–1990) 7º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Citato in 25 Settembre 1979 Palermo. Uccisi in un agguato mafioso il magistrato Cesare Terranova e Lenin Mancuso, Maresciallo P.S., suo collaboratore e guardia del corpo http://www.vittimemafia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=264:25-settembre-1979-palermo-muoiono-in-un-agguato-mafioso-il-magistrato-cesare-terranova-e-lenin-mancuso-maresciallo-ps-suo-collaboratore-e-guardia-del-corpo&catid=35:scheda&Itemid=67, VittimeMafia.it.

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“Vista a rovescio da Billy, la storia era questa: gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo di aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione. Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici di acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemati ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi di acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutti e tutto a nuovo. Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri di acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, e separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto le donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero più fare male a nessuno.”

Mattatoio n. 5

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“L'ora presente è in vano, non fa che percuotere e fugge.”

Giosue Carducci (1835–1907) poeta e scrittore italiano

da Presso l'urna di Percy Bysshe Shelley

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“L'ironia è l'occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l'assurdo, il vano dell'esistenza.”

Søren Kierkegaard (1813–1855) filosofo, teologo e scrittore danese

Origine: Da Sul concetto di ironia in costante riferimento a Socrate.

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“Dunque invano verso le donne il biasimo maschile
punge, vano scoccar di freccia, e parla male:
che esse siano inferiori ai maschi, lo dico io.”

Euripide (-480–-406 a.C.) tragediografo ateniese

frammento 499
Frammenti di alcune opere, Melanippe incatenata

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“Cajo Gracco: Ahi nome vano, Virtù, | ludibrio de' malvagi!”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto III, p. 175
Cajo Gracco

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“Fauno: Il lamentarsi è vano, | quanno non ponno le querele: ajuto | Porgere a chi si duole.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena II
Egle

“È vano cercare ciò che ci salvi dal fulmine.”
Remedium frustra est contra fulmen quaerere.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

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“Bbada, nun biastimà, Ppippo, ché Iddio | è Omo da risponne pe le rime.”

Giuseppe Gioachino Belli (1791–1863) poeta italiano

da Primo, nun pijjà er nome de Ddio in vano, 232

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“Tra prìncipi e princìpi incerti e vani | vano passa Bassani.”

Franco Fortini (1917–1994) saggista, critico letterario e poeta italiano

Origine: L'ospite ingrato, p. 51

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“È vano chiamare il medico da un malato inguaribile: il medico non può fare niente se non contagiarsi lui stesso.”

Denis Ivanovič Fonvizin (1745–1792) scrittore, commediografo e drammaturgo russo

Il Minorenne

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“Nulla è più vano che cercare nella scienza una conferma del dogma.”

Origine: La storia di Gesù Cristo, p. 88

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“In altri termini, più forte della ragione è, nell’uomo comune, la paura d’usarla. […] Ma è così: l’uomo […] si china alle contraddizioni grottesche e alle buffe scappatoie. […] Una selva di domande s’affaccia in un momento; e l’una è legata all’altra, sì che non puoi dire: comincio da questo punto o da quello… È un bene la vita? è un male? Se è un bene, perché viene a cessare? Se è un male, perché c’è dato? E ancora: se è un male, perché tanta sua parte è bella e buona? E se è un bene, perché vedo tanto male intorno a me e anche dentro di me? Che cosa mi si offre, in compenso di questo male, così che io possa dire in piena coscienza: “Sì, la vita è, in fondo, solamente un bene”? E che cosa, soprattutto, mi verrà dato al posto del bene che dovrò cedere da un momento all’altro? Ho bisogno di sapere “se ciò che qualcuno ci prende,/ c’è qualch’altro che ce lo rende!” (G. Pascoli, Commiato, in Canti di Castelvecchio).
Quest’idea del compenso fa apparir chiaro che il problema di cui stiamo parlando coincide con quello, notissimo, della felicità: tormento vano della ragione umana e suo scoglio invalicabile. Dunque anche il Pensiero con la maiuscola […] non sa rispondere agli enigmi della vita e della morte. La risposta verrà solamente dal Verbo, fattosi carne e “sapienza nostra” (S. Paolo, 1a Corinzi, 1, 30): vera sapienza, antagonista vittoriosa di quella umana, che è “stoltezza dinanzi a Dio” (Id., 3, 19).”

Franco Fochi (1921–2007) linguista e saggista italiano

Origine: La festa turbata, p. 22

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“Al camino, ove scoppia la mortella | tra la stipa, o ch'io sogno, o veglio teco: | mangio teco radicchio e pimpinella.”

Giovanni Pascoli (1855–1912) poeta italiano

O vano sogno, da L'ultima passeggiata
Myricæ

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“La parabola pronunciata da Fellini può anche lasciarci freddi, se la isoliamo dal contesto […], ma l'eccezionalità del film sta proprio nella "bella confusione" […] di errore e verità, di realtà e sogno, di valori stilistici e valori umani, nel totale adeguamento del linguaggio cinematografico di Fellini alle sconnesse immaginazioni di Guido. Come distinguere il regista della realtà da quello della finzione è impossibile, così i difetti di Fellini coincidono con le ombre spirituali di Guido. L'osmosi tra arte e vita è strabiliante. Certo siamo di fronte a un esperimento irripetibile. […] In Otto e mezzo l'operazione è riuscita fino allo spasimo. […] I motivi (e le polemiche) che serpeggiano nel film sono infiniti e appartengono a un repertorio già noto: è vano tentare di farne un elenco, così come degli scorci di racconto, dei ritratti e dei paesaggi umani. Ovunque qui il genio di Fellini brilla come raramente si è visto al cinema. Non c'è ambiente, non c'è personaggio, non c'è situazione privi di un significato preciso sul grande palcoscenico di Otto e mezzo.”

Giovanni Grazzini (1925–2001) critico cinematografico italiano

da Corriere della Sera, Milano, 16 febbraio 1963
Origine: Citato in Claudio G. Fava, I film di Federico Fellini, Volume 1 di Effetto cinema, Gremese Editore, 1995, pp. 108-109 https://books.google.it/books?id=DNMSsPUpWnoC&pg=PA108. ISBN 8876059318

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“[Istria] Presente nel mio cuore tu mi sei, | immagine paziente di fatica: | se scarsa è la tua spica, e se aspri sassi | contendono all'aratro magre zolle; | se spegni il vano riso sulla bocca | (troppa è l'aridità che ti circonda) | cara mi sei, | ché tu somigli all'affannosa vita.”

Carlo Martini (critico letterario) (1908–1978) critico letterario italiano, poeta italiano

da Istria http://www.arenadipola.com/immagini/pagine/1957/57-0417p003.jpg, L'Arena di Pola, 17 aprile 1957, p. 3
Citazioni di Carlo Martini

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