Frasi su chiamata
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“I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?". E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea". Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: "La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri". Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", si sdegnarono e gli dissero: "Non senti quello che dicono?". Gesù rispose loro: "Sì, non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode?". E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.”

Matteo apostolo ed evangelista apostolo di Gesù

21, 6 – 17

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“Mourinho con me è stato straordinario: io l'ho chiamato, perché arrivare all'Inter senza passare da José è impossibile, lui qui è ovunque. Ci siamo confrontati su tanti argomenti, mi sono fidato per molte cose dei suoi pareri. Lo considero un fuoriclasse, dietro alle brillanti conferenze stampa c'è un lavoro tattico e sul campo incredibile.”

Leonardo Nascimento de Araújo (1969) dirigente sportivo, allenatore di calcio e ex calciatore brasiliano

Citazioni di Leonardo
Origine: Citato in Inter, il giorno di Leonardo: "È la mia sfida più grande" http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/29-12-2010/inter-giorno-leonardo-712299500154.shtml, Gazzetta.it, 29 dicembre 2010.

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“A proposito dei Patriarchi viene messo in rilievo che erano allevatori di bestiame fin dalla loro infanzia, come lo erano stati i loro genitori. E a ragione: poiché senza dubbio giusta servitù e giusto dominio si ha quando le bestie sono sottomesse all'uomo e l'uomo ha il dominio sulle bestie. Così infatti fu detto quando l'uomo fu creato: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; e abbia il potere sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie che sono sulla terra (Gn 1, 26). Con ciò si fa vedere che la ragione deve avere il dominio su gli esseri privi di ragione. Ma a far sì che una persona divenisse schiava di un'altra persona è stato il peccato o l'avversità: il peccato, come è detto: Sia maledetto Canaan! Schiavo sarà dei suoi fratelli (Gn 9, 25); l'avversità, al contrario, come accadde allo stesso Giuseppe di diventare schiavo di uno straniero dopo essere stato venduto dai suoi fratelli. Pertanto furono le guerre a creare schiavi coloro ai quali nella lingua latina fu posto questo nome. Infatti un uomo che fosse stato vinto da un altro uomo e che per diritto di guerra poteva essere ucciso, poiché veniva invece salvato, fu chiamato servus (schiavo); per lo stesso motivo si chiamano anche mancipia (schiavi) perché sono stati manu capta (presi con la mano). Tra gli uomini vige anche l'ordine della natura per cui le donne siano soggette ai mariti e i figli ai genitori, poiché anche in questo caso è giusto che la ragione più debole sia soggetta alla più forte. Riguardo perciò al comandare e al servire è evidentemente giusto che coloro i quali sono superiori quanto alla ragione siano superiori anche quanto al comando. Quando quest'ordine di cose viene sconvolto nel nostro mondo dall'iniquità degli uomini o dalla diversità delle nature carnali, i giusti sopportano il pervertimento temporale per possedere alla fine la felicità eterna assolutamente conforme all'ordine.”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

da Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153

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“Nessuno è chiamato a scegliere tra l'essere in Europa e nel Mediterraneo, poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.”

Aldo Moro (1916–1978) politico e accademico italiano

Origine: Da Discorsi parlamentari, a cura di Emilia Lamaro, Camera dei deputati, 1996.

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“«Le strade di Fantàsia», disse Graogramàn, «le puoi trovare solo grazie ai tuoi desideri. E ogni volta puoi procedere soltanto da un desiderio al successivo. Quello che non desideri ti rimane inaccessibile. Questo è ciò che qui significano le parole 'vicino' e 'lontano'. E non basta volere soltanto andar via da un luogo. Devi desiderarne un altro. Devi lasciarti guidare dai tuoi desideri.»
«Ma io non desidero affatto andarmene da qui», ribatté Bastiano.
«Dovrai trovare il tuo prossimo desiderio», replicò Graogramàn in tono quasi severo.
«E quando l'avrò trovato», fece Bastiano di rimando, «come potrò andarmene da qui?»
«Ascolta, mio signore», disse Graogramàn a voce bassa, «in Fantàsia c'è un luogo che conduce ovunque e al quale si può giungere da ogni parte. Viene chiamato il Tempio delle Mille Porte. Nessuno lo ha visto dall'esterno, perché non ha un esterno. Il suo interno consiste in un labirinto di porte. Chi lo vuole conoscere deve avere il coraggio di inoltrarsi in quel labirinto.»
«Ma come è possibile, se non ci si può avvicinare dall'esterno?»
«Ogni porta», continuò il leone, «ogni porta in tutta Fantàsia, persino una comunissima porta di cucina o di stalla, sicuro, persino l'anta di un armadio, può in un determinato momento diventare la porta d'ingresso al Tempio delle Mille Porte. Passato quell'attimo, torna a essere quello che era, una porta qualsiasi. Perciò nessuno
può passare per più di una volta dalla stessa porta. E nessuna delle mille porte riconduce là da dove si è venuti. Non esiste ritorno.»
«Ma una volta che si è dentro», domandò Bastiano, «si può uscirne?»
«Sicuro», rispose il leone, «però non è così facile come nei soliti edifici. Perché attraverso il labirinto delle Mille Porte ti può guidare solo un vero desiderio. Chi non lo ha è costretto a continuare a vagarci dentro fino a quando sa esattamente che cosa desidera. E questo talvolta richiede molto tempo.»
«E come si fa a trovare la porta d'ingresso?»
«Bisogna desiderarlo.»
Bastiano rifletté a lungo e poi disse:
«È strano che non si possa semplicemente desiderare quello che si vuole. Ma, per la verità, da dove ci vengono i desideri? E che cos'è un desiderio?»
Graogramàn guardò il ragazzo a occhi spalancati, ma non rispose.

Qualche giorno più tardi ebbero un altro colloquio molto importante.
Bastiano aveva mostrato al leone la scritta sul rovescio dell'amuleto. «Che cosa può significare?» domandò. «FA' CIO' CHE VUOI, questo vuol dire che posso fare tutto quello che mi pare, non credi?»
Il volto di Graogramàn assunse d'improvviso un'espressione di terribile serietà e i suoi occhi divennero fiammanti.
«No», esclamò con quella sua voce profonda e tonante, «vuol dire che devi fare quel che è la tua vera volontà. E nulla è più difficile.»
«La mia vera volontà?» ripeté Bastiano impressionato. «E che cosa sarebbe?»
«È il tuo più profondo segreto, quello che tu non conosci.»
«E come posso arrivare a conoscerlo?»
«Camminando nella strada dei desideri, dall'uno all'altro, e fino all'ultimo. L'ultimo ti condurrà alla tua vera volontà.»
«Ma questo non mi pare tanto difficile.»
«Di tutte le strade è la più pericolosa», replicò il leone.
«Perché?» domandò Bastiano. «Io non ho paura.»
«Non è di questo che si tratta», ruggì Graogramàn, «ciò richiede la massima sincerità e attenzione, perché non c'è altra strada su cui sia tanto facile perdersi definitivamente.»”

Michael Ende (1929–1995) scrittore tedesco
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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Un esercito è chiamato a servire un Paese, non a governarlo.”

George Washington (1732–1799) politico e militare statunitense; 1º presidente degli Stati Uniti d'America

Origine: Citato in Michele Scozzai, Le ombre di George W., Focus Storia n. 35, settembre 2009, p. 70.

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“In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiatosi della noia, creò la terra, il cielo, l'acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Eva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta del paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li cacciò dall'Eden.”

Alberto Moravia (1907–1990) scrittore italiano

Variante: In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiandosi della noia, creò la terra, il cielo, l'acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Èva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta in paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li cacciò dall'Eden.

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“[Dopo la revoca del titolo mondiale dei pesi massimi per aver rifiutato di entrare nelle forze armate] Nessun vietnamita mi ha mai chiamato negro.”

Muhammad Ali (1942–2016) pugile statunitense

Citazioni di Muhammad Alì
Origine: Citato in Charles Shaar Murray, Jimi Hendrix: una chitarra per il secolo (Grosstown Traffic: Jim Hendrix and post-war pop), traduzione di Massimo Cotto, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1992. ISBN 88-07-07025-1

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“Avevo chiesto lavoro alla Imperial Chemical Industries nel 1948 e fui chiamata per un colloquio personale. Tuttavia non sono riuscita a essere selezionata. Molti anni dopo, sono riuscita a scoprire perché ero stata respinta. I commenti scritti dai selettori sulla mia richiesta sono stati: "Questa donna è testarda, ostinata e pericolosamente presuntuosa!"”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

I had applied for a job at Imperial Chemical Industries in 1948 and was called for a personal interview. However I failed to get selected. Many years later, I succeeded in finding out why I had been rejected. The remarks written by the selectors on my application were: "This woman is headstrong, obstinate and dangerously self-opinionated!"
Post-premiership
Origine: Citato in The Power of Humor at the Workplace http://books.google.it/books?id=5ggWAQAAMAAJ&q=%22I+had+applied+for+a+job+in+1948+and+was+called+for+a+personal+interview.+However+I+failed+to+get+selected+Many+years+later,+I+succeeded+in+finding+out+why+I+had+been+rejected+The+remarks+written+by+the+selectors+on+my+application+were+This+woman+is+headstrong+obstinate+and+dangerously+self-opinionated%22&redir_esc=y, K. Sathyanarayana, 2007 in Google Books

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“[San Francesco] vide ogni cosa con senso drammatico, staccata dalla sua posizione, non immobile come in un quadro ma in azione come un dramma. Un uccello poteva sfiorarlo come una freccia, […] un cespuglio poteva fermarlo come un brigante; ed egli era pronto a dare il benvenuto a entrambi. In una parola, noi parliamo di un uomo che non confondeva il bosco con gli alberi, e non voleva farlo. Voleva piuttosto considerare ogni albero come un'entità separata e quasi sacra, come una creatura di Dio […] Non voleva ergersi di fronte a uno scenario usato come mero sfondo, e recante la banale iscrizione: "Scena: un bosco". In tal senso vorremmo intendere che era troppo drammatico per il dramma stesso. Lo scenario avrebbe preso vita nelle sue commedie […] Ogni cosa sarebbe stata in primo piano, e quindi alla ribalta; ogni cosa avrebbe avuto un proprio carattere. Questa è la qualità per cui, come poeta, egli fu perfettamente l'opposto d'un panteista. Non chiamò la natura sua Madre, ma chiamò Fratello un certo somaro e Sorella una certa passerotta. […] È qui che il suo misticismo è così simile al senso comune di un fanciullo. Un bambino non ha difficoltà a comprendere che Dio creò cane e gatto; sebbene sia consapevole che la formazione del gatto e del cane dal nulla è un processo misterioso al di là della sua immaginazione. Ma nessun bambino capirebbe il senso dell'unione del cane e del gatto e di ogni altra cosa in un unico mostro con una miriade di gambe chiamata natura. Egli senza dubbio si rifiuterebbe di attribuire capo o coda a un simile animale. […] Gli uccelli e gli animali francescani assomigliano davvero a uccelli e animali araldici, non perché fossero favolosi, ma nel senso che erano considerati come realtà, chiare e positive, scevre dalle illusioni dell'atmosfera e della prospettiva. In tal senso egli vide un uccello color sabbia in campo azzurro e una pecora d'argento in campo verde. Ma l'araldica dell'umiltà era più ricca dell'araldica dell'orgoglio, perché giudicava tutte le cose che Dio aveva creato come qualcosa di più prezioso e di più unico die blasoni che i principi e i nobili avevano dato soltanto a se stessi.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

cap. VI, p. 66
Francesco d'Assisi

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“Sta il fatto che mai come oggi, cioè con altrettanta irruenza e rapidità, torme di bruttissimi neologismi sono venute a cacciar di nido, e in esilio, termini e modi profondamente radicati nel nostro idioma, senz'alcun riguardo né per il vigore né per le benemerenze. E ciò, in piena armonia con la maggior parte dei loro compagni sorti col buon fine di dare un termine alle idee nuove (che sono moltissime). Insomma, dove si tratta di fare il brutto, la concordia non manca.
C'è anzitutto una legge, in questo campo nemico e compatto: quella che vorrei chiamare della mostrina, perché mi ricorda (senz'alcuna gioia) la vita militare. Il cittadino che va a rispondere alla chiamata del distretto, non sa nulla, ancora, della sua destinazione; ma per lui è verità matematica che fra poche ore non sarà più il "signor X", libero cittadino in tutti i sensi che quest'espressione può assumere nella vita d'un uomo: farà parte d'un corpo, d'una specialità. Scomparirà molto, in lui, dell'individuo; e per tutto il tempo che egli passerà "sotto la naia" non lo abbandonerà mai il senso d'esser divenuto qualcosa di simile a una pedina fra le tante d'una scacchiera, o a una mattonella in un pavimento o, forse meglio, a un'unità in un numero grande grande, che è appunto il corpo a cui appartiene. […] e centinaia d'altre simili parole che sembrano messe insieme coi cubi di legno o coi pezzi d'un "meccano", secondo un procedimento altrettanto di casa nelle lingue nordiche — p. e., in tedesco, pietoso è barmherzig; pietà: barmherzigkeit; spietato: unbarmherzig; spietatezza: unbarmherzigkeit; in inglese, pietà è pity; pietoso: pitiful; spietato: pitiless; spietatamente: pitilessly; spietatezza: pitilessness… — quanto estraneo e ripugnante alla nostra, dove il posto d'onore è sempre toccato alla libera fantasia, e non alla scienza esatta o all'officina per macchine di precisione.
Se l'italiano si conserverà italiano (il che nessuno oserebbe giurare), proverà sempre disagio di fronte a una siffatta maniera d'esprimere i pensieri, nella quale ogni sillaba sembra distillata da un alambicco nucleare, e a cui s'accompagna costante, ossessiva, la pretesa di rincorrere sino in fondo — chiamiamola così — la vocabologenesi.”

Franco Fochi (1921–2007) linguista e saggista italiano

Tutti al distretto, p. 29

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“Se abbiamo capito qual è l'ebbrezza dei santi, e come è promessa a loro per la loro gioia, vediamo ora come il nostro Salvatore non beve più vino fino a che non berrà con i santi vino nuovo nel regno di Dio.
Anche ora il mio Salvatore s'affligge per i miei peccati. Il mio Salvatore non può provare gioia perché io rimango nell'iniquità. Perché non lo può? Perché egli stesso è ""avvocato per i nostri peccati presso il Padre"", come dichiara Giovanni, suo intimo, dicendo che ""se qualcuno ha peccato, abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo, che è senza peccato"". Come dunque potrebbe bere il vino della letizia, colui che è avvocato per i miei peccati, quando io lo rattristo peccando? Come potrebbe essere nella gioia, egli che s'avvicina all'altare in propiziazione per me peccatore, egli, al cuore del quale arriva continuamente la tristezza dei miei errori? ""Io, dice, berrò di questo vino con voi nel regno del Padre mio"". Finché noi non agiamo in maniera da salire al regno, egli non può bere da solo questo vino, egli, che ha promesso di berlo con noi. Rimane dunque nella tristezza per tutto il tempo che noi persistiamo nel traviamento. Se infatti il suo apostolo ""piange su alcuni che hanno peccato e non hanno fatto penitenza dei loro delitti"", che dire di Lui stesso, che è chiamato il figlio dell'Amore, che s'è annichilato a causa dell'amore che aveva per noi, che non ha cercato il suo vantaggio quando era uguale a Dio, ma ha cercato il nostro bene, e per questo s'è come vuotato di se stesso? Così adunque avendo cercato il nostro bene, ora non ci cercherebbe più, non pensando più ai nostri interessi, non soffrirebbe più dei nostri traviamenti? Non piangerebbe più sulla nostra perdita, egli che ha pianto su Gerusalemme e ha detto: ""Quante volte ho voluto riunire i tuoi figli come la chioccia raduna i suoi pulcini, e tu non l'hai voluto?"".
Colui che ha preso le nostre ferite e ha sofferto a causa nostra come medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ora trascurerebbe la corruzione delle nostre piaghe? […] Dunque, per noi tutti egli sta ora davanti a Dio intercedendo per noi; sta sull'altare offrendo a Dio una propiziazione in nostro favore. […] Attende dunque che noi ci convertiamo, che imitiamo il suo esempio, che seguiamo le sue tracce, per godere allora con noi e ""bere con noi il vino nel regno del Padre"".”

Origene di Alessandria (185–254) scrittore, religioso, teologo (catechista)

da Omelie sul Levitico

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“Mi sono pentito di aver chiamato l'Inter Banda Bassotti. Al 90' si dicono delle battute. Ritengo però che gli errori arbitrali abbiano sempre sfavorito il Palermo e fatto vincere all'Inter partite che non meritava.”

Maurizio Zamparini (1941) imprenditore italiano

Origine: Citato in Zamparini riapre a Rossi "Gli offro un altro anno" http://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/palermo/2011/05/30/news/palermo_riapre_a_rossi-16942057/, Repubblica.it, 30 maggio 2011.

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“Tutte le anime sono da servire, da amare. "Nessuna condizione umana può costituire motivo di esclusione dal cuore del Padre", ha detto il Papa: tutti vuol dire "nessuno escluso". A qualcuno dei partecipanti al Family Day può aver dato fastidio perché si è sentito chiamato in causa? "L'unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi": nessun privilegio, nessun bollino, nessuno è sbagliato per Dio, nessuno è un caso speciale per Dio. Non va bene, è suonato come un rimprovero? Se ascolto l'Angelus per vedere se parla del Family Day di sabato come se fosse il Tg della domenica, vuol dire che non ho mai ascoltato questo Papa e non lo conosco. Ieri il Papa ha parlato della famiglia. La famiglia dei figli di Dio che è quella fatta di tutti. Come ricordava Eugenio Scalfari citando il vescovo di Roma è necessario "esprimersi con gentilezza e comprensione anche nei confronti di quanti, in merito al matrimonio pensano e agiscono diversamente."”

Mauro Leonardi (1959) giornalista italiano

Perché Dio cerca e ama i suoi figli perché sono figli suoi e non perché sono a posto, nella condizione giusta. Li ama tutti perché ha un cuore che ha un posto per tutti.
Origine: Da «Se i partecipanti al Family Day si offendono perché Papa Francesco non parla di loro all'Angelus» http://www.huffingtonpost.it/mauro-leonardi/se-i-partecipanti-al-family-day-si-offendono-perche-papa-francesco-non-parla-di-loro-allangelus_b_9130324.html, Huffington Post.it, 1° febbraio 2016.

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“Il dodici dicembre. Si cantò nella chiesa di Santa Lucia il vespro solenne per la sua festa, e v’andò monsignor vescovo accompagnato dal senato e da tutta la nobiltà. La sera di notte si fecero luminarie, ed usci per la città una cavalcata di molti cavalieri con torce, vestiti ne’ oro abiti ordinarii, e vi cavalcava anche infine il senato, che passeggiarono buona pezza per tutte le strade migliori della città. Il tredici dicembre, che era la festa di santa Lucia patrona di Siracusa, la mattina si fece una processione solenne, portandosi per le strade principali l’imagine della santa d’argento, grande quanto il naturale e più, sopra un piedestallo pur d’argento, con accompagnamento di tutto il clero e di tutta la nobiltà. Partì la processione dalla chiesa cattedrale; ed in uscendo la santa imagine dalla porta della chiesa, un cert’uomo, a ciò preparato, dalla cima del campanile si lasciò andar a volo, come dicono, sopra una corda, venendo a cadere in mezzo della piazza, ch’era tutta piena di popolo adunato allo spettacolo. Finì la processione nella chiesa di Santa Lucia fuor della città, dove si cantò la messa solennemente; dopo la quale, lì vicino in un altra chiesuola o cappelletta, chiamata di Sant’Agata, io vidi sotto terra la sepoltura di Santa Lucia, dove da principio fu posta; che ora il corpo suo non v’è, traslato già tempo, altrove.”

Pietro Della Valle (1586–1652) scrittore italiano

Il pellegrino

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“Lunedì (s. m.). Nei paesi cristiani viene così chiamato il giorno che segue la partita di baseball.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 111
Dizionario del diavolo

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“Pensare è inevitabile. Privilegio della creatura ragionevole, è anche il suo continuo tormento. La mamma, contemplando il bimbo che dorme, beato, nella sua culla, arriva a invidiarlo “perché ancora non pensa”…
Ma si tratta, nella generalità dei casi e degl’individui, d’occupare la mente in bisogni immediati o poco più. Raramente vuol dire immergersi in ciò che, né semplice né trasparente, si presenta come un abisso da mozzare il fiato. Domandiamoci se quest’altro pensare — che è considerare, scrutare, meditare — sia da tutti, o se invece non abbia in sé qualcosa che, come effetto più naturale e comune, dia lo sgomento ai più e li induca a rifuggirne. Per meditare, bisogna esserci avvezzi, o nati addirittura.
Ecco allora che la ragione, impreparata e tuttavia chiamata a pronunciarsi sulla più grave questione che si possa offrire, rivela una miserevole impotenza: le sue risposte sono spesso le più meschine e goffe che si possano immaginare; le sue contraddizioni hanno dell’incredibile. Per esempio, che cosa può esserci di più sciocco e assurdo che la frase di conforto usuale: Fatti coraggio, la vita è tutta così? Bel conforto. Eppure è formula di dovere nelle visite a persone colpite da un lutto o da altra grave disgrazia. Intanto si augura ai vicini, o a noi stessi, di campare il più a lungo possibile; per tornare poi, di lì a un momento, all’dea squallida che meglio sarebbe non esser mai nati. E il coro dei presenti fa eco: Proprio.”

Franco Fochi (1921–2007) linguista e saggista italiano

Origine: La festa turbata, p. 18

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“Ogni qual volta una cosa in Italia viene chiamata in inglese io vedo la mano del Cretino.”

Paolo Isotta (1950–2021) critico musicale e scrittore italiano

Origine: Da Bruciare il giorno della nascita di Vivaldi non salva dai cretini, Il Fatto Quotidiano, 4 aprile 2016; riportato su PaoloIsotta.it http://www.paoloisotta.it/index.php/articoli/52-bruciare-il-giorno-della-nascita-di-vivaldi-non-salva-dai-cretini.

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“Io son colei che sì importuna e fera, chiamata son da voi, e sorda e cieca gente, a cui si fa notte innanzi sera.”

Francesco Petrarca (1304–1374) poeta italiano autore del Canzoniere

libro Il trionfo della Morte

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“Parliamo tanto di razzismo in Italia, ma non più solo bianco o nero. Anche zingaro, o serbo, di m… Si parla di razzismo solo con bianchi e neri, se si tocca un popolo intero va tutto bene. Ma questa è l'Italia. Comunque, chi mi ha chiamato zingaro lo aspetto, me lo venga a dire in faccia. Sanno dove vivo, vediamo se hanno le palle.”

Siniša Mihajlović (1969) allenatore di calcio e ex calciatore serbo

Origine: Dall'intervista dopo la partita di Serie A, Juventus-Torino 1-1; citato in Torino, Benatia accusa la Rai: "Dopo il derby insulti razzisti durante l'intervista" http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/05/07/news/torino_benatia_accusa_la_rai_prima_del_derby_insulti_razzisti_-164819230/?ref=RHPPLF-BS-I0-C8-P3-S1.8-T2, Repubblica.it, 7 maggio 2017.

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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