Frasi su paesaggio

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema paesaggio, mondo, vita, stesso.

Frasi su paesaggio

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“Un paesaggio è uno stato d'animo.”

Henri Fréderic Amiel (1821–1881) filosofo, poeta e critico letterario svizzero

Diario intimo

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“Sai cosa c'è alla base della matematica?» dico, «Alla base della matematica ci sono i numeri. Se qualcuno mi chiedesse che cosa mi rende davvero felice, io risponderei: i numeri. La neve, il ghiaccio e i numeri. E sai perché?»
Spacca le chele con uno schiaccianoci e ne estrae la polpa con una pinzetta curva.
«Perché il sistema matematico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l'espressione matematica del desiderio?»
Versa nella zuppa la panna e alcune gocce di succo d'arancia.
«Sono i numeri negativi. Quelli con cui si dà forma all'impressione che manchi qualcosa. Ma la coscienza si espande ancora, e cresce, e il bambino scopre gli spazi intermedi. Fra le pietre, fra le parti di muschio sulle pietre, fra le persone. E tra i numeri. Sai questo a cosa porta? Alle frazioni. I numeri interi più le frazioni danno i numeri razionali. Ma la coscienza non si ferma lì. Vuole superare la ragione. Aggiunge un'operazione assurda come la radice quadrata. E ottiene i numeri irrazionali».
Scalda il pane nel forno e mette il pepe in un macinino.
«È una sorta di follia. Perché i numeri irrazionali sono infiniti. Non possono essere scritti. Spingono la coscienza nell'infinito. E addizionando i numeri irrazionali ai numeri razionali si ottengono i numeri reali».
Sono finita al centro della stanza per trovare posto. È raro avere la possibilità di chiarirsi con un'altra persona. Di norma bisogna combattere per avere la parola. Questo per me è molto importante.
«Non finisce. Non finisce mai. Perché ora, su due piedi, espandiamo i numeri reali con quelli immaginari, radici quadrate dei numeri negativi. Sono numeri che non possiamo figurarci, numeri che la coscienza normale non può comprendere. E quando aggiungiamo i numeri immaginari ai numeri reali abbiamo i sistemi numerici complessi. Il primo sistema numerico all'interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. È come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. È la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! È per questo che non voglio essere rinchiusa.”

Peter Høeg (1957) scrittore danese

da Il senso di Smilla per la neve

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“Segesta. Il tempio si incastra nel paesaggio in una compatta unità di forza selvaggia e di armonia. Era una giornata nuvolosa e tirava vento; il moto delle nubi e l'equilibrio dei monti sembravano subire il dominio del santuario. Se non ci fosse il tempio a concedere una dilazione, le forze della natura si scaglierebbero titanicamente l'una sull'altra. Il rapporto ideale tra potenza e ordine è raggiunto nella distribuzione in linea orizzontale e verticale: con la contemplazione lo spirito acquista sicurezza e quietudine.
Simili edifici sono installazioni di ordine superiore, nella cui sfera d'influenza la vita artistica ed eroica si nutre per secoli. Vi si esterna in una volta sola l'intera forza terrestre; in questo senso è il suolo a sospingerli, come per effetto di un processo di cristallizzazione. Si sente che tra questi edifici e il suolo c'è un'affinità; eppure sono composizioni dello spirito – perciò si tratta al tempo stesso di formazioni della potenza incosciente e di quella cosciente.
Durante la salita verso il teatro mi voltavo spesso verso il santuario, constatando che il prodigio cresce con la distanza. Torna a onore dei greci la cognizione del rango della riduzione e del suo rapporto con la grandezza; similmente, anche il cristallo appare come il modello ridotto ma insieme intellegibile della terra.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

da La Conca d'oro, Mondello 23 aprile 1929, pp. 31-32
Viaggi in Sicilia

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“Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice. In moto la cornice non c'è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente. È incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi – un'esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata.”

Variante: Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di tv. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice. In moto la cornice non c’è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente. È incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi - un’esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata.»
Origine: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, p. 14-15

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“Alla compagna di viaggio | i suoi occhi il più bel paesaggio | fan sembrare più corto il cammino.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

da Le passanti, n.° 2. 1972

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“La pittura è una scienza e andrebbe perseguita come un'indagine secondo le leggi della natura. Perché, dunque, non potrebbe un paesaggio essere considerato come una branca della filosofia della natura, i cui dipinti non sono altro che esperimenti?”

John Constable (1776–1837) pittore inglese

Origine: "The History of Landscape Painting," quarta lettura, Royal Institution (1836-06-16), di John Constable's Discourses, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1970), p. 69.

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“Non vado molto volentieri in Sicilia perché mi piange il cuore a vedere gli scempi del paesaggio. Non ho più nulla laggiù, salvo qualche caro amico che continuo a frequentare.”

Dacia Maraini (1936) scrittrice italiana

Origine: Citato in Tra la Sicilia e l'Irlanda: ItalishMagazine intervista Dacia Maraini http://italish.eu/dacia-maraini-italishmagazine/, Italish Magazine, 26 ottobre 2013.

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“Una volta si svela ogni cosa vivente, una volta ogni paesaggio, e pienamente: ma solo a un cuore commosso.”

Hugo Von Hofmannsthal (1874–1929) scrittore, drammaturgo e librettista austriaco

da Momenti in Grecia, II, Il viandante, p. 346
L'ignoto che appare

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“Ogni incontro, discorso, paesaggio si trasforma attraverso la voce di Zavattini in categoria della sua anima che agisce in armonia con la natura e la società.”

Salvatore Quasimodo (1901–1968) poeta italiano

Origine: Da Il Tempo; citato in La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967.

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“L'artista più attaccato, più maltrattato, da quindici anni, dalla stampa e dal pubblico, è Cézanne. Non c'è epiteto offensivo che non venga accostato al suo nome, e le sue opere hanno ottenuto un successo d'ilarità che dura ancora. […] Cézanne appare come un greco della belle époque; le sue tele hanno la calma, la serenità eroica dei dipinti e delle terrecotte antiche, e gli ignoranti che ridono davanti ai Bagnanti, per esempio, mi fanno l'effetto di barbari che criticano il Partenone. Cézanne è un pittore, e un grande pittore. Quelli che non hanno mai preso in mano un pennello o una matita hanno detto che non sapeva disegnare, e gli hanno rimproverato "imperfezioni" che non sono che una raffinatezza ottenuta grazie a un'enorme abilità. So bene che, nonostante tutto, Cézanne non può avere il successo dei pittori alla moda […] ma la sua pittura ha l'inesprimibile fascino dell'antichità biblica e greca, i movimenti dei personaggi sono semplici e grandi come nelle sculture antiche, i paesaggi hanno una maestà imponente, e le sue nature morte così belle, così esatte nei rapporti tonali, hanno, nella loro verità, qualcosa di solenne. In tutti i suoi dipinti, l'artista commuove, perché egli stesso prova, davanti alla natura, un'emozione violenta che l'abilità trasmette alla tela.”

Georges Riviere (1855–1943)

da L'Impressionniste, 1 aprile 1877
Origine: Citato in Stefania Lapenta, Cézanne, I Classici dell'arte, Rizzoli - Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8

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“[Segesta] Il tempio di Segesta sembra essere stato posto ai piedi della montagna da un uomo geniale che aveva avuto la rivelazione del punto unico in cui lo doveva erigere. Anima da solo l'immensità del paesaggio che vivifica ed abbellisce divinamente.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Origine: Citato in Quando Segesta affascinò Alberto Moravia http://palermo.repubblica.it/dettaglio/quando-segesta-affascino-alberto-moravia/1401211/2, Repubblica.it, 6 dicembre 2007.

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“Susie – ci vuole poco a dire quanto si è soli – chiunque può farlo, ma portare la solitudine accanto al cuore per settimane, quando dormi, e quando sei sveglia, con sempre qualcosa che ti manca, questo, non tutti riescono a dirlo, e mi sconcerta. Ne dipingerei un ritratto che indurrebbe alle lacrime, se avessi la tela per farlo, e la scena sarebbe la solitudine, e le figure – solitudine – e le luci e le ombre, ciascuna una solitudine. Potrei riempire una stanza con paesaggi così solitari, la gente si fermerebbe là a piangere; poi andrebbe di fretta a casa, per ritrovare una persona amata.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

a Susan Gilbert, novembre-dicembre 1854, 176
Lettere
Variante: Susie – ci vuole poco a dire quanto si è soli – chiunque può farlo, ma portare la solitudine accanto al cuore per settimane, quando dormi, e quando sei sveglia, con sempre qualcosa che ti manca, questo, non tutti riescono a dirlo, e mi sconcerta. Ne dipingerei un ritratto che indurrebbe alle lacrime, se avessi la tela per farlo, e la scena sarebbe la solitudine, e le figure – solitudine – e le luci e le ombre, ciascuna una solitudine. Potrei riempire una stanza con paesaggi così solitari, la gente si fermerebbe là a piangere; poi andrebbe di fretta a casa, per ritrovare una persona amata. (a Susan Gilbert, novembre-dicembre 1854, 176

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“Penso al paradiso: il paesaggio rasenterebbe la sicilianità visiva, che pace! Montalbano me lo immagino disoccupato, circondato da un placido volteggiare di anatre. E una tazzina di caffè fumante.”

Andrea Camilleri (1925–2019) scrittore, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Da Montalbano, l'attesa e la morte, in Corriere della Sera, 12 luglio 2013

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