Frasi su giunta

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema giunta, essere, vita, stato.

Frasi su giunta

“Qualcuna prova gusto a darla solo ai bastardi | e sarà giusto come è giusto riciclare gli scarti.”

Rancore (rapper) (1989) rapper italiano

da Giunti al Dunque, n. 3
Elettrico (2011)

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“Io sono Valentino Rossi, non mi sembra giusto che io debba correre con la moto più lenta e che per giunta si rompe sempre. L'unica cosa che mi manca è mettermi la divisa da meccanico che usano in Giappone e vedere cosa fare per far andare più forte la moto… Il guaio di oggi proprio non ci voleva, meritavo di fare due o tre punti e quindi arrivare al secondo posto.”

Valentino Rossi (1979) pilota motociclistico italiano

Origine: Citato in Rossi: "Ho sofferto per nulla Non è giusto correre così" http://www.repubblica.it/2007/03/motori/motogp/stagione-2007/motori-rossi-2007-parla/motori-rossi-2007-parla.html, Repubblica.it, 4 novembre 2007.

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“Io ho quel che ho donato perché nella vita ho sempre amato.”

Gabriele d'Annunzio (1863–1938) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

Origine: Motto inciso sull'ingresso del Vittoriale; citato anche in Vitaliano Brancati, Paolo il caldo.
Origine: 25 agosto 1922, da Siamo spiriti azzurri e stelle: diario inedito (17-27 agosto 1922), Giunti, 1995.

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“Nessun essere, eccetto l'uomo, si stupisce della propria esistenza; per tutti gli animali essa è una cosa che si intuisce per se stessa, nessuno vi fa caso. Nella pacatezza dello sguardo degli animali parla ancora la saggezza della natura; perché in essi la volontà e l'intelletto non si sono ancora distaccati abbastanza l'uno dall'altro per potersi, al loro reincontrarsi, stupirsi l'uno dell'altra. Così qui l'intero fenomeno aderisce ancora strettamente al tronco della natura, dal quale è germogliato, ed è partecipe dell'inconsapevole onniscienza della grande Madre. Solo dopo che l'intima essenza della natura (la volontà di vivere nella sua oggettivazione) s'è elevata attraverso i due regni degli esseri incoscienti e poi, dopo essere passata, vigorosa ed esultante, attraverso la serie lunga e vasta degli animali, è giunta infine, con la comparsa della ragione, cioè nell'uomo, per la prima volta alla riflessione: allora essa si stupisce delle sue proprie opere e si chiede che cosa essa sia. La sua meraviglia, però, è tanto più seria, in quanto essa si trova qui per la prima volta coscientemente di fronte alla morte, e, accanto alla caducità di ogni esistenza, le si rivela anche, con maggiore o minore consapevolezza, la vanità di ogni aspirazione. Con questa riflessione e con questo stupore nasce allora, unicamente nell'uomo, il bisogno di una metafisica: egli è dunque un animal metaphysicum.”

Il mondo come volontà e rappresentazione
Origine: Citato in Umberto Antonio Padovani, Andrea Mario Moschetti, Grande antologia filosofica, Marzorati, Milano, 1971.

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“Io sono fatto per combattere il crimine, non per governarlo. Non è ancora giunto il tempo in cui gli uomini onesti possono servire impunemente la patria. I difensori della libertà saranno sempre dei proscritti finché la masnada dei furfanti dominerà.”

Maximilien Robespierre (1758–1794) politico, avvocato e rivoluzionario francese

Origine: Da Ouvres de Maximilien Robespierre, X, pp. 566-576, Société des études roberspierristes; citato in Rudé.

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“Mia amata Mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz. Da me va tutto bene. Amata Mamma, stai tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c'è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto.”

Massimiliano Maria Kolbe (1894–1941) sacerdote, religioso e santo polacco

Origine: Citato nel sito ufficiale http://www.miliziaimmacolata.it/scritti.htm della Milizia dell'Immacolata, associazione fondata da padre Kolbe.

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“[Sulla battaglia di Maida] […] il primo giugno, una squadra inglese venne a gettare l'ancora nel golfo di Eufemia per sbarcare sulla spiaggia, fra la foce del Lamato e quella dell'Angitola, un contingente di seimila soldati britannici comandati da sir John Stuart, nonché alcuni personaggi atti a capeggiare una insurrezione popolare nel paese. Era allora di stanza a Nicastro una compagnia di polacchi al comando del capitano Laskowsky. Essa si portò sulla riva insieme a un corpo di volontari a cavallo formato dai giovani della nobiltà cittadina, che, come già nel 1799, aveva abbracciato la causa dei francesi. Ma dopo un breve combattimento la piccola formazione dovette ripiegare su Maida, dove il generale Reynier stava raccogliendo in tutta fretta le forze francesi più vicine. Subito la plebe di Nicastro prese le armi e risollevò la bandiera dei Borboni, mise a sacco le case dei nobili sostenitori del re Giuseppe e sgozzò i soldati francesi malati che gremivano l'ospedale civile. «Nella città di Nicastro» scriveva qualche giorno dopo Giuseppe a Napoleone, «il comandante delle guardie d'onore è stato accecato e poi crocifisso; era un principe che mi aveva accolto in casa sua». La sera del 3 il generale Reynier, scorgendo Nicastro illuminata dal balcone della casa da lui occupata a Maida, disse agli ufficiali del suo stato maggiore: «Domani batteremo gli inglesi e dopodomani bruceremo Nicastro». […] Reynier disponeva solo di 4.000 uomini. Tutto gli imponeva di attendere gli inglesi nella posizione eccezionalmente forte di Maida, da dove difficilmente lo avrebbero potuto scacciare. Ma egli credette che anche dei britannici, come già dei napoletani, sarebbe venuto a capo con facilità. Commise perciò l'errore, enorme, di scendere in pianura per attaccare in campo loro le forze di sir John Stuart, superiori di numero, e per giunta appoggiate dall'artiglieria della flotta. Lo scontro ebbe luogo il 4 luglio; esso fu breve e terminò con la disfatta delle nostre truppe. In questa occasione, come in quasi tutte le battaglie che ebbero luogo in quello stesso periodo tra le due nazioni, il sangue freddo e la precisione di tiro degli inglesi fermarono nettamente l'impeto dei francesi e inflissero loro perdite enormi rispetto al numero degli arruolati. Era la prima volta, da lunghissimo tempo, che i francesi subivano una sconfitta per terra. Sir John Stuart ne fu tanto orgoglioso che arrivò ad insultare i vinti. «Mai» disse nel suo rapporto, «la vanità del nostro presuntuoso nemico è stata più duramente mortificata, mai la superiorità delle truppe britanniche più gloriosamente provata come negli avvenimenti di questa giornata memorabile». Sebbene da entrambe le parti pochissime fossero le truppe schierate, la battaglia ebbe conseguenze rilevanti. I francesi perdettero per qualche tempo tutta la Calabria. Il generale Reynier fu costretto a ritirarsi in disordine per la vallata del Lamato su Catanzaro, che raggiunse con molta fatica l'indomani.
Fortunatamente, per lui, gli inglesi non pensarono ad inseguirlo. Di lì a qualche giorno, pago del suo successo, sir John Stuart fece nuovamente imbarcare i suoi uomini, dopo aver calato a terra il materiale necessario ad armare una insurrezione calabrese, a capo della fu designato il maggiore Gualtieri, soprannominato Pane di Grano.”

François Lenormant (1837–1883) assiriologo e numismatico francese

citato in Viaggiatori stranieri nel Sud, a cura di Atanasio Mozzillo, Saggi di cultura contemporanea, 1982, Edizioni di Comunità, Milano, p. 288

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“[A Fidel Castro] Altre terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi. Io posso fare ciò che a te è negato dalla tua responsabilità alla testa di Cuba, ed è giunta l'ora di separarci.”

Che Guevara (1928–1967) rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e medico argentino

Origine: Dalla lettera a Fidel, in Lettere scelte, p. 38.

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“Il popolo ebreo, il solo un tempo eletto da Dio […] poi abbandonato per la sua incredulità, meritò di essere riprovato […] la loro empietà è giunta a un livello tale che, per la nostra salvezza, occorre respingere la forza di tanta malizia.”

Papa Pio V (1504–1572) 225° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

da Oremus pro perfidis judaeis; citato in Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili, Odradek, Roma, 2008, p. 287

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“Vediamo dunque, qual è il processo da cui risulta quella particolar rappresentazione che si suol chiamare umoristica; se questa ha peculiari caratteri che la distinguono, e da che derivano; se vi è un particolar modo di considerare il mondo, che costituisce appunto la materia e la ragione dell'umorismo. […] Ho già detto altrove, e qui m'è forza ripetere– l'opera d'arte è creata dal libero movimento della vita interiore che organa le idee e le immagini in una forma armoniosa, di cui tutti gli elementi han corrispondenza tra loro e con l'idea madre che le coordina. […] Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario".
Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. […] non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt'al più sorridere.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

da L'umorismo
Citazioni di Jacopo marino

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“[Descrivendo la peste] Una tal causa di contagio un tale | mortifero bollor già le campagne | ne' cecropi confin rese funeste, | fe' diserte le vie, di cittadini | spopolò la città. Poiché, venendo | da' confin dell'Egitto ond'ebbe il primo | origin suo, molto di cielo e molto | valicato di mar, le genti al fine | di Pandïone assalse. Indi appestati | tutti a schiere morían. Primieramente | essi avean d'un fervore acre infiammata | la testa e gli occhi rosseggianti e sparsi | di sanguinosa luce. Entro le fauci | colavan marcia; e da maligne e tetre | ulcere intorno assediato e chiuso | era il varco alla voce; e degli umani | sensi e segreti interprete la lingua | d'atro sangue piovea, debilitata | dal male, al moto grave, aspra a toccarsi. | Indi, poi che 'l mortifero veleno | sceso era al petto per le fauci e giunto | all'affannato cuor, tutti i vitali | claustri allor vacillavano. Un orrendo | puzzo volgea fuor per la bocca il fiato, | similissimo a quel che spira intorno | da' corrotti cadaveri. Già tutte | languian dell'alma e della mente affatto | l'abbattute potenze, e su la stessa | soglia omai della morte il corpo infermo | languiva anch'egli. Un'ansïosa angoscia | del male intollerabile compagna | era: e misto col fremito un lamento | continuo e spesso un singhiozzar dirotto, | notte e dì, senza requie, a ritirarsi | sforzando i nervi e le convulse membra, | sciogliea dal corpo i travagliati spirti, | noia a noia aggiugnendo | e duolo a duolo.”

Tito Lucrezio Caro (-94–-55 a.C.) poeta e filosofo romano

1909, pp. 143-145

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“Ieri sparì, Domani non è giunto, | l'Oggi se ne va via senza fermarsi; | sono un Fu, un Sarà, un È già smunto.”

Francisco de Quevedo (1584–1645) scrittore e poeta spagnolo

Origine: Da Ehi, della vita! nessuno risponde?, in Sonetti amorosi e morali

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“[Su Fabrizio De André] Le cose migliori le ho fatte con Fabrizio. È lui che mi ha dato la possibilità di scrivere anche qualcosa, mentre per gli altri ero un semplice arrangiatore.”

Gian Piero Reverberi (1939) compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra italiano

Origine: Dall'intervista di Riccardo Bertoncelli, in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Giunti, 2003.

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“Giunto sul passo estremo | Della più estrema età”

Arrigo Boito (1842–1918) librettista italiano

Faust; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 177
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“Siamo giunti al minuto che intercorre tra il 16° e il 18°.”

Sandro Ciotti (1928–2003) giornalista italiano

Origine: Citato in Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000, p. 2109 http://books.google.it/books?id=J5OpwwKggrsC&pg=PA2113. ISBN 8880898620

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“Ben venga la tecnologia, dunque, perché rappresenta certamente il futuro, ma ricordiamo che l'elemento uomo, che parrebbe da essa quasi relegato in secondo piano, rimane il centro, il motore, l'anima di quest'universo che ci sforziamo di governare. L'uomo e l'inquietudine, figlia dei tempi, che l'accompagna.
Perché inquietudine? Guardiamo in particolare al mondo della Magistratura e pensiamo all'aria avvelenata in cui essa si trova troppo spesso ad operare, e ci chiediamo se ciò avvenga per colpe proprie ovvero per gratuiti e interessati attacchi esterni. Ma è vano cercare di sciogliere il dilemma; occorre invece che ci si adoperi con ogni energia per togliere voce a quanti imputano ad alcuni esponenti della magistratura scarsa diligenza o vanità personale o spinte ideologiche che li orienterebbero altrove rispetto a un'interpretazione corretta e serena della norma. Se queste incrostazioni esistono devono essere rimosse perché lo esige la collettività e lo merita la stragrande maggioranza dei magistrati, per i quali la disposizione prevalente è quella della dedizione incondizionata, della volontà tenace di esercitare il proprio ministero in vista del solo bene comune, con spirito di sacrificio e senza clamori: nel silenzio che spesso non paga ma è dignità di servizio e gratificazione di coscienza. Parimenti, non sono più sopportabili quegli attacchi gratuiti, di provenienza varia, ingeneroso esercizio ormai troppo diffuso di quanti applicano la regola secondo cui la miglior difesa consiste nel distruggere l'immagine del "nemico". Il convincimento da taluni nutrito, da altri propagandato, del giudice come di un soggetto onnipotente e sordo ai problemi di coscienza, e teso a chissà quali fini impropri, è fasullo e banale: quanti ci sono vicini per ragioni di lavoro o affettive conoscono l'ansia del dubitare, la paura di non sapere offrire le corrette risposte, di non poter cogliere il frutto che a volta pare proibito e si chiama giustizia.
Non c'è e non ci può essere indifferenza nell'atto del giudicare. Non si avvia un uomo al calvario di un processo penale né lo si condanna con il sorriso sulle labbra, non si respinge un immigrato onesto con una scrollata di spalle, non si toglie un bambino a una madre o a un padre senza subirne un contraccolpo doloroso come un pugno nello stomaco. Stati d'animo con i quali il buon magistrato fa i conti in compagnia delle sole voci di dentro che impietosamente gli ricordano giorno dopo giorno come una decisione sbagliata possa stravolgere una vita e uccidere una speranza.
Rubo ancora un minuto alla vostra pazienza per un'ultima annotazione: entro pochi giorni o settimane un gruppo di magistrati milanesi chiuderà la propria attività, e a loro voglio dire: per quaranta e più anni s'è combattuta, credo, la buona battaglia – mi perdoni San Paolo per la citazione che non vuole essere irriverente – e ho speranza che ora, giunti al termine della corsa, integra si sia conservata in ognuno la fiducia negli ideali per i quali tutti fummo avviati a questo lavoro. A quanti operano e opereranno nel mondo del diritto, magistrati, avvocati, personale amministrativo, ai giovani soprattutto, auguro di raccogliere in abbondanza, forti del loro impegno e con l'aiuto di Dio, i frutti di quanto di buono si va seminando perché questo Paese, che è stato la culla del diritto e che a volte ci dilettiamo noi stessi a bistrattare al di là dei suoi demeriti, mentre dispensiamo ammirazione incondizionata a quasi tutti gli altri popoli del mondo che hanno invece, quasi tutti, tanto da imparare; questo Paese al quale, fuor d'ogni retorica, credete, mi onoro e sono fiero di appartenere, rivendichi e riprenda il suo ruolo di portabandiera nella faticosa ma entusiasmante corsa di civiltà che porta al traguardo della Giustizia.”

Ruggero Pesce (1938) giudice italiano

da Discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010 per il distretto della Corte d'Appello di Milano del Presidente Ruggero Pesce http://it.wikisource.org/wiki/Discorso_di_inaugurazione_dell%27anno_2010_per_il_distretto_della_Corte_d%27Appello_di_Milano

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“Gli utilitaristi si sono dati molto da fare per dimostrare che la vita di un maiale non è più felice di quella di un filosofo: proposizione assai dubbia; se avessero considerato la questione con sincerità, ben difficilmente sarebbero giunti tutti alla medesima conclusione.”

Bertrand Russell (1872–1970) filosofo, logico e matematico gallese

Origine: Da L'autobiografia, Longanesi, 1969, p. 261; citato in Edward Johnson, Vita, morte e animali, in Aa. Vv., Etica e animali, Liguori, 1998, p. 125. ISBN 88-207-2686-6

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“Riconosco la sua pedalata ascoltandone il suono.”

Gino Bartali (1914–2000) ciclista italiano

Félicien Vervaecke, citato in Riccardo Nencini, Il giallo e il rosa. Gastone Nencini e il ciclismo negli anni della leggenda, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze 1998

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“Ci avevano raccontato che dopo il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e nel 1991 con l'ammainamento della bandiera rossa dal Cremlino, era giunta la "fine della storia", che il capitalismo aveva vinto e che era l'unica strada da percorrere. Abbiamo visto in questi 20 anni che non è così.”

Marco Rizzo (1959) politico italiano

Variante: Ci avevano raccontato che dopo il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e nel 1991 con l'ammainamento della bandiera rossa dal Cremlino, era giunta la "fine della storia", che il capitalismo aveva vinto e che era l'unica strada da percorrere. Abbiamo visto in questi 20 anni che non è così.
Origine: Dal discorso conclusivo della manifestazione a Roma per i cento anni dalla Rivoluzione russa, 11 novembre 2017. Video https://www.facebook.com/ilpartitocomunista/videos/1846996375334898/ disponibile su Facebook.com (min. 2:30).

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Ero giunto alla conclusione che la psicanalisi fosse una terapia basata sulla fede.”

Aaron Beck (1921) psichiatra e psicoterapeuta statunitense

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 176. ISBN 9788858015018

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“Il messaggio che io rivolgo al popolo dell'Impero britannico in occasione del quarto anniversario della sua entrata in guerra, è questo: tenete fermo!… Io dico: tenete fermo! perché mai come oggi la prospettiva della vittoria è stata così brillante… Ma la battaglia non è ancora vinta… Avendo intrapreso un compito, dobbiamo continuarlo sino a che non si sia giunti ad una soluzione equa e duratura. In nessun altro modo possiamo assicurare al mondo la liberazione dalla guerra. Tenete fermo!”

David Lloyd George (1863–1945) politico britannico

messaggio del 4 agosto 1918, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 696
The message which I send to the people of the British Empire on the fourth anniversary of their entry into the war is: hold fast!... I say: hold fast!, because our prospects of victory have never been so bright as they are to day... But the battle is not yet won... Having set our hands to the task we must see it through till a just and lasting settlement is achieved. In no other way can we ensure a world set free from war. Hold fast!

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“Per completare la mia esposizione precedente devo aggiunger che fin dall'inizio ho esercitato l'ipnosi per uno scopo che nulla aveva a che fare con la suggestione ipnotica. Mi sono avvalso dell'ipnosi per interrogare il malato sulla genesi dei suoi sintomi, genesi sulla quale nello stato di veglia egli non era spesso in grado di dire alcunché, o comunque troppo poco. Questo procedimento non solo si rivelò più efficace del mero comando o divieto, ma aveva inoltre il vantaggio di offrire soddisfazione alla brama di sapere del medico, che dopo tutto aveva il diritto di apprendere qualcosa circa l'origine di quel fenomeno che cercava di eliminare mediante il monotono procedimento della suggestione. A quest'altro modo di usare l'ipnosi ero giunto per la via seguente. Quando ancora lavoravo nel laboratorio di Brücke avevo conosciuto il dottor Josef Breuer, uno dei medici di famiglia più stimati di Vienna … Già prima del mio viaggio a Parigi, Breuer mi aveva parlato di un caso d'isteria da lui sottoposto, dal 1880 al 1882, a un trattamento particolare, per mezzo del quale era riuscito a penetrare profondamente nella motivazione e nel significato dei sintomi isterici … Quando era ricorsa alle cure di Breuer la paziente offriva un quadro sintomatico complesso e variopinto: paralisi con contratture, inibizioni e stati di confusione psichica. Un'osservazione casuale permise al medico di scoprire che la malata poteva essere liberata da tali turbamenti della sua coscienza se e quando veniva indotta a dare espressione verbale alle fantasie affettive che in quel momento la dominavano. Breuer trasse da questa scoperta un metodo terapeutico. Ripetutamente, dopo aver sottoposto la paziente a ipnosi profonda, la invitò a raccontare ciò da cui l'animo suo si sentiva oppresso. Dominati in tal modo gli accessi di ottenebramento depressivo, fece uso di questo stesso procedimento per eliminare le inibizioni e i disturbi somatici. Durante lo stato di veglia la giovinetta, al pari di qualsiasi altro malato, non sapeva dir nulla sull'origine dei suoi sintomi né ravvisava alcun legame fra questi ultimi e le impressioni della sua vita … Quando dunque la malata rammentava allucinatoriamente in ipnosi una di queste situazioni e portava finalmente a compimento l'atto psichico a suo tempo represso, dando libero sfogo ai propri affetti, ecco che il sintomo scompariva per sempre.”

Sigmund Freud (1856–1939) neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi

Origine: Autobiografia (1925), p. 87 e s.

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“Siamo uomini e per giunta moderni, cioè dissennatamente sovraccarichi di cose senza senso.”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

Tu coroni l'anno con la tua Grazia

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