The Last of the Wine
Frasi su città
pagina 20

The Shadow of the Wind
Variante: «Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel.
...
«Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l'abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro viene cancellato dall'oblio, noi, i custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno. Adesso hanno soltanto noi, Daniel. Pensi di poter mantenere il segreto?»

Interpretazione e sovrainterpretazione: Un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose
Q
Of Wolves and Men
Those Who Leave and Those Who Stay
The Story of the Lost Child
Song of Kali
The Road to Oxiana
Franziska

Storia del Declino e della Caduta dell'Impero Romano

Why did we take the countryside as the base and why did we not take the cities as the support base?
The cities could not be the base. True, the population there is large, but the city is small, the enemy is all over it. The Assembly, the courts, the prisons, the police, the Army - they were all there. The networks of the enemy's repressive apparatus were concentrated there, and the social composition of the town is very complex.
By contrast, the countryside is vast. The enemy is spread thin there. In some villages, there is not even the shadow of the enemy, militarily or otherwise. In some communities, there are only one or two soldiers or police. This means the enemy forces in the countryside are weak. The peasants there are very numerous. The class composition is good.
Origine: Il tempo materiale, p. 65
De reditu suo

Origine: Citato in Emilio Manfredi, Samia, in nome del padre http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/samia-obama/samia-obama/samia-obama.html, Repubblica.it, 21 novembre 2008.

Origine: Citato in Taormina, cala il sipario sul Film Fest. Isabella Ragonese: “Io palermitana fino all’osso” http://palermo.repubblica.it/societa/2017/07/09/news/taormina_cala_il_sipario_sul_film_fest_isabella_ragonese_io_palermitana_fino_all_osso_-170389406/, Repubblica.it, 9 luglio 2017.

da Cose, in Oggetto quasi

Origine: Citato in Alberto Costa, «Esporto in Europa il modello Udinese» https://archive.is/4WQZ, Corriere della Sera, 25 agosto 2005, p. 47.

XXXI p.45, Garzanti
Lettere persiane

Origine: L'"autogestione" jugoslava: teoria e pratica capitaliste, p. 11

da Strade dell'est, n.3, lato A
L'era del cinghiale bianco

vv. 10-15
I capitoli, Dell'Ambizione

They had three steps to achieve their dream of creating a new society: the full evacuation of the population from Phnom Penh and other towns to the countryside; the building up of the strongest, toughest, most efficient army in the world; and the liquidation of all the corrupt and nonconvertible elements who handicapped society and who could not be transformed into the new type of Kampuchean.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Avevano tre misure per ottenere il loro sogno di creare una nuova società: l'evacuazione totale della popolazione da Phnom Penh e da altre città alla campagna; la creazione dell'esercito più forte, più impavido e più efficiente del mondo, e la liquidazione di tutti gli elementi corrotti e testardi che ostacolavano la società e che non potevano essere trasformati nel nuovo tipo di kampucheano.
Origine: Introduzione alla storia del cinema, p. 36

Origine: Da Liquidazione dell'età dell'ansia, Il Tempo, 5 marzo 1954, p. 3.
Variante: Amo le città, le strade, gli edifici, le finestre, i balconi, i muri, le strutture… La città è un concentrato di energia umana sul punto di esplodere. È lo scontro tra il vecchio e il nuovo, dove passato, presente e futuro sono compressi in un blocco unico. L’architettura per me è un simbolo. Rappresenta lo spirito del tempo, pietrificato nei muri e nelle finestre, fluido invisibile racchiuso nella pietra da misure, proporzioni e forme: gli edifici sono dei perfetti romanzi fatti di pietre e spazi vuoti… ma alla fine è l’energia umana, sono le vite vissute dietro queste pareti che conferiscono loro bellezza.
Origine: Dall'intervista di Lorenzo Bertuzzi, Oltre la città del sole http://www.fucinemute.it/1999/05/oltre-la-citta-del-sole/, FucineMute.it, 1º maggio 1999.

It seems that Pol Pot imagined himself as an heir to the empire of Angkor Wat, whose kings ruled from these temples in the tenth century. In Khmer Rouge ideology, communism was seldom mentioned. Instead, there was the "angka" or "organisation", which demanded slavery in an agrarian society without towns or machines.
Variante: Sembra che Pol Pot si vantava da erede dell'impero di Angkor Wat, i cui re regnavano su questi templi durante il decimo secolo. Nell'ideologia dei Khmer Rossi, il comunismo veniva appena menzionato. Invece, c'era «Angka», ovvero «l'Organizzazione», che insisteva sulla schiavitù in una società agraria senza città o macchine.
Origine: Da I risultati politici della guerra partigiana, Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà, anno I, numero 5-6, gennaio-agosto 1945, p. 11.

dalla prefazione a I ritte antiche, p. 8.
Origine: Dall'intervista Banana Yoshimoto: Io, la splendida nebbia di Milano e i diritti gay http://www.lapresse.it/banana-yoshimoto-io-la-splendida-nebbia-di-milano-e-i-diritti-gay.html, La Presse.it, 11 luglio 2017.

Origine: Dal discorso tenuto in occasione dell'inizio dell'anno scolastico 2000/2001 e della riapertura del Vittoriano, 24 settembre 2000. Riportato in Quirinale.it http://presidenti.quirinale.it/Ciampi/dinamico/ContinuaCiampi.aspx?tipo=discorso&key=13020.

Variante: Il nostro popolo intero, il nostro Esercito Rivoluzionario, tutti i nostri quadri e i nostri soldati vivono in un sistema collettivo attraverso un sistema d'appoggio comunale, che si migliora giorno dopo giorno. Questo è un passo vittorioso verso la soluzione delle contraddizioni tra le città e la campagna, tra gli operai e i contadini, tra i lavoratori manuali e gli intelettuali, tra i quadri e le masse, tra l'infrastruttura economica e la superstruttura.

At 7:30 AM on April 17, 1975, the war on Cambodia was over. It was a unique war, for no country has ever experienced such concentrated bombing. On this, perhaps the most graceful and gentle land in all of Asia, president Nixon and mister Kissinger unleashed 100,000 tons of bombs, the equivalent of five Hiroshimas. The bombing was their personal decision. Illegally and secretly, they bombed Cambodia, a neutral country, back to the Stone Age, and I mean Stone Age in its literal sense. Shortly after dawn on April 17, the bombings stopped and there was silence. Then, out of the forest, came the victors, the Khmer Rouges, whose power had grown out of all proportion to their numbers. They entered the capital Phnom Penh, a city most of them had never seen. They marched in disciplined Indian file through the long boulevards and the still traffic. They wore black and were mostly teenagers, and people cheered them, nervously, naively. After all, the bombing, the fighting, was over at last. The horror began almost immediately. Phnom Penh, a city of 2.5 million people, was forcibly emptied within an hour of their coming, the sick and wounded being dragged from their hospital beds, dying children being carried in plastic bags, the old and crippled being dumped beside the road, and all of them being marched at gunpoint into the countryside and towards a totally new society, the likes of which we have never known. The new rulers of Cambodia called 1975 "Year Zero", the dawn of an age in which there would be no families, no sentiments, no expressions of love or grief, no medicines, no hospitals, no schools, no books, no learning, no holidays, no music, no songs, no post, no money, only work and death.
Variante: Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Era una guerra particolare, poiché nessun paese aveva sofferto d'un tale bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sguanciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto fuori proporzione dai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono la capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero, ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente ed ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e le sparatorie erano finiti. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la foza entro un ora del loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e zoppi lasciati per la strada, tutti marciati sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, mai vista prima. I nuovi leader di Cambogia nominarono 17 aprile «Anno zero», l'alba di un' era in cui non ci sarebbero state famiglie, niente sentimenti, nessuna espressione d'amore o lutto, niente medicine, niente ospedali, niente scuole, niente libri, niente istruzione, niente vacanze, niente musica, niente canzoni, niente posta e niente denaro: solo fatica e morte.
Capitolo IV – Il millennio romano, pp. 87-88
La storia del mondo in 300 minuti

Origine: Da Il sangue dell'anima in Il mio vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, Il Giallo Mondadori, 2009.

Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Ci sono tante ragioni che ci condussero a evacuare la popolazione da Phnom Penh e altre città.La prima ragione era quella economica, cioè, di assicurare i viveri ai tanti milioni di abitanti nelle città. Dopo aver lungamente preso in considerazione il problema, siamo arrivati alla conclusione che non potevamo risolvere questo problema finché una popolazione così numerosa rimaneva nelle città. Ma se avessimo evacuato questa popolazione nella compagna, nelle cooperative, quest'ultime avrebbero potuto nutrirla, poiché dispongono di risaie, strumenti di produzione, e tutto ciò di cui avesse bisogno. [... ] La popolazione non avrebbe avuto alcuna fede nella rivoluzione se fosse lasciata a crepare di fame nelle città. Questa era la ragione economica.Connesso a questo problema economico c'era quello della difesa e della sicurezza del paese. Prima della liberazione, conoscevamo già il piano d'emergenza degli imperialist statunitensi e dei loro lacchè. Secondo questo piano, dopo la nostra vittoria e la nostra entrata in Phnom Penh, ci avrebbero creato difficoltà nell'ambito politico, militare, economico e così via per distruggere la nostra rivoluzione. Quindi, dopo aver riflettuto sulla situazione, abbiamo evacuato la popolazione delle città nella campagna, nelle cooperative, per risolvere sia il problema dei viveri e, allo stesso tempo, schiacciare in anticipo il complotto degli imperialisti americani, così che non avrebbero potuto attaccarci quando saremmo entrati a Phnom Penh.